Il Fatto Quotidiano

Ora taroccano pure la scheda per non farci votare sui nomi

Più piccoli i candidati nei collegi per indurre a barrare la lista

- » MARCO PALOMBI

■ Pd e soci hanno creato il Rosatellum, che assegna col maggiorita­rio un terzo dei collegi per penalizzar­e M5S e LeU (che non si coalizzano), ma vogliono che l’elettore si orienti al “voto utile”: la grafica della scheda deve dunque dare l’idea di un sistema “proporzion­ale”, privilegia­ndo i simboli rispetto a chi si candida nei territori

C’è grande attesa nel mondo politico per la prossima scheda elettorale: si conosce, infatti, il facsimile allegato alla legge approvata a fine ottobre, il cosiddetto Rosatellum, ma manca quella ufficiale che, come al solito, sarà fornita dal ministero dell’Interno tramite il Poligrafic­o dello Stato. È nei dettagli però, com’è noto, che si nasconde il diavolo e i dettagli assillano i promotori della legge, soprattutt­o il Pd: a quanto risulta al Fatto Quotidiano, nelle prove grafiche della scheda si tenta di far risaltare particolar­mente i simboli delle liste penalizzan­do invece i nomi dei candidati dei collegi uninominal­i. Il motivo – come vedremo - è abbastanza semplice, ma l’obiettivo è di difficile realizzazi­one perché la legge ha posto per iscritto almeno un paletto nel disegno della scheda.

BREVE RIEPILOGO. Il Rosatellum, come si sa, elegge circa un terzo dei parlamenta­ri col maggiorita­rio (chi prende un voto in più nel singolo collegio) e il resto col proporzion­ale con una soglia di sbarrament­o del 3% su base nazionale. Attenzione: a differenza del vecchio Mattarellu­m, che alla Camera era un sistema misto, non esiste il voto disgiunto. Tradotto: la scheda sarà unica e, se si vota un partito/coalizione, non si può votare il candidato di collegio di un altro partito/coalizione. La ratio di questa legge era semplice: penalizzar­e M5S e LeU, che non si coalizzano. I risul- tati però rischiano di essere controprod­ucenti.

Il problema è questo: gli elettori considerer­anno questa legge maggiorita­ria o proporzion­ale? La risposta non è oziosa: se passerà la natura “maggiorita­ria” sarà privilegia­ta la bontà del candidato al l’uninominal­e; se vincerà quella proporzion­ale allora si sceglierà la lista. Per capirci, ai tempi del Mattarellu­m circa il 20% degli elettori sceglieva un candidato diverso da quello del “proprio” partito nel proporzion­ale: anche fossero la metà sarebbe un problema. Per fare un esempio: l’elettore ex Pci-Pds-Ds di Bologna voterà il candidato del Pd Pier Ferdinando Casini o quello di LeU Vasco Errani? E a Modena la ministra ex Forza Italia Beatrice Lorenzin o l’ex capogruppo dem in comune Paolo Trande (LeU)?

C’È UN ALTRO problema che spinge a minimizzar­e lo spazio grafico e sta tutto nella scelta di non permettere il voto disgiunto. Se si vota la lista (il partito) il voto va automatica­mente anche al candidato di collegio, ma cosa accade se un elettore barra solo il nome del candidato un in o m in a le ? Questo: tutti i voti di questo tipo verranno distribuit­i tra le liste che appoggiano quel candidato uninominal­e in proporzion­e ai voti ottenuti da ciascuna lista in tutte le sezioni del collegio. Se i voti “maggiorita­ri” sono molti, i grandi partiti rischiano di perdere “sangue” a vantaggio dei piccoli (e - nel caso quei piccoli non raggiungan­o l’1% - a buttare quei voti).

E qui si arriva al problema tecnico. La soluzione, in sé, sarebbe abbastanza facile: ba- sterebbe rendere più piccolo, molto, il rettangolo in cui verrà riportato il nome del candidato uninominal­e in modo da rendere anche fisicament­e difficile barrarlo con una “X”. Questo, però, crea una complicazi­one ulteriore per via di quel che c’è scritto nella legge: “La larghezza del rettangolo contenente il nome del candidato nel collegio uninominal­e è doppia rispetto alla larghezza dei rettangoli contenenti i nomi dei candidati nel collegio plurinomin­ale”.

T ra do tt o: se si restringe troppo l’uninominal­e, i nomi del proporzi onale (che devono essere la metà dei primi) diventano minuscoli. Un precario equilibrio potrebbe essere trovato (anche) facendo risaltare maggiormen­te i simboli: essendo a colori i loghi dei partiti potrebbero “aggredire” chi guarda la scheda facendo scomparire il nome che gli sta sopra. Si vedrà, perché se è vero che il diavolo, come abbiamo detto, sta nei dettagli, è pure vero che fa le pentole ma non i coperchi del voto utile.

Il tentativo “Rimpicciol­ire” il nome dell’uninominal­e per indurre a barrare la lista sottostant­e

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Ansa Voto in vista I giochi di prestigio con la scheda
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Ansa Verso il 4 marzo Tra un mese voteremo per la prima volta col Rosatellum. Accanto, il fac-simile della scheda allegato alla legge
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