Uranio impoverito, il prof negazionista fa marcia indietro
Lo scontroI generali attaccano la commissione d’inchiesta, nascosti dietro un medico. Poi lui spiega: “Nanoparticelle provocano tumori”
Mercoledì scorso le agenzie di stampa hanno dato notizia del durissimo atto d’accusa della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito che attribuisce gravi responsabilità alle gerarchie militari per i rischi cui sono stati esposti i nostri soldati all'estero, in particolare nei Balcani negli anni Novanta, ma anche in Italia a prescindere dall’uranio. Il comunicato stampa riferiva dell’ audizione del professor Giorgio Trenta, presidente dell’ Associazione italiana di Radioprotezione, sottolineando che aveva“riconosciuto la responsabilità dell’uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all’uranio”.
POCO DOPO le stesse agenzie riportavano la reazione di Trenta: “Mai affermato il nesso tra uranio e tumori”. Poi si è scatenato lo Stato maggiore della Difesa: “Anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal professor Trenta le Forze armate respingono con fermezza le inaccettabili accuse” della commissione parlamentare. Uno scontro inaudito tra i generali e il Parlamento, con diversi politici, da Ignazio La Russa ad Arturo Parisi, che spalleggiano i generali. Ora però viene fuori che Trenta non ha mai detto che l’uranio impoverito non fa danni. Ha solo detto che il problema non è la radioattività della sostanza ma, come è noto, il fatto che i proiettili all’uranio impoverito, usati per perforare le corazze dei carri armati, esplodono a temperature fino a 3000 gradi generando nanoparticelle di metalli pesanti vari che, a loro volta, possono essere responsabili dei tumori. “Anche nelle nostre città ci sono nanopolveri prodotte dalla combustione per il riscaldamento o per fare andare le macchine”, spiega Trenta, ma l’uranio è un fattore di rischio in più. Parliamo, secondo l’Osservatorio militare che segue la questione da decenni, di 352 morti e oltre 7 mila malati.
“Illustre Presidente – ha scritto Trenta a Gian Piero Scanu, deputato sardo del Pd in uscita e presidente della commissione d’inchiesta –, sono dispiaciuto della polemica innescata da una malinformazione ricevuta da colleghi e da alcuni giornalisti (...) Giusto oggi ho potuto leggere il testo prodotto dalla Commissione nel quale si riporta testualmente quello che è il mio convincimento e che ho in realtà espresso e cioè: ‘La responsabilità dell’uranio impove- rito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori’. (...). La prego – conclude Trenta – di perdonare il fracasso inutile creato da informazioni errate, che cercherò, per quanto mi è possibile, di contra- stare”. Trenta l’aveva già scritto in una perizia del 2012: “L’uranio impoverito è il mandante, le nanoparticelle l’esecutore”.
NEMMENOlo Stato maggiore, del resto, sostiene che l’uranio impoverito faccia bene, il problema semmai è se e quanto siano stati protetti i nostri militari nei Balcani. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha lasciato parlare lo Stato maggiore in forma anonima. Quando del resto lo Stato maggiore parla con nome e cognome rischia grosso: il generale Carmelo Covato è stato denunciato per falso dalla commissione guidata da Scanu. Pinotti e i generali ripetono che le Forze armate italiane non hanno mai usato quei proiettili: non è dimostrato il contrario, salvo un caso secondario riferito dal Fatto, ma questo cambia poco per chi si è ammalato dopo le missioni nei Balcani dove quei proiettili erano stati utilizzati dalle Forze armate Usa, che peraltro informarono dei rischi i nostri vertici militari fin dal 1994-95. Tuttora la Difesa nega pensioni e risarcimenti ai soldati, che poi già in 72 casi hanno vinto in tribunale.
Lo Stato maggiore insorge perché la commissione è andata ben oltre l’uranio. La relazione Scanu, votata da 10 parlamentari contro due, punta l’indice sulla gestione dei poligoni in Sardegna, da Capo Teulada al Salto di Quirra, e chiede che i controlli sanitari passino dalla Difesa all’Inail. E il testo di minoranza dell’ex governatore sardo Mauro Pili va giù pesante sui legami tra i vertici militari e l’industria degli armamenti.
Il dietrofront
Giorgio Trenta chiede scusa a Scanu, presidente dell’0rgano parlamentare “Ero male informato”