Fermato il terzo fratello Sarcone, per l’accusa è il “reggente” della ’ndrangheta in Emilia
▶SIPRESENTAVA di persona, o mandando “scagnozzi”, al processoAemilia in corso nel tribunale di Reggio Emilia. Lo faceva in rappresentanza dei fratelli Nicolino e Gianluigi Sarcone (attualmente detenuti). Presenza non sterile ma utile, secondo la Procura di Bologna, a recepire e trasmettere sguardi: un evidente fine intimidatorio nei confronti dei vari testi. Le indagini sulla 'ndrangheta in Emilia sono proseguite anche dentro al Palazzo di giustizia reggiano e nella notte tra lunedì e martedì al fermo di Carmine
Sarcone, eseguito in Calabria dai carabinieri di Modena.
Era, sempre secondo l’accusa, la “faccia bella” della famiglia, ma anche una “cosa unica” con i fratelli maggiori, punto di riferimento del gruppo emiliano legato alla
Cosca Grande Aracri, una sorta di “reggente”, nel momento in cui familiari e altri esponenti di spicco sono finiti in carcere. Descritto come un soggetto di grande intelligenza e altrettanta disponibilità di liquidità, a lui è stato spesso affidato il compito di mediare all’interno del gruppo e con altri contesti criminali. Carmine Sarcone è indagato dalla Procura distrettuale antimafia di Bologna (su direzione del procuratore Giuseppe Amato e dei sostituti Marco Mescolini e Beatrice Ronchi) per associazione di tipo mafioso. Il suo legame con la ‘ndrangheta risalirebbe già agli anni Novanta: cosca Grande Aracri di Cutro.
Sotto questo punto di vista il 38enne avrebbe orchestrato ripetuti e continui scambi di informazioni tra esponenti della cosca incarcerati e altri a piede libero. Si sarebbe occupato anche degli affari sporchi, dirigendo le attività della 'ndrangheta emiliana in assenza dei due fratelli. Adefinire meglio la figura di Carmine Sarcone ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Antonio Valerio, Giuseppe Giglio e Salvatore Muto agli atti della mastodontica inchiesta Aemilia. Gli sono stati sequestrati 5.400 euro in contanti e diversa documentazione, anche informatica, ritenuta d’interesse investigativo.