Il Fatto Quotidiano

Che affare i bimbi-testimonia­l

Influencer Una volta c’erano le mamme che mandavano le figlie a Miss Italia. Oggi sui social si usano pure neonati, se sponsorizz­ati

- » SELVAGGIA LUCARELLI

Un tempo c’erano le mamme di Miss Italia. Si aggiravano dietro le quinte dei concorsi di bellezza guardando con aria torva le ragazze più avvenenti, quelle che avrebbero potuto strappare la fascia alla figlia. Erano feroci macchine da guerra, preparate a tutto tranne che a veder fallire le proprie figlie. Oggi le mamme delle miss sono state rottamate. Le ra- gazzine si auto-promuovono sui social, a tredici anni conoscono meglio i filtri di Instagram dell’analisi logica. Le nuove mamme delle Miss – qui sta la novità – sono i padri degli youtuber. Degli influencer. Dei bambini guidati alle nuove tecnologie da papà col pallino dei videogioch­i, della moda e con l’ambizione di usare i figli per quello che non sono riusciti a fare loro: i soldi.

Le mamme delle miss proiettava­no sulle figlie i desideri frustrati di riconoscim­enti estetici, i padri degli youtuber i desideri frustrati di riconoscim­enti economici. La faccenda sta partorendo mostri che neanche la fantasia di Tim Burton. Ma partiamo dall’inizio.

Il primo milionario baby su YouTube

In principio fu Favij: il primo youtuber di successo del paese, era un ragazzino torinese con l’hobby dei videogioch­i. Si riprendeva mentre giocava e caricava i video delle sue reazioni su un canale YouTube. Il papà Sergio, informatic­o, gli aveva trasmesso la passione per il computer. E sempre papà Sergio diventerà il manager di suo figlio quando Favij si rivelerà il primo youtuber italiano a toccare il milione di iscritti e il milione di euro nel conto in banca (al momento ha 3,5 milioni di iscritti e un guadagno che si aggira sui 3-4 milioni di euro l’anno). Oggi il signor Sergio, con la sua aria da uomo medio, i suoi maglioncin­i di lana e le agghiaccia­nti felpe in pile con cui appariva, di tanto in tanto, nei video di suo figlio, chiude contratti con Disney, Sky e Nintendo e rilascia interviste al Sole 24 Ore. Ma questa, tutto sommato, è la parte sana della storia.

Poi sono cominciati gli emuli. Ma non quelli di Favij. Quelli del padre di Favij. Quelli che vedono nel figlio la loro occasione e il loro riscatto e te lo sbattono davanti a una telecamera convincend­olo di essere Frank Matano pure se il figlio, in video, ha la stessa vivacità di Mattarella a Capodanno e parla un italiano zoppicante. Il più sconcertan­te è il papà di Alessandro, un bambino di 8 anni circa, che viene ripreso dal padre (la voce fuori campo dei video) mentre compra gemme e minchiate varie in un videogioco che si chiama “Clash Royale”. I video si chiamano “Settimana Shopposa su Clash Royale 100 euri al giorno x7” o “Clash Royale 1000 euri” perché il padre di questo povero bambino promette a chi segue il canale (che si chiama Milleaccen­dini Le- go) che se raggiunger­à i 50.000 like, comprerà mille euro di gemme al figlio. I video sono una delle cose più avvilenti mai partorite dal web, con un papà con accento romanesco che spende migliaia di euro per promuovere il figlio su YouTube, confeziona foto del bambino tra banconote da cento euro per sponsorizz­arlo e scagliargl­i contro folle inferocite da tanto esibizioni­smo e istruisce il figlio in diretta su quello che deve fare per vincere e buttare soldi nel cesso.

Naturalmen­te ha trasformat­o questo povero bambino nel bersaglio preferito di migliaia di hater. Il commento più gentile sotto al suo canale è “bambino viziato di merda con un padre che lo sfrutta”.

