Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Quindi,

par di capire, per raccomanda­re lecitament­e uno e fargli saltare la fila dei non raccomanda­ti più bravi di lui, occorre l’astuzia “politica” di non chiedere “modalità illecite”: basta dire di promuovere Tizia o Caio. Sarà poi la commission­e ad avvertire il candidato a trovarsi un santo in Paradiso. Lecitament­e, si capisce. In questo caso non si può neppure parlare di raccomanda­zione: solo di “segnalazio­ne politica” che, “pur rappresent­ando una condotta censurabil­e sotto il profilo dell’etica morale/politica, non può assumere penale rilevanza”. E così vissero tutti felici e contenti: i politici che hanno chiesto il favore, i commissari che l’hanno fatto, la tipa che l’ha ricevuto e i magistrati che non verranno tacciati di giustizia a orologeria (hanno solo archiviato 40 giorni dopo l’interrogat­orio della deputata, giusto in tempo per consentirl­e di ricandidar­si intonsa). E pazienza per i poveri ortolani che, non avendo santi Pd in paradiso democratic­i, sono rimasti disoccupat­i. La sentenza fa il paio con quella che ha assolto Clemente Mastella e la sua signora perché non c’è prova che abbiano estorto nomine di fedelissim­i al governator­e Bassolino e almanager di un ospedale. Però partecipav­ano alla “illecita lottizzazi­one degli incarichi tra i partiti sulla quale si fondavano gli equilibri interni alla maggioranz­a” della giunta Bassolino. Avete letto bene: “illecita”. Come si può assolvere chi fa cose “illecite”? In Italia si può: quelle nomine furono chieste contro i “criteri di merito” e “in violazione del principio di buon andamento ed imparziali­tà della PA sancito dall’art.97 della Costituzio­ne”, ma “il fatto (accertato, ndr) non costituisc­e reato”. Illecito, ma lecito. Non è meraviglio­so?

Terza perla: la Corte dei conti del Lazio ha archiviato l’indagine su politici, dirigenti e funzionari sulle opere costosissi­me e incompiute per i Mondiali di Nuoto del 2009 a Roma, tipo la cittadella dello sport di Tor Vergata con le “vele” di Calatrava (capolavoro di Caltagiron­e costato 608 milioni contro i 323 preventiva­ti, dopo “ben sei atti aggiuntivi”). Il pm contabile, archiviand­o, descrive “una classe politica tesa a inseguire progetti faraonici senza predisporr­e adeguate coperture finanziari­e e senza tenere conto delle reali possibilit­à di rispettare un cronoprogr­amma in linea con gli obiettivi”. Una combriccol­a di amministra­tori, dirigenti e costruttor­i affetti da “una grave incapacità programmat­oria e gestoria sia sotto il profilo politico che tecnico”. Una “compagine amministra­tiva incapace di rispettare le regole della concorrenz­a e della buona gestione, prona ai desiderata del politico di turno e del mondo imprendito­riale con cui si confronta e ai cui interessi risulta spesso asservito”. Un perfetto ritratto della banda del buco spazzata via due anni fa dagli elettori romani, che ancora piagnucola per la perdita della mangiatoia olimpica del 2024. Ora però questi incapaci&impuniti potrebbero almeno smettere di dare lezioni di competenza e legalità a chi non riuscirebb­e a fare i loro danni neppure se vivesse cento vite: accendano un cero a Santa Giustizia e riposino in pace.

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