Tonnellate di rifiuti liguri in Piemonte E nessuno si lamenta
Ambiente Nuovi accodi per trasferire l’immondizia di Genova fuori regione, ma solo su Roma si scatenano le polemiche
Cin quanta cinquemila tonnellate in sei mesi. La Regione Liguria ha deliberato di prorogare fino a giugno il conferimento dei rifiuti in altre regioni. La gran parte andrà in Piemonte (quasi 45mila tonnellate), circa 12mila saranno destinate alla Toscana (dove l’accordo arriva fino ad agosto). Altre 55mila tonnellate saranno trasportate a Savona e La Spezia.
Perché la grande malata di spazzatura è Genova dove, dal 2014, è stata chiusa la discarica di Scarpino. Così una città metropolitana di 862 mila abitanti–G enova più i comuni dell’ hinterland, alcuni sopra i 30 mila a bitanti–è rimasta con un asola, piccola, discarica nell’entroterra.
Una situazione simile a quella verificatasi a Roma con Malagrotta. Così come simile è la soluzione: rivolgersi a città e regioni vicine. Genova esporta 220mila tonnellate di rifiuti l’anno (110mila fuori regione). Roma - 4,3 milioni di abitanti - trasporta fuori città 310mila tonnellate di indifferenziata: 200mila restano nel Lazio, mentre 110mila si dividono tra Austria (70mila) e Abruzzo (40mila).
LA DECISIONE è stata presa dalla giunta di centrodestra di Giovanni Toti con l’assessore Giacomo Giampedrone. Ma il male, va detto, ha radici antiche. E richiederà anni per essere curato. Intanto si è costretti a “esportare” rifiuti fino a giugno. Con spese che dal 2014 sono diventate enormi: “Il costo per conferire i rifiuti in altre regioni”, trasporto compreso, “è di circa 200 euro a tonnellata”, ha spiegato Giampedrone. In tre anni il conto è arrivato a 109 milioni. Senza contare la sanzione che Ge- nova si è beccata per non aver raggiunto gli obiettivi per la differenziata. Altri 300 mila euro. Spiccioli. E ci sono poi i 15 euro a tonnellata pagati come compensazione a favore dei comuni di Savona e La Spezia che ricevono i rifiuti genovesi. Ma che cosa succederà do- po? Pare inevitabile un’ulteriore proroga. Intanto si cerca di correre ai ripari: “Scarpino – sostiene l’ufficio Rifiuti della Regione Liguria – in teoria avrebbe ancora spazio. Ma prima occorre predisporre i sistemi di trattamento dei rifiuti. In pratica la separazione tra secco e umido prima del conferimento in discarica”. Tempi richiesti? “La conclusione dell’iter amministrativo e tecnico dovrebbe arrivare entro il 2018”. Entro febbraio, poi, i Comuni dovranno presentare i piani per localizzare i nuovi impianti. Quindi sarà predisposto il piano regionale.
Ma sul tipo di impianti non c’è accordo: “Noi siamo per il compostaggio aerobico, raccomandato dall’Ue. Mentre la giunta Toti pare orientata per la biodigestione anaerobica (che produce gas e percolato, ndr). Un sistema che ha mostrato di provocare tossicità per aria, acqua e suolo”, sostiene Marco De Ferrari, consigliere regionale M5S. Aggiunge: “Tutti puntano il dito su Virginia Raggi che non è nemmeno competente per gli impianti. Mentre della Li- guria non si parla”.
Il male ligure è profondo, come sottolinea la relazione della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti: “In Liguria si registra un’elevata produzione pro capite di rifiuti, superiore del 14% alla media nazionale, e uno dei costi più elevati d’Italia per gestione, raccolta e smaltimento (201,69 euro l’anno per abitante, dati Ispra del 2013)”. Aggiunge la relazione: “La regione, pur essendo di dimensioni limitate, è al quarto posto in Italia per numero di rifiuti prodotti, con un servizio di raccolta afflitto dal progressivo esaurimento delle discariche. Particolarmente delicata la questione dei rifiuti speciali dato che la Liguria presenta numerosi poli industriali: sono stati individuati 174 siti legati all’inquinamento, di cui 52 dichiarati bonificati”.
MA IL BUBBONE dei rifiuti liguri nasconde molto altro: “In due anni abbiamo contato nove incendi a impianti di trattamento. L’ultimo, pochi giorni fa, a Cairo Montenotte”, conclude De Ferrari. Un rogo doloso. E qui la questione spazzatura si incrocia con le infiltrazioni mafiose pesantissime: “Lo smaltimento di rifiuti, siano essi quelli speciali (tossico-nocivi), siano gli inerti o i rifiuti solidi urbani, è da decenni settore di primario interesse delle organizzazioni mafiose”, racconta Christian Abbondanza della Casa della Legalità, voce solitaria che si batte contro le infiltrazioni mafiose in Liguria. Abbondanza spiega: “Dalle inchieste emerge che ci sarebbero imprese direttamente controllate o condizionate dalla criminalità organizzata. Ci sono poi alcune discariche con gestioni private opache o discariche pubbliche malate di corruzione. Le alternative promosse, come gli inceneritori, rischiano di alimentare questo sistema. Oltre a produrre danni per la salute”.
Un groviglio inestricabile di problemi antichi, di interessi anche criminali. Intanto la Liguria per sei mesi continuerà a esportare rifiuti. Poi chissà.
I dati regionali
La spazzatura procapite supera del 14% la media nazionale, il costo dello smaltimento quasi al top