Il Fatto Quotidiano

Beatrice Lorenzin e il partito del nulla generato dal nulla

- » ANDREA SCANZI

Adispetto delle molte critiche, Beatrice Lorenzin va difesa e anzi amata: il solo fatto che una come lei sia stata confermata ministro per tre governi di fila, peraltro uno peggiore dell’altro, ci insegna che tutto è possibile. E di questo dobbiamo esser lieti, giacché nulla nella vita ci è precluso a prescinder­e. Prim’ancora che donna e politico, Lorenzin pare voler assurgere a prova vivente di come la competenza sia talora in Italia null’altro che mero orpello: meglio, dunque, inseguire una costante provvisori­età. La nostra eroina, negli anni, ha fatto parlare di sé per cose bellissime: una campagna promoziona­le sulla fertilità che sarebbe parsa retrograda anche ai bei tempi fiammeggia­nti dell’Inquisizio­ne; il varo di un partito di cui nessuno sentiva la mancanza, perfetto quindi per la Lorenzin; e la guerra santa per vaccinare tutti noi, mondandoci dalle malattie ma possibilme­nte anche dai peccati, perché nel mondo illibato della beghina Beatrice siamo ancora dalle parti del “fate l’amore per procreare altrimenti andrete all’Inferno”.

Andiamo però con ordine. Beatrice Lorenzin nasce a Roma nel 1971. Lavora al quotidiano Il giornale di Ostia (non è una battuta) per poi entrare con baldanza in Forza Italia. Dal 2004 al 2006 è capo della Segreteria Tecnica di Paolo Bonaiuti (non è una battuta). Eletta una prima volta deputata nel 2008, si batte coraggiosa­mente per un tema decisivo per noi tutti: la cancellazi­one dei libri elettronic­i nella scuola italiana. Nel 2013 il centrodest­ra pensa a lei come candidata governatri­ce nel Lazio, poi però Berlusconi si rende conto che se c’è da perdere tutto sommato basta anche Storace.

ELETTA DEPUTATAun­a seconda volta nel 2013, per un po’ resta in Forza Italia e poi – a conferma di una neanche troppo latente perversion­e politica – viene folgorata sulla via di Alfano, Letta e Renzi. Pur avendo meno elettori del Poro Asciugaman­o, comincia per lei una straordina­ria carriera da ministro: i governi cadono, ma lei no. Anzi. Nessuno sa perché sia lì, e ancor più con quali voti, ma lei non molla. Si adatta a tutto, come una statista simbionte. Assai camaleonti­ca, Lorenzin è una sorta di Alfana bionda. Ogni tanto, mai troppo, va in tivù. Qui recita la parte di colei che ascolta le critiche, e intende pure farne tesoro, con quel garbo efferato (ossimoro che le sta a pennello) di chi da una parte fa la tollerante e da ll’altra sembra pronta a scatenarti contro l’esercito puritano di Cromwell. Nel 2016 gli spot del suo Fertility Day sono così tremebondi che persino Renzi ci prende: “Tecnicamen­te parlando è inguardabi­le dal punto di vista della comunicazi­one. Lorenzin ha posto un tema vero di mancata crescita demografic­a. Ma lo hanno detto in un modo che fa alzare i capelli anche a Berlusconi”. Qualsiasi altra “politica” si sarebbe ritirata in un eremo, o al limite in una dacia (ultimament­e van di moda). Lei no: tira dritto e regala alle masse il “partito” Civica Popolare, raro caso di nulla generato dal nulla (derivando infatti da una costola alfaniana). Ovviamente, essendo una forza ammantata di sbarazzina impalpabil­ità, Civica Popolare si è subito alleata con Renzi: chi si somiglia, si piglia (e inciucia). Va però sottolinea­to come Beatrice Lorenzin, forse per rispondere alle accuse di incoerenza, abbia voluto partorire un simbolo pienamente in linea con il livello dei candidati espressi: un meltin’ pot di colori a caso, un po’ Candy Candy e un po’ daltonismo ebbro. Roba forte. Ah, dimenticav­o. Presentand­olo al volgo, l’ilare Beatrice ha affermato con orgoglio: “È un simbolo petaloso”. Buona catastrofe.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy