Urne come trappole per topi Al Cairo si voterà solo Al Sisi
Grandi manovre Il generale Anan, candidato alle Presidenziali di marzo, arrestato per irregolarità nell’iscrizione alla campagna elettorale
Inizia col botto la campagna elettorale in Egitto. Preoccupato dall’e s it o del voto e dalla forza del candidato più forte, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ieri ha ordinato l’arresto del generale Sami Anan, ex capo di Stato Maggiore dell’esercito sotto il periodo di Mubarak. Falsificazione di documenti e violazione delle regole militari. Fuori uno, lo scandalo è servito. Sono queste le accuse che ieri pomeriggio hanno portato al fermo ‘eccellente’ in vista del voto, previsto per il 26-28 marzo (eventuale ballottaggio a fine aprile).
Secondo quanto emerso, Anan avrebbe presentato documenti falsi per mascherare la mancata conclusione del servizio militare: “Il generale Anan - afferma Mustapha el-Shall, direttore della sua campagna elettorale - ha ufficializzato la sua candidatura senza l’assenso delle forze armate e senza dimostrare di aver terminato la chiamata alle armi. Dovrà comparire davanti a una commissione d’inchiesta”. Per ora la sua campagna elettorale è interrotta in attesa di sviluppi, ma che, sotto questa accusa pesante, ci sia del marcio emerge dalle dichiarazioni del portavoce di Anan, Hazem Hosni, che nei giorni scorsi aveva dovuto smentire l’appoggio alla sua candidatura da parte dei Fratelli Musulmani.
I PRIMI NEMICI di al- Sisi, messo alle strette anche dall’annuncio di Anan sulla scelta del suo eventuale vicepresidente in caso di vittoria, Hisham Geneina: l’uomo che stava investigando sul presidente e su un presunto caso di corruzione per 76 miliardi di sterline egiziane. La notizia peggiore per appestare ancora di più la vigilia dell’anniversario della Liberazione di piazza Tahrir. Per un giorno intero, domani, dall’alba al tramonto, la capitale sarà avvolta in uno strano silenzio che potrebbe essere interrotto, specie dopo l’arresto di Anan.
Al Cairo c’è poco da celebrare il 25 gennaio, figurarsi festeggiare il movimento di rivolta che ha soppresso il regime trentennale di Hosni Mubarak. Gli anniversari dal 2014 al 2016, i primi dell’era di al-Sisi, caratterizzati da manifestazioni e scontri violenti, con decine di vittime, hanno spinto il regime ad alzare la guardia.
Nessuna manifestazione, almeno fino a ieri, è stata organizzata dai movimenti di opposizione, niente comizi, incontri, dibattiti. Alla luce del blitz nei confronti di Anan potrebbe succedere di tutto. La stazione ferroviaria di Ramses pullula di passeggeri, venditori e passanti. Siamo in Nord Africa. È in corso il grande esodo dalla metropoli che inghiotte tutto verso la periferia egiziana. Siamo alla vigilia di piazza Tahrir e della ‘Primavera ara ba’ del 2011, eppure le grandi manovre sono iniziate già ieri.
LA CITTÀ, ALMENO QUI, non sembra risentire della notizia del giorno. In serata la più grande stazione del Cairo si trasforma in un caos assoluto. Chi può lascia la città in anticipo, evitando possibili coprifuoco e uno stato di emergenza che il presidente al-Sisi ha dato ordine di posticipare. Poliziotti e militari in divisa e in borghese tengono alta la guardia. Le strade sono pattugliate da militari in divisa, anche se ad incutere timore sono gli agenti dei servizi: non li vedi, ma sai che ci sono. Piazza Tahrir, Talaat Harb, presidi fissi con tanto di blindati a prevenire rischi, a spegnere qualsiasi tentativo di ingerenza sull’ordine prestabilito.
La gente però non è tranquilla, evita gli spostamenti al minimo, aspetta che il vento della paura passi. Di sera, soprattutto. Non vorrebbero che accadesse loro ciò che è capitato al nostro Giulio Regeni, uscito di casa il 25 gennaio del 2016, poco prima delle 20, a Doqqi, municipio di Giza, quartiere a o- vest del centro, per poi sparire.
La campagna elettorale rischia di terminare prima di essere ufficialmente partita, con il termine delle candidature fissato per lunedì prossimo. Senza Anan, almeno per il momento, il campo è quasi sgombro. Tra i credibili resta Khaled Alì, avvocato, attivista, uomo di sinistra e difensore dei diritti umani, inviso però ai militari, il cuore del potere in Egitto: “Il presidente al-Sisi temeva la sfida col generale deposto d al l ’ ex leader Mohamed Morsi, ha fatto di tutto per screditarlo - sostiene Maggie Michael, corrispondente dell’Associated Press - e adesso ha concluso l’opera. Prima della candidatura di Anan non avrei scommesso un centesimo sulla sconfitta del presidente in carica, adesso, col suo arresto, sono certa del suo successo. Me lo sentivo, avrebbero fatto di tutto per delegittimarlo, costringendolo a mollare”.
A downtown i negozi restano aperti fino a tarda ora, i caffè sono pieni. I ricchi cairoti prediligono i ristoranti e i locali costosi lungo la Corniche o nell’isolotto di Zamalek. La vita va avanti.
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