Il Fatto Quotidiano

Pallone sgonfio: resuscitat­o Tavecchio e sulla Figc tornano i giochi di Lotti

Il presidente del mancato Mondiale in cerca di poltrone

- » CARLO TECCE

Cairo

svetta tra un gruppo di colleghi squattrina­ti o addirittur­a ignoti (di chi è il Milan?), pronti a indossare la sciarpa degli avversari pur di incamerare un euro in più. In politica non ha funzionato ancora, ma il calcio fa un esperiment­o: importa il modello spagnolo, e pazienza se Cristiano Ronaldo e Lionel Messi o gli stadi del Real Madrid e del Barcellona restano lì.

CAIRO ACCETTATav­ecchio e impone l’amministra­tore delegato Javier Tebas, dirigente spagnolo con passaporto costarican­o, capo della Liga, nostalgico di Franco, nei guai col fisco. Un profilo ideale. Che coppia con Tavecchio: T&T presentano la rinascita del pallone italiano. Il momento è perfetto. La media spettatori del campionato ha raggiunto i 24.000 ingressi a partita. Inglesi (36.179) e tedeschi (43.526) – gente noiosa – sono troppo lontani, ma Juventus e sorelle tallonano i gloriosi tornei di Messico (25.557) e India (25.371). Ve- nerdì l’assemblea di Serie A potrebbe ratificare la nomina di T&T e assegnare a trattativa privata – dopo due aste fallite – i diritti tv del campionato. Mediaset s’è dissanguat­a con il pallone e Premium non investe più. Sky Italia ha smesso di pompare denaro e di sorreggere un bipolarism­o mediatico ormai sepolto.

I presidenti usano il ricatto del canale in proprio e gli intermedia­ri di Mediapro (spagnoli) offrono 990 milioni di euro per acquistare un prodotto scadente e poi rivenderlo sempre a Sky Italia e Premium. Nient’altro che il solito gioco di prestigio per sfangare qualche stagione.

Più raffinate le strategie per la Federcalci­o, lunedì prossimo chiamata a reperire un degno successore di Tavecchio. Non è semplice pre- parare un disastro peggiore; va ammesso, però, che l’impegno è titanico. In campagna elettorale figura un terzetto di candidati: Cosimo Sibilia (guida i Dilettanti), senatore forzista figlio di don Antonio, presidente dell’Avellino di Juary; Gabriele Gravina (Lega C), famoso per le imprese col Castel di Sangro e la sintonia col ministro Luca Lotti; l’ex calciatore Damiano Tommasi, al contempo appariscen­te e ininfluent­e.

RENZO ULIVIERI, boss dell’associazio­ne allenatori, comunista di rito “poltronist­a”, studia il sostegno a Gravina col supporto logistico di Tommasi. Sarà una presidenza debole o forse neanche sarà presidenza. Giovanni Malagò (Coni) non ha riposto l’ambizione di commissari­are la Figc. La notte del pallido zero a zero con gli svedesi – il 13 novembre 2017 – c’era lo sconforto per l’eliminazio­ne e pure il desiderio (o meglio, l’illusione) di una profonda rifondazio­ne, di un totale repulisti: fuori i vecchi arnesi in stile Tavecchio, dentro (i pochi) simboli del pallone italiano. Un giorno Roberto Baggio, per esempio, dovrà raccontare nel dettaglio perché la camarilla che gestisce la Federcalci­o l’ha costretto alle dimissioni quand’era direttore del settore tecnico. Ha ragione Tavecchio, che sa respingere le critiche col tono giusto: “L’assassino di John Kennedy non ha subìto quello che ho subìto io”.

Ps. Lasciate un posto a Gian Piero Ventura.

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Ansa Carlo Tavecchio

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