Il Fatto Quotidiano

“HO VISTO NEGLI OCCHI LAMPEDUSA”

Fabio Troiano in teatro con uno spettacolo sull’immigrazio­ne

- » ALESSANDRO FERRUCCI

La scintilla, a volte, uno la trova negli occhi degli altri, in quei panni, nel suo sguardo, differenti prospettiv­e, piani non obliqui, ma paralleli. La scintilla era dietro le lacrime di Pierfrance­sco Favino nel monologo di Sanremo dedicato all’immigrazio­ne; la scintillaè nell’ultimo spettacolo teatrale con Fabio Troiano e Do- natella Finocchiar­o come protagonis­ti, Lampedusa, appunto. “È la storia di un uomo, un razzista che va a recuperare i cadaveri in mare, con lo sguardo dello schifo e del distacco, disprezzo e paura. Fino a quando scopre l’amicizia grazie a un immigrato. E tutto cambia”.

È il tema centrale di quest’e- poca.

E all’inizia avevamo anche qualche timore nell’a ff r o ntarlo, “chi esce ha voglia di svagarsi” era il refrain . Poi però ci siamo lanciati, non si può restare in silenzio, siamo al centro di un problema che, per parafrasar­e, ci sta portando alla deriva umana.

La leggerezza può restare altrove. Resta un dato: non è semplice portare in scena uno spettacolo del genere, è uno dei vantaggi o privilegi dell’aver conquistat­o un nome, e una credibilit­à; oggi se busso e propongo, mi ascoltano.

Semplice.

Mica tanto. Non è sempre così.

Tra gli attori della sua generazion­e, lei dove si colloca?

Mi piacerebbe arrivare più in alto, oggi sono un gradino sotto agli altri.

Gli altri, chi?

Favino, Accorsi, Santamaria, Germano: mi piacciono molto, e li guardo con ammirazion­e, con invidia positiva. E non lo dico per una questione di popolarità, ma di crescita.

Crede di avere il loro passo?

Vorrei verificarl­o. Però se certi registi non mi hanno mai chiamato, a volte penso: un motivo ci sarà...

Quali registi?

Muccino, Sorrentino, Garrone... Con Silvio Soldini ho recitato in piccoli ruoli, per i maggiori ha scelto altri. Non me.

Si dia un consiglio.

Forse dovrei frequentar­e alcune persone, entrare nel giro giusto e non lo dico in chiave negativa, ma come scambio di idee. Comunque, quando uno ha trent’anni pensa che siano gli altri a non capire nulla, a 43 devi fare autocritic­a altrimenti diventi ridicolo.

Lucido.

Sincero. Ah, anche Luca Minier è bravissimo: insieme stiamo cercando di mettere in piedi una fiction dedicata a Massimo Troisi.

Non c’è ancora la fiction, in compenso ci sono già le polemiche.

È normale quando vai a toccare certi miti: arriva subito chi punta il dito contro. Non mi interessa. Ho un desiderio assurdo di portare sullo schermo questo omaggio.

Lei ha iniziato con la scuola di Luca Ronconi.

Lì ho trovato come insegnanti dei mostri sacri, e mi sono iscritto quasi inconsapev­olmente, non avevo ben chiara la portata, anche perché ero uno studente di Architettu­ra al quarto anno e l’estate ero un animatore nei villaggi.

Perfetto per Ronconi...

Ero totalmente ignorante dal punto di vista teatrale, al massimo andavo a vedere monologhi e commedie. Come testo per il provino ho portato il monologo Comici

spaventati guerrieri di Stefano Benni. Altri avevano Beckett, Dostoevski­j o l’Amleto.

E quando ha comunicato a casa di lasciare l’università, la reazione?

Mia madre ha sempliceme­nte detto: vai, prova.

Se lo aspettava?

No. E in qualche modo avevo pronta la scusa per me stesso: “I miei non hanno voluto”. Invece niente, splendidi, nonostante siano lontani da questa realtà attoriale; mio padre era un’artista del bagno: idraulico.

Visto anche il tema di “Lampedusa” lei è un interprete che si macera dentro per ottenere il giusto risultato?

No, non credo nella distruzion­e formativa, non serve, tantomeno nel cinema dove il personaggi­o non lo costruisci solo tu, lì contano la scena, l’inquadratu­ra, la luce e la musica in sottofondo. Lei ha sostenuto: “Belen è una buona attrice”.

Lo rivendico. Si è presenta al provino del film scritto da me, con un atteggia- mento simpatico, tranquillo e profession­ale. Aveva studiato la parte, e le assicuro che non è scontato. Forse quando va in pubblico deve mantenere un certo atteggiame­nto, ha il suo personaggi­o da portare avanti. Nel privato è una piacevole. E brava.

Meglio di Sandra Milo? Ma lei è la numero uno. La amo. Ha un’energia non comune: quel film ( Prima di lune dì) lo abbiamo girato in gran parte di notte, e nonostante i suoi anni, non perdeva un colpo. Magari si sedeva su una panchina, alle due di notte, con il plaid sulle gambe, un sonnellino ogni tanto, ma appena la chiamavamo era subito pronta. A volte è stata dalla mattina alle sera con i tacchi.

Attore, sceneggiat­ore, ora anche produttore.

E grazie a un’esperienza in Calabria. Arrivo lì per un’ospitata in discoteca. Prima dell’evento vado a cena. Ogni tanto veniva qualcuno per un selfie, ci sta; poco dopo ecco un ragazzino un po’ paffutello, anche lui mi chiede la foto, poi si siede accanto a me.

E quindi? Chiunque entrava andava pure da lui. Un continuo. Era “Saluta Antonio”. Un fenomeno, il suo video ha 6 milioni di visualizza­zioni. Magliette. cover per il cellulare. Io stupito. Non ci ho dormito la notte, la mattina successiva l’ho scritturat­o e pochi giorni dopo ho buttato giù un film su di lui e il bullismo nelle scuole.

Quando inizierete a girare?

Presto. Adesso però pensiamo a Lampedusa, ce n’è motivo. Purtroppo.

La amo. Ha un’energia non comune: quel film lo abbiamo girato di notte, e lei nonostante gli anni, non perdeva un colpo. Da mattina a sera sui tachi SANDRA MILO

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