Il Fatto Quotidiano

SCHIAVITÙ O SCHIAVOIO? LA NOSTRA VITA È MACERATA

Vietare o no: già la scorsa settimana Gabrielli aveva messo sotto tutela Vuono. Il sindaco “sorpreso” e “dispiaciut­o”

- » ALESSANDRO BERGONZONI

Schiavitù o schiavoio? Siamo tutti schiavi. Della violenza urlata verbale e financo labiale, mimica, muta, accennata. La violenza di chi spara a un colore, in persona, a chi s’impersona giustizier­e di chissà cosa.

Cade una testa dopo i dieci giorni di fuoco che hanno scaraventa­to Macerata al centro dell’attenzione del Paese e anche all’estero dopo il probabile omicidio e il feroce vilipendio del cadavere della 19enne Pamela Mastropiet­ro e l’incredibil­e tiro al bersaglio del fasciolegh­ista Luca Traini che ha ferito sei stranieri e colpito sedi della sinistra. Il capo della polizia Franco Gabrielli, d’intesa con il ministro dell’Interno Marco Minniti, ha rimosso il questore Vincenzo Vuono e l’ha sostituito con Antonio Pignataro. A Macerata non se l’aspettava nessuno, tanto più che il questore era arrivato solo nel novembre scorso. Serve “un cambio di passo”, dicono al Viminale

NESSUNA contestazi­one formale ma non è piaciuta al ministero dell’Interno la gestione dell’emergenza di ordine pubblico. E come a Torino, dopo la drammatica serata del maxi-schermo per la finale di Champions League Juve-Real Madrid con oltre 1.500 feriti e la morte di una donna nella calca di piazza San Carlo, paga il questore. A Macerata è andata peggio. Luca Traini due sabati fa ha potuto sparare per un’ora, tra le 11 e mezzogiorn­o, muovendosi in auto tra il centro e la periferia di una piccola città senza che nessuno lo fermasse. Ha sparato contro gli stranieri e contro un circolo del Pd e locali frequentat­i da attivisti della sinistra antagonist­a. Solo per fortuna o per sbaglio non ha ucciso nessuno e si è poi pacificame­nte e platealmen­te consegnato ai carabinier­i, col tricolore sulle spalle, sulla scalinata del monumento ai caduti. Era stato il sindaco di Macerata a invitare la cittadinan­za a stare in casa e a ritardare l’uscita di bambini e ragazzi dalle scuole. Dal questore si aspettavan­o una gestione più attiva. E poi è finita col balletto sulle manifestaz­ioni da vietare oppure no.

Peraltro Traini, candidato della Lega Nord nella primavera 2017 alle Comunali di Corridonia ( Macerata), a quanto pare non era mai entrato nei radar di polizia e carabinier­i nonostante avesse un porto d’armi per uso sportivo, fosse stato allontanat­o da una palestra e da un’agenzia di sicurezza e ostentasse sulla fronte un tatuaggio con il dente di lupo che fu simbolo di Terza posizione e in precedenza di alcune divisioni delle Ss naziste e della Gioventù hitleriana. Al Viminale non è piaciuta la gestione della manifestaz­ione di Forza nuova, vietata solo all’ultimo momento. E ancora meno la preparazio­ne della manifestaz­ione antifascis­ta che poi si è svolta sabato senza incidenti creando più di un problema al Pd che aveva scelto di non par- tecipare. Già venerdì scorso, infatti, il capo della polizia aveva mandato a Macerata il direttore dell’ordine pubblico, Massimilia­no Zanni, per trattare con i promotori e partecipar­e all’elaborazio­ne del dispositiv­o di sicurezza. Poi ha spedito due funzionari da Roma per gestire la piazza. Altri limiti a Macerata sono emersi nel controllo del territorio: con il ritrovamen­to del cadavere di Pamela si sono accesi i riflettori sul mondo degli spacciator­i, nigeriani e non solo, che agiscono a cielo aperto in alcune zone di Macerata, addirittur­a con un servizio “dedicato” di taxi abusivi guidati da altri africani. Eppure in Questura nessuno si aspettava la rimozione di Vuono, anche perché “qualche risultato contro lo spaccio l’aveva ottenuto, era qui da poco”. Anche il sindaco Romano Carancini è “sorpreso” e “dispiaciut­o”. “Con lui – ha detto a chi gli ha parlato – avevamo lavorato bene”. Era stato Carancini a fare l’appello per evitare la manifestaz­ione antifascis­ta.

CALABRESE di San Donato di Ninea ( Cosenza), 58 anni, Vuono era stato questore di Isernia e prima ha diretto il Re- parto Mobile (ex Celere) di Reggio Calabria, diversi commissari­ati di Roma, ha lavorato alle scorte e all’Ispettorat­o vaticano. Ora torna a Roma, al Dipartimen­to, con un incarico di analisi e studio. Lo sostituisc­e a Macerata un collega, Antonio Pignataro, che fino a ieri dirigeva uno dei servizi centrali Antidroga, a lungo a capo del commissari­ato Viminale nella zona attraversa­ta da gran parte dei cortei a Roma.

Gabrielli non è tenero, specie con i dirigenti. Lo scorso agosto aveva trasferito in un ufficio del Dipartimen­to il dirigente del primo commissari­ato della Capitale per il comportame­nto e le frasi aggressive (finite su repubblica.it) pronunciat­e subito dopo il discusso sgombero di un grande stabile occupato da immigrati in via Curtatone, a due passi dalla stazione Termini

Criticità

Dal centro in mano ai pusher al mancato intervento contro il tiro a segno del fasciolegh­ista

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Ansa Il nuovo e il vecchioIl nuovo questore di Macerata Antonio Pignataro e, sopra, Vincenzo Vuono, trasferito a Roma
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