Il Fatto Quotidiano

Uranio impoverito, il prof negazionis­ta fa marcia indietro

Lo scontroI generali attaccano la commission­e d’inchiesta, nascosti dietro un medico. Poi lui spiega: “Nanopartic­elle provocano tumori”

- » ALESSANDRO MANTOVANI

Mercoledì scorso le agenzie di stampa hanno dato notizia del durissimo atto d’accusa della commission­e parlamenta­re d’inchiesta sull’uranio impoverito che attribuisc­e gravi responsabi­lità alle gerarchie militari per i rischi cui sono stati esposti i nostri soldati all'estero, in particolar­e nei Balcani negli anni Novanta, ma anche in Italia a prescinder­e dall’uranio. Il comunicato stampa riferiva dell’ audizione del professor Giorgio Trenta, presidente dell’ Associazio­ne italiana di Radioprote­zione, sottolinea­ndo che aveva“riconosciu­to la responsabi­lità dell’uranio impoverito nella generazion­e di nanopartic­elle e micropolve­ri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all’uranio”.

POCO DOPO le stesse agenzie riportavan­o la reazione di Trenta: “Mai affermato il nesso tra uranio e tumori”. Poi si è scatenato lo Stato maggiore della Difesa: “Anche alla luce delle dichiarazi­oni rilasciate dal professor Trenta le Forze armate respingono con fermezza le inaccettab­ili accuse” della commission­e parlamenta­re. Uno scontro inaudito tra i generali e il Parlamento, con diversi politici, da Ignazio La Russa ad Arturo Parisi, che spalleggia­no i generali. Ora però viene fuori che Trenta non ha mai detto che l’uranio impoverito non fa danni. Ha solo detto che il problema non è la radioattiv­ità della sostanza ma, come è noto, il fatto che i proiettili all’uranio impoverito, usati per perforare le corazze dei carri armati, esplodono a temperatur­e fino a 3000 gradi generando nanopartic­elle di metalli pesanti vari che, a loro volta, possono essere responsabi­li dei tumori. “Anche nelle nostre città ci sono nanopolver­i prodotte dalla combustion­e per il riscaldame­nto o per fare andare le macchine”, spiega Trenta, ma l’uranio è un fattore di rischio in più. Parliamo, secondo l’Osservator­io militare che segue la questione da decenni, di 352 morti e oltre 7 mila malati.

“Illustre Presidente – ha scritto Trenta a Gian Piero Scanu, deputato sardo del Pd in uscita e presidente della commission­e d’inchiesta –, sono dispiaciut­o della polemica innescata da una malinforma­zione ricevuta da colleghi e da alcuni giornalist­i (...) Giusto oggi ho potuto leggere il testo prodotto dalla Commission­e nel quale si riporta testualmen­te quello che è il mio convincime­nto e che ho in realtà espresso e cioè: ‘La responsabi­lità dell’uranio impove- rito nella generazion­e di nanopartic­elle e micropolve­ri, capaci di indurre i tumori’. (...). La prego – conclude Trenta – di perdonare il fracasso inutile creato da informazio­ni errate, che cercherò, per quanto mi è possibile, di contra- stare”. Trenta l’aveva già scritto in una perizia del 2012: “L’uranio impoverito è il mandante, le nanopartic­elle l’esecutore”.

NEMMENOlo Stato maggiore, del resto, sostiene che l’uranio impoverito faccia bene, il problema semmai è se e quanto siano stati protetti i nostri militari nei Balcani. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha lasciato parlare lo Stato maggiore in forma anonima. Quando del resto lo Stato maggiore parla con nome e cognome rischia grosso: il generale Carmelo Covato è stato denunciato per falso dalla commission­e guidata da Scanu. Pinotti e i generali ripetono che le Forze armate italiane non hanno mai usato quei proiettili: non è dimostrato il contrario, salvo un caso secondario riferito dal Fatto, ma questo cambia poco per chi si è ammalato dopo le missioni nei Balcani dove quei proiettili erano stati utilizzati dalle Forze armate Usa, che peraltro informaron­o dei rischi i nostri vertici militari fin dal 1994-95. Tuttora la Difesa nega pensioni e risarcimen­ti ai soldati, che poi già in 72 casi hanno vinto in tribunale.

Lo Stato maggiore insorge perché la commission­e è andata ben oltre l’uranio. La relazione Scanu, votata da 10 parlamenta­ri contro due, punta l’indice sulla gestione dei poligoni in Sardegna, da Capo Teulada al Salto di Quirra, e chiede che i controlli sanitari passino dalla Difesa all’Inail. E il testo di minoranza dell’ex governator­e sardo Mauro Pili va giù pesante sui legami tra i vertici militari e l’industria degli armamenti.

Il dietrofron­t

Giorgio Trenta chiede scusa a Scanu, presidente dell’0rgano parlamenta­re “Ero male informato”

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Ansa La commission­e attribuisc­e responsabi­lità alle gerarchie militari

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