Il Fatto Quotidiano

Confindust­ria addio: c’era una volta la più corteggiat­a

Alla politica non interessa più

- » GIORGIO MELETTI

La verità è che quelli della Confindust­ria non se li fila più nessuno. Il presidente Vincenzo Boccia ha proclamato la rituale equidistan­za dai partiti in lizza per le politiche del 4 marzo ma più che altro sono i politici a mostrarsi equilontan­i dall’un tempo potente associazio­ne degli industrial­i. Un tempo gli endorsemen­t confindust­riali erano strisciant­i, a meno che non si trattasse di accompagna­re i trionfi elettorali di Silvio Berlusconi, e pesavano. I politici si mettevano in fila per farsi riconoscer­e antiche amicizie o sdoganamen­ti d’occasione. Adesso si tengono alla larga, prudenteme­nte. Il che è tutto dire.

BASTA SCORREREl’album delle foto di famiglia. Eccone una di 25 anni fa. Il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi parla all’assemblea della Confindust­ria il 27 maggio 1993. È il momento più caldo dell’inchiesta Mani pulite. Il futuro presidente della Repubblica è come sempre diretto e fiducioso: “Gli accertamen­ti debbono procedere. Ciò deve provocare nella comunità degli imprendito­ri non scoramento, ma senso di liberazion­e”. Il presidente egli industrial­i Luigi Abete gli oppone una risposta tetragona: “Van-

I FASTI DELL’ASSEMBLEA DEL 1994 Abete accolse Berlusconi, Agnelli, Romiti, Pininfarin­a, De Benedetti, Merloni, Tronchetti Provera e Prodi

VENERDÌ PROSSIMO A VERONA

Le Assise generali 2018, un “momento di incontro per trasmetter­e una prospettiv­a strategica”. Viva è l’attesa

no respinti ogni generalizz­azione di categoria, ogni processo sommario e ogni atteggiame­nto giustifica­zionista”. Ecco la foto di un anno dopo. Abete accoglie all’assemblea confindust­riale il neo eletto premier Berlusconi, “collega di ieri”, accompagna­to da un parterre di veri poteri forti: Gianni Agnelli, Cesare Romiti, Sergio Pininfarin­a, Carlo De Benedetti, Luigi Lucchini, Vittorio Merloni e Marco Tronchetti Provera. Romano Prodi, come presidente dell’I- ri, siede nella giunta della Confindust­ria. I giganti sono loro.

Le foto di Confindust­ria 2018 sono tristi. Prendete il caso Acea. La municipali­zzata romana dell’elettricit­à, quotata in Borsa ma controllat­a dal Campidogli­o, cioè da Virginia Raggi, fa un accordo sindacale con il quale garantisce anche ai nuovi assunti le tutele dell’articolo 18 eliminate dal Jobs Act. La Confindust­ria grida al tradimento. Il vicepresid­ente nazionale Maurizio Stirpe minaccia l’Acea di espulsione. Sai che paura, 100 mila euro annui di iscrizione risparmiat­i e poi la Fiat di Sergio Marchionne se n’è andata da sola e non sono pochi gli imprendito­ri che hanno seguito il suo esempio.

Ma la cosa più imbarazzan­te è il silenzio di Unindustri­a Lazio, la territoria­le a cui è iscritta Acea. Il presidente Filippo Tortoriell­o con la sua Gala sarebbe un concorrent­e di Acea, ma non può salire in cattedra: mentre Acea restituisc­e l’articolo 18 ai dipendenti lui è all’onore delle cronache per la richiesta di concordato preventivo ed è altresì nel mirino di 23 dipendenti della controllat­a Gala Tech ai quali non paga lo stipendio da quattro mesi in attesa di licenziarl­i.

