Dalla Prima
Quindi,
par di capire, per raccomandare lecitamente uno e fargli saltare la fila dei non raccomandati più bravi di lui, occorre l’astuzia “politica” di non chiedere “modalità illecite”: basta dire di promuovere Tizia o Caio. Sarà poi la commissione ad avvertire il candidato a trovarsi un santo in Paradiso. Lecitamente, si capisce. In questo caso non si può neppure parlare di raccomandazione: solo di “segnalazione politica” che, “pur rappresentando una condotta censurabile sotto il profilo dell’etica morale/politica, non può assumere penale rilevanza”. E così vissero tutti felici e contenti: i politici che hanno chiesto il favore, i commissari che l’hanno fatto, la tipa che l’ha ricevuto e i magistrati che non verranno tacciati di giustizia a orologeria (hanno solo archiviato 40 giorni dopo l’interrogatorio della deputata, giusto in tempo per consentirle di ricandidarsi intonsa). E pazienza per i poveri ortolani che, non avendo santi Pd in paradiso democratici, sono rimasti disoccupati. La sentenza fa il paio con quella che ha assolto Clemente Mastella e la sua signora perché non c’è prova che abbiano estorto nomine di fedelissimi al governatore Bassolino e almanager di un ospedale. Però partecipavano alla “illecita lottizzazione degli incarichi tra i partiti sulla quale si fondavano gli equilibri interni alla maggioranza” della giunta Bassolino. Avete letto bene: “illecita”. Come si può assolvere chi fa cose “illecite”? In Italia si può: quelle nomine furono chieste contro i “criteri di merito” e “in violazione del principio di buon andamento ed imparzialità della PA sancito dall’art.97 della Costituzione”, ma “il fatto (accertato, ndr) non costituisce reato”. Illecito, ma lecito. Non è meraviglioso?
Terza perla: la Corte dei conti del Lazio ha archiviato l’indagine su politici, dirigenti e funzionari sulle opere costosissime e incompiute per i Mondiali di Nuoto del 2009 a Roma, tipo la cittadella dello sport di Tor Vergata con le “vele” di Calatrava (capolavoro di Caltagirone costato 608 milioni contro i 323 preventivati, dopo “ben sei atti aggiuntivi”). Il pm contabile, archiviando, descrive “una classe politica tesa a inseguire progetti faraonici senza predisporre adeguate coperture finanziarie e senza tenere conto delle reali possibilità di rispettare un cronoprogramma in linea con gli obiettivi”. Una combriccola di amministratori, dirigenti e costruttori affetti da “una grave incapacità programmatoria e gestoria sia sotto il profilo politico che tecnico”. Una “compagine amministrativa incapace di rispettare le regole della concorrenza e della buona gestione, prona ai desiderata del politico di turno e del mondo imprenditoriale con cui si confronta e ai cui interessi risulta spesso asservito”. Un perfetto ritratto della banda del buco spazzata via due anni fa dagli elettori romani, che ancora piagnucola per la perdita della mangiatoia olimpica del 2024. Ora però questi incapaci&impuniti potrebbero almeno smettere di dare lezioni di competenza e legalità a chi non riuscirebbe a fare i loro danni neppure se vivesse cento vite: accendano un cero a Santa Giustizia e riposino in pace.