Contro l’euro Matteo Salvini è rimasto solo
▶QUESTA
campagna elettorale era cominciata in estate con il libro di Matteo Renzi, Avanti , che prometteva la sfida finale alla Commissione europea e ai suoi diktat : niente inserimento del trattato intergovernativo Fiscal compact nella legislazione europea e deficit dell’Italia al 2,9 per cento, per spendere e stimolare la crescita. Al momento la situazione è questa: Renzi non vuole più sfondare il deficit, Silvio Berlusconi che vagheggiava monete fiscali parallele all’euro va a Bruxelles a ottenere l’investitura del presidente della Commissione Jean Claude Juncker e di Angela Merkel, il Movimento 5 Stelle non ha inserito nei suoi 20 punti programmatici alcun riferimento critico alla moneta unica, il temuto referendum sull’uscita è stato archiviato. Forse perché ha intuito che è rimasto uno spazio vuoto, il leader della Lega Matteo Salvini ieri ha detto che l’euro è “sbagliato” e che “per noi il tetto del 3 per cento al rapporto tra deficit e Pil non esiste” (ma “noi” chi? La Lega o tutto il centrodestra che chiede voti contro il populismo a Cinque Stelle?). Il leader leghista ha presentato anche due candidati simbolo: il suo responsabile economico, Claudio Borghi Aquilini, e l’economista Alberto Bagnai, da anni firma del Fatto (oltreché autore del blog di successo Goofynomics). La Lega continua a proporre l’uscita dell’Italia dall’euro, ma è rimasto l’unico partito. È ormai chiaro che i sostenitori di posizioni drastiche contro la moneta unica in Europa sono sempre stati una minoranza ristretta. Secondo il sondaggio Eurobarometro, il consenso della moneta unica è al 74 per cento dentro l’eurozona e, anche nei momenti più bui della crisi, non è mai sceso sotto il 62. I contrari non hanno mai superato il 31 per cento e ora sono scesi al 21 (dati di novembre 2017). Borghi scommette che alla fine della legislatura che sta per iniziare l’euro non ci sarà più. Ma è assai più probabile che scompaia prima la Lega di Salvini.