Anche il ciuccio è dello sponsor

Poi ci sono quei papà che fanno i fashion blogger e quindi la nascita del figlio è una buona occasione per trasformar­e i neonati in manichini mignon e macchine da soldi. Ci sono bambini che imparerann­o a dire prima “self ie” che “papà” con profili Instagram per cui bisognereb­be scomodare gli assistenti sociali. In questo senso, l’esempio più inquietant­e è il papà Mariano Di Vaio, noto f ashion blogger con sei milioni di follower su Instagram, che ha registrato l’account di suo figlio Nathan Leone prima ancora che nascesse. Questa povera creatura oggi ha un anno e 216.000 iscritti alla sua pagina. A 22 giorni dalla sua nascita comparivan­o già le foto delle sue tutine con riferiment­i dello sponsor. Do- po un mese la sua prima foto con tutina con brand taggato. Poi arriva il ciuccio dello sponsor. A cinque mesi il trolley firmato con le iniziali. Poi il bracciale d’oro. Le ciabattine con le iniziali come Briatore, il compleanno col vestitino Dolce e Gabbana e così via, in un climax di tristezza infinita.

In tristezza, forse, lo batte solo papà Fedez, re di Instagram con i suoi 4 milioni di follower (sette in meno della compagna Chiara Ferragni) che per trasformar­e il figlio Leone in influencer non ha neppure aspettato il taglio del cordone. Pubblica da mesi le immagini delle ecografie di Leone (prima i “Leone” erano papi, ora mini- fashion blogger)e perfino“il tour” delle cliniche in diretta per decidere dove far partorire il figlio, che è ufficialme­nte il primo feto fashion blogger della storia.

Mi aspetto da un giorno all’altro la dichiarazi­one: “Mio figlio non galleggia nel liquido amniotico ma in una bionda Ceres”.

Poi ci sono i fenomeni a metà tra Il Boss delle cerimonie e I nuovi mostri. Tutto iniziò da Chiara N asti, fashionblo­gg ere concorrent­e di reality oggi ventenne che cominciò la carriera su Instagram a 15 anni. Dietro di lei, il padre tatuato Enzo, che spinse il suo successo sui social investendo denaro sui talenti della figlia, ovvero in tette di silicone, quando lei aveva appena 16 anni, e ritocchini vari. Visti gli introiti e il successo di Chiara, incorag- giò pure la figlia più piccola, Angela. Pagò le tette nuove anche a lei e oggi è il manager di due ragazzine che a vent’anni ne dimostrano 35, con milioni di follower e un aspetto più da playmate che da ragazze appena maggiorenn­i. Al momento, anche un ’ altra cuginetta della famiglia Nasti che avrà forse 4 anni, è su Instagram. Per fortuna, di silicone, lei al momento ha solo il ciuccio, ma è sulla buona strada.

“La mia prima fashion week”

Infine, c’è il papà di Alfredo, che di mestiere fa qualcosa che non si capisce nel mondo della moda (credo abbia un brand che si chiama “Make money no friends”), è napoletano, ha 70.000 follower su Instagram, esibisce lusso, automobili, abiti griffati, una moglie sobria con gli stivali di pelle al ginocchio e due figli che sembrano usciti dal video di un prediciott­esimo solo che avranno 10 anni. Il bambino più piccolo a 9 anni ha già un account Instagram curato dal padre in cui viene fotografat­o con borse Supreme, sciarpe Balenciaga, in accappatoi­o con le iniziali e il Campari sul tavolino al Quisisana di Capri, mocassini Gucci. Nella sua bio è descritto come “Figlio di Salvatore, fondatore di Make money no friends e “baby luxury st yle”, sotto alla sua foto compaiono scritte agghiaccia­nti quali “La mia prima fashion week”,“Fiero di essere il figlio di Salvatore”, “Vita da bomber”, in un crescendo di deliri narcisisti­ci proiettati su questo povero bambino pacioccone che sembra arrivare più da un film di Verdone che da una fashion week.

Insomma, se mai ci sarà un remake di Mammina cara , il vecchio film sulle angherie subìte da Christina a opera della terribile madre Joan Crawford, ho paura che di questi tempi si chiamerà “Papino caro”.

IL CANALE PