Ora taroccano pure la scheda per non farci votare sui nomi
Più piccoli i candidati nei collegi per indurre a barrare la lista
■ Pd e soci hanno creato il Rosatellum, che assegna col maggioritario un terzo dei collegi per penalizzare M5S e LeU (che non si coalizzano), ma vogliono che l’elettore si orienti al “voto utile”: la grafica della scheda deve dunque dare l’idea di un sistema “proporzionale”, privilegiando i simboli rispetto a chi si candida nei territori
C’è grande attesa nel mondo politico per la prossima scheda elettorale: si conosce, infatti, il facsimile allegato alla legge approvata a fine ottobre, il cosiddetto Rosatellum, ma manca quella ufficiale che, come al solito, sarà fornita dal ministero dell’Interno tramite il Poligrafico dello Stato. È nei dettagli però, com’è noto, che si nasconde il diavolo e i dettagli assillano i promotori della legge, soprattutto il Pd: a quanto risulta al Fatto Quotidiano, nelle prove grafiche della scheda si tenta di far risaltare particolarmente i simboli delle liste penalizzando invece i nomi dei candidati dei collegi uninominali. Il motivo – come vedremo - è abbastanza semplice, ma l’obiettivo è di difficile realizzazione perché la legge ha posto per iscritto almeno un paletto nel disegno della scheda.
BREVE RIEPILOGO. Il Rosatellum, come si sa, elegge circa un terzo dei parlamentari col maggioritario (chi prende un voto in più nel singolo collegio) e il resto col proporzionale con una soglia di sbarramento del 3% su base nazionale. Attenzione: a differenza del vecchio Mattarellum, che alla Camera era un sistema misto, non esiste il voto disgiunto. Tradotto: la scheda sarà unica e, se si vota un partito/coalizione, non si può votare il candidato di collegio di un altro partito/coalizione. La ratio di questa legge era semplice: penalizzare M5S e LeU, che non si coalizzano. I risul- tati però rischiano di essere controproducenti.
Il problema è questo: gli elettori considereranno questa legge maggioritaria o proporzionale? La risposta non è oziosa: se passerà la natura “maggioritaria” sarà privilegiata la bontà del candidato al l’uninominale; se vincerà quella proporzionale allora si sceglierà la lista. Per capirci, ai tempi del Mattarellum circa il 20% degli elettori sceglieva un candidato diverso da quello del “proprio” partito nel proporzionale: anche fossero la metà sarebbe un problema. Per fare un esempio: l’elettore ex Pci-Pds-Ds di Bologna voterà il candidato del Pd Pier Ferdinando Casini o quello di LeU Vasco Errani? E a Modena la ministra ex Forza Italia Beatrice Lorenzin o l’ex capogruppo dem in comune Paolo Trande (LeU)?
C’È UN ALTRO problema che spinge a minimizzare lo spazio grafico e sta tutto nella scelta di non permettere il voto disgiunto. Se si vota la lista (il partito) il voto va automaticamente anche al candidato di collegio, ma cosa accade se un elettore barra solo il nome del candidato un in o m in a le ? Questo: tutti i voti di questo tipo verranno distribuiti tra le liste che appoggiano quel candidato uninominale in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna lista in tutte le sezioni del collegio. Se i voti “maggioritari” sono molti, i grandi partiti rischiano di perdere “sangue” a vantaggio dei piccoli (e - nel caso quei piccoli non raggiungano l’1% - a buttare quei voti).
E qui si arriva al problema tecnico. La soluzione, in sé, sarebbe abbastanza facile: ba- sterebbe rendere più piccolo, molto, il rettangolo in cui verrà riportato il nome del candidato uninominale in modo da rendere anche fisicamente difficile barrarlo con una “X”. Questo, però, crea una complicazione ulteriore per via di quel che c’è scritto nella legge: “La larghezza del rettangolo contenente il nome del candidato nel collegio uninominale è doppia rispetto alla larghezza dei rettangoli contenenti i nomi dei candidati nel collegio plurinominale”.
T ra do tt o: se si restringe troppo l’uninominale, i nomi del proporzi onale (che devono essere la metà dei primi) diventano minuscoli. Un precario equilibrio potrebbe essere trovato (anche) facendo risaltare maggiormente i simboli: essendo a colori i loghi dei partiti potrebbero “aggredire” chi guarda la scheda facendo scomparire il nome che gli sta sopra. Si vedrà, perché se è vero che il diavolo, come abbiamo detto, sta nei dettagli, è pure vero che fa le pentole ma non i coperchi del voto utile.
Il tentativo “Rimpicciolire” il nome dell’uninominale per indurre a barrare la lista sottostante