Sanremo record e Baglioni pensa al bis per il 2019
SUCCESSO Con il 58,3% di share: il migliore dal 2013
Il vincitore è lui, Claudio Baglioni, il “dittatore artistico” della 68esima edizione del Festival di Sanremo, che si dice “contento, nel complesso”.
Il vincitore è lui, Claudio Baglioni, il “dittatore artistico” della 68esima edizione del Festival della canzone italiana, l’onnipresente e sempre cantante che, pur non promuovendosi a pieni voti come presentatore – ammette di aver fatto tre annunci e averli sbagliati tutti – “nel complesso”, si dice “contento”. Un unico pentimento: avrebbe potuto “cantare meglio qualcosa”. Ma tant’è.
MA DAL 52,1% DI SHARE dell’apertura al 58,3% di sabato sera, il trio da lui guidato può cantare vittoria. Soprattutto la finale è il secondo miglior risultato in share dal 2002, quando il festival di Pippo Baudo raggiunse il 62.66%. In valori assoluti, i 12 milioni 125 mila spettatori che hanno seguito la finale sono il miglior risultato dal 2013. Eppure – nonostante il corteggiamento spietato del direttore di Rai 1 Angelo Teodoli con tanto di rose rosse – alla domanda se concederà il bis l’anno prossimo, Baglioni risponde: “Ci penserò. Prenderò le distanze dall’accaduto per vederle bene. Tra 3-4 giorni rientrerò in studio di registrazione per riprendere un disco di cui non ricordo nulla”. E poi scherza: “Quello che potrei fare per il prossimo anno è cambiare il regolamento e presentare un pezzo per le nuove proposte”. Ma Teodoli non molla: “Spe- riamo che Baglioni, Hunziker e Favino ci abbiano preso gusto”. Intanto è già iniziato il totonomi per il 2019, da Adriano Celentano a Giorgia e Laura Pausini, passando per il vero mattatore dell’edizione numero 68: Fiorello, che non a caso ha aperto la prima serata.
Dal punto di vista canoro, invece, l’edizione 2018 ha premiato Ermal Meta e Fabrizio Moro con Non mi avete fatto niente, testo sospeso per una notte e riammesso in tempo per la vittoria. Ma non c’è nessun complotto. Il duo smorza ogni polemica: “Nessuna rivalsa, solo tanta felicità”. Mentre Lo Stato Sociale balla impassibile nella vecchia e da sempre vituperata seconda posizione: “Eravamo sicuri di arrivare penultimi, abbiamo vinto al contrario”. E Annalisa è contenta. Del bronzo non si può certo lamentare. Anche perché fosse stato per la giuria degli esperti, al suo posto ci sarebbe stato Passami er sale, di Luca Barbarossa. Al primo, la canzone di Lucio Dalla interpretata da Ron – che nella realtà critica ha preso il premio Mia Martini (“Compensa la mancata vittoria”, ha commentato Ron. “Credo che anche Lucio sia molto più contento così, non ha mai amato le grandi vittorie ma quelle che contano davvero. Io sono felice”), e al secondo Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico. Scambio di cui la cantante non si sarebbe neanche accor- ta, a giudicare dal siparietto della consegna della targa Lucio Dalla. “Che premio è?”, che rimarrà negli annali.
MAI QUANTO la performance di Pierfrancesco Favino, che rivestiti i panni dell’attore ha interpretando l’atto unico del francese Bernard-Marie Koltès del 1977 La notte poco prima delle foreste, un accorato monologo sulla sottomissione, l’apartheid, l’esclusione. Seguito da Mio fratello che guardi il mondo, il brano di Ivano Fossati sull’immigrazione scritto per Amnesty International e cantato all’Ariston da Fiorella Mannoia e Baglioni. Momento toccante a cui – come da Festival in campagna elettorale che si rispetti – non sono mancati gli attacchi dei politici, di centrodestra. Da Maurizio Gasparri a Roberto Calderoli a Salvini. Il primo ha accusato la Rai aver mandando in onda “il più grande spottone a favore dell’immigrazione mai passato in Tv”. “Penoso, Favino”, ha twittato invece il secondo. Per il terzo, “troppi migranti, e i terremotati sono dimenticati”. Giusto poco prima Paolo Gentiloni twittava: “Sanremo, Italia. Un bel Paese si racconta”.
Polemiche politiche
Il monologo di Favino sui migranti uno dei momenti più seguiti: il centrodestra attacca