“Verità per Vassallo: un carabiniere era lì dove è stato ucciso”
Il corteo In mille chiedono di riaprire l’inchiesta sull’assassinio del sindaco. Il fratello Massimo: “Qualcuno non dice quello che sa”
Angelo si era confidato con due o tre amici. Aveva detto di aver scoperto qualcosa che non avrebbe voluto sapere. Quella scoperta potrebbe essere il motivo dell’omicidio. Io prenderei queste tre persone e le metterei a confronto. Non hanno ancora detto tutto quello che sanno. Ed in quel che non hanno detto c’è forse un pezzetto di verità sul delitto. E poi: come è possibile che un carabiniere in vacanza in una villetta a venti metri di distanza, non abbia sentito 9 colpi di pistola sparati alle nove di sera, nel silenzio estivo di campagna”? Massimo Vassallo, commercialista, è uno dei fratelli di Angelo Vassallo, il sindaco Pd di Pollica (Salerno), ucciso il 5 settembre 2010 mentre rincasava in automobile.
IERI un migliaio di persone, tra cui decine di sindaci e assessori in fascia tricolore provenienti dalla Campania, dal Veneto, dalla Puglia, dall’Emilia Romagna, hanno marciato dal porto di Acciaroli verso il luogo dove Vassallo fu assassinato, per chiedere che non si fermino le indagini su questa morte rimasta senza un colpevole. Mille persone radunate col tam tam dei social da Dario Vassallo, l’altro fratello, il medico presidente della Fondazione ‘Angelo Vassallo sindaco pescatore’. Ci sono amministratori del Cilento, candidati M5S alle politiche, un consigliere di Salerno antideluchiano. Poche le presen- ze dem, per lo più fuori dal giro del potere. Il deputato uscente Simone Valiante rivendica l’appartenenza a un partito che non c’è più: “Il Pd aveva un patrimonio di valori e li difendeva attraverso una classe dirigente come Angelo Vassallo. Se è ancora così? Non lo so, dovete chiederlo a Renzi, io sono un epurato. Forse i personaggi scomodi non sono molto graditi”. Si vede l’ex governatore Antonio Bassolino, che ha lasciato il Pd in autunno: “Chi sa qualcosa della morte di Vassallo parli, è un dovere farlo”. Poi abbraccia la vedova Vassallo, Angelina. La signora è emozionata. Chiama a soccorso il figlio Antonio, che qualche giorno fa in polemica con la candidatura del signore delle fritture Franco Alfieri ha chiesto al Pd di togliere il nome del padre dai circoli.
TRA ANTONIO e la Fondazione Vassallo in passato c’è stata qualche incomprensione, ma stavolta tutto è superato, la linea è comune: “Vogliamo sapere cosa è successo quella notte. C’è un carabiniere che dice di non aver sentito niente ma era lì, vorremmo che si battesse ancora questo chiodo, e quello di tanti carabinieri intorno a questa storia”. Il sindaco di Pollica Stefano Pisani (fu il vice di Angelo) lo dice in pubblico: “Vorrei sapere il nome di quel carabiniere. Vorrei guardarlo negli occhi e chiedergli come ha fatto a non ascoltare”. Anche Dario Vassallo ha degli interrogativi che affida al vento che soffia sulla piaz- zetta: “Perché alle 7.30 del mattino dopo c’erano diciassette persone intorno all’auto di Angelo, perché la strada non fu transennata, perché la caserma dei carabinieri di Pollica mi ha querelato tre volte, e sono stato querelato due volte anche da un generale originario di qui”? Domande. Sullo sfondo di un’inchiesta che ha indagato e archiviato un ufficiale dell’Arma. Una delle quattro piste aperte e poi chiuse dalla Dda di Salerno. Tante domande a contorno della principale: chi e perché ha ucciso un sindaco che si era messo di traverso alle speculazioni e aveva portato Pollica in cima alle classifiche di qualità della vita e del turismo? L’inchiesta la prossima settimana potrebbe chiudersi in un nulla di fatto, con la richiesta di archiviazione. Non ci sarebbero sufficienti elementi per chiedere il rinvio a giudizio dell’unico indagato noto, il ‘ br as il ia no ’ Bruno Humberto Damiani, precedenti di droga, in carcere per reati di estorsione ma non per questo delitto. È accusato dell’omicidio “in concorso” con altre persone finora ignote. Damiani era la quarta pista: la droga, la ritorsione contro un sindaco che organizzava ‘ ron de’ contro i pusher che quell’estate avevano sparso fiumi di cocaina tra i locali del porto. L’ultima proroga consentita dal codice sta per scadere. Massimo Vassallo riflette amaro: “Quello di Angelo fu un omicidio istituzionale. La sua morte saldò interessi disparati, si aprirono degli spazi che mio fratello aveva chiuso”. La parola fine non può essere scritta.
Verso il nulla di fatto
La prossima settimana l’indagine potrebbe terminare con la richiesta di archiviazione Come è possibile che un carabiniere in una villetta a 20 metri di distanza, non abbia sentito nove colpi di pistola nel silenzio? MASSIMO VASSALLO Perché alle 7 e mezza attorno all’auto di Angelo c’erano 17 persone? Perché i carabinieri di Pollica mi hanno querelato tre volte?
DARIO VASSALLO