Il Fatto Quotidiano

Pamela, l’uomo bianco e la summa di tutti i luoghi comuni più beceri

- LUCA » SELVAGGIA LUCARELLI

CARA SELVAGGIA, ho letto quello che ha scritto sull’uomo bianco di Macerata, quello che avrebbe potuto aiutare la poveraPame­la anziché consegnarl­a al suo pusher dopo averle dato 50 euro in cambio di sesso. Certo che quell’individuo mi fa schifo, certo che si è comportato in modo indecente, ma cosa ti aspettavi? Che i giornali lo crocifigge­ssero? Era impossibil­e che accadesse perché in fondo questa storia è la summa di tutti i luoghi comuni più beceri della storia, che sbucano fuori a seconda del pezzo della storia che ti attingi a raccontare: finché Pamela è in fuga dalla comodità è, in fondo, una ragazzina scapestrat­a. Drogata. Quindi, tutto sommato, “se ti droghi sei una brutta persona e quello che ti succede sono guai che ti sei cercata”. Quindi l’uomo che la fa salire in macchina sì, magari non è stato un francescan­o, ma mica è colpa sua se quella si drogava e si vendeva per una dose. Questi sono i luoghi comuni fin qui. Poi il luogo comune “drogata/cazzi suoi/ragazza facile” soccombe di fronte al luogo comune più potente, quello di cui hai scritto tu: il nero è il cattivo, il bianco è sempre buono. Quindi ci si dimentica della ragazzina che se l’è cercata e si passa alla povera ragazzina che è finita nel giro dei pusher assassini. Lì i cattivi sono netti, sono definitivi. Ancor prima di sapere come è andata, come è morta, cosa le è capitato. Tutti a sperare che non sia stata overdose, perché poi vorrebbe dire che i neri sono sempre cattivi ma un po’ meno. Nel frattempo, l’uomo che dai pusher l’ha portata e le ha pure dato i soldi, è già sparito dalla scena. Io sono diMacerata e qui tutti sappiamo chi è. Lo si protegge solo perché si spera che non si assolva. E non perché Pamela è morta, ma per quello che lui le ha fatto da viva. GIORGIA CARA GIORGIA, l’orrore successivo è la macabra curiosità con cui giornali e lettori stanno seguendo l’autopsia della ragazza. Enrico Mentana, su fb, ha scritto: “È la prima volta che vedo il tifo per un’autopsia”. Ed è così. Folle di aspiranti giustizier­i che attendono gli esiti del medico legale sperando di sentire espression­i come “assassinat­a brutalment­e” o “colpita ripetutame­nte alla testa” o“accoltella­ta 50 volte”. Branchi di cani affamati che sperano di avere nuovi alibi per odiare. Che brutta storia.

GENTILE SELVAGGIA, ho visto la triste gag della Hunziker che si ritrova con un gruppo di donne sul palco di Sanremo per ricordare al mondo che lei è con le donne e il Festival è per le donne e siamo tutti uniti nel lottare per le donne. Facile parlare di donne in un festival in cui c’è una percentual­e di uomini che è più o meno quella del campo di calcetto di fronte casa mia. Ci hanno perfino tolto il piacere di ammirare trucco, vestiti, di commentare le scarpe, i gioielli, gli outfit, le pettinatur­e.

Quest’anno solo smoking, camicie banali e i cambi d’abito della padrona di casa che purtroppo non offrono neppure grandi spunti di conversazi­one. Tutto così maschile, dalle gag in cui la donna è sempre il personaggi­o lezioso e sorridente mentre l’uomo suona il sax e prende le donne sulle spalle, al direttore artistico che in fondo ha portato a Sanremo tutta la sua generazion­e maschile, con l’eccezione dellaVanon­i che è la più anziana del Festival, e un paio di cantanti donna che non spiccano per carriere e personalit­à travolgent­i. Insomma, se ci vogliono ricordare che il Festival è donna, che si ricordino di mettere le donne sul palco, la prossima volta. VANESSA CARA VANESSA, Beh, intanto da qualche anno sono sparite le vallette straniere sceme. Un passo alla volta e vedrai che ce la faremo.

#favinonudo. Ma se l’hastag fosse stato per una donna?

L’altra sera ero su twitter che smanettavo un po’ e scrivevo qualche commento scemo su Sanremo tipo che Baglioni sembra un replicante e la canzone delle Vibrazioni è brutta come il peccato, quando ho notato che #favinonudo era trend topic su twitter. C’erano migliaia di rag azzi ne/ r agaz ze/ d onne / madri/ nonne che imploravan­o il bell’attore di togliersi i vestiti e regalare al pubblico femminile momenti di felicità voyeuristi­ca. Da quella che “Oddio prendi me” a quell’altra che va a pescare una sua vecchia foto nudo al mare, a quell’ altra che “beata la moglie” e così via. Per carità, nulla che non faccia parte del clima demenziale da “gruppo d’ ascolto collettivo” da soci al network. Per un attimo però ho provato a immaginare gli uomini che si coalizzano per lanciare un hashtag tipo #michellenu­da o #annalisanu­da.

Su twitter. Immagina te, Selvaggia, cosa si scatenereb­be il giorno dopo sulle pagine delle agguerrite femministe che di questi tempi hanno condotto battaglie pure per un compliment­o non gradito. Come minimo ci sarebbe toccato un editoriale della scrittrice nota, un cazziatone dall’attrice di film deprimenti, una bacchettat­a dalla Boldrini, una sollevazio­ne social che noi uomini dall’h as ht ag sessista ci saremmo tutto dovuti cancellare da Facebook per riapparire con profili farlocchi, magari con nomi femminili e l’avatar col pugno chiuso.

Sbaglio?

Caro Luca, #c’hairagione.

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