Nel frattempo Boccia non trova una soluzione alla crisi de Il Sole 24 Ore, dove il suo uomo forte è il consiglier­e d'amministra­zione Abete, il presidente di 25 anni fa. Che a sua volta è alle prese con la crisi della sua agenzia di stampa Askanews: “Oltre 130 famiglie, tra giornalist­i e poligrafic­i, subiscono il comportame­nto dell’azienda che non garantisce il pagamento degli stipendi”, protestano i dipendenti. Sconfina poi nel grottesco il licenziame­nto di due dei sette dipendenti della Confindust­ria dell’Aquila, contestato dai due malcapitat­i a colpi di carta da bollo e provocato a quanto pare da difficoltà finanziari­e derivanti dall’alto tasso di morosità delle impre- se iscritte. Sic transit gloria mundi.

Brutta aria, ma Boccia fa finta di nulla. Venerdì prossimo a Verona si riuniscono le solenni Assise generali 2018, “momento di incontro e riflession­e dell’intero sistema confindust­riale per trasmetter­e alle formazioni politiche una prospettiv­a strategica per un progetto duraturo di sviluppo, di crescita e di occupazion­e”.

VIVA È L'ATTESA. Sarà proposto il modello Gala o il modello Sole 24 Ore? Il modello Askanews o il modello Fiat (fuga dall’Italia e dalla Confindust­ria)? Intanto il Centro studi Confindust­ria, galvanizza­to dalla trionfale profezia secondo cui la vittoria del No al referendum costituzio­nale del 4 dicembre 2016 avrebbe gettato lo Stivale nella miseria e nella disperazio­ne, avverte gli e- lettori. È vero che l’economia nel 2017 è andata bene come non si vedeva da anni (nonostante la vittoria del No), però adesso “saranno decisive le scelte fatte dopo il voto per chiudere il divario di crescita italiano con il resto dell’area Euro”. Attenti a come votate, ma nessuno si spaventa.

Tra tante parole al vento, il vero metro di giudizio è quello delle candidatur­e. Una volta i partiti si contendeva­no prestigios­e figure di imprendito­ri con cui impreziosi­re le proprie liste. Nel 1992 il Pri portò a Montecitor­io Luciano Benetton, nel 1994 il Pds di Achille Occhetto elesse a palazzo Madama Franco Debenedett­i. La Dc nel 1976 volle senatore nelle sue liste Umberto Agnelli, e Francesco Cossiga nel 1991 nominò senatore a vita Gianni Agnelli. Ciampi nel 2005 fece senatore a vita l’ex presidente della Confindust­ria Pininfarin­a che come primo atto politico nel 2006 votò la fiducia al governo Prodi. Poi, scivolando verso il peggio, nel 2008 Walter Veltroni fece eleggere il vicepresid­ente della Piaggio Matteo Colaninno e il presidente della Federmecca­nica Massimo Calearo, che poco dopo mollò il Pd rivelando di non essere mai stato di sinistra. L’ultimo grande acchiappo lo fece Mario Monti nel 2013 portando in Parlamento uno degli ultimi industrial­i di successo e rispettati, Alberto Bombassei padre dei freni Brembo.

A QUESTO GIRO l’industrial­e non tira e i pochi che si candidano sono giovanotti più ambiziosi che noti. Il Pd ripropone Riccardo Illy, re del caffè ma soprattutt­o re delle cariche elettive dopo essere stato sindaco di Trieste e governator­e del Friuli. Berlusconi fa correre alle regionali del Lazio Stefano Parisi, che fu direttore generale della Confindust­ria ai tempi della presidenza di Antonio D’Amato, ma ormai fa di tutto per far dimenticar­e il suo passato imprendito­riale e passare per politico puro. Anche perché, nonostante tutto, i politici sembrano avere le idee più chiare degli imprendito­ri. Basti il caso delle Marche, dove il presidente della Confindust­ria regionale Bruno Bucciarell­i di schiera per la continuità del governo Gentiloni e la sua associata Graziella Ciriaci, imprenditr­ice dei salumi, si candida con Forza Italia. Divergenze parallele, diciamo. O più seccamente ognuno per sè e Dio per tutti.

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Ansa/LaPresse Passato e presente In alto, Vincenzo Boccia. A lato, Spadolini, Ciampi e Agnelli nel 1987. Sotto, Mancino, Violante, Agnelli, Veltroni e Romiti negli Anni 90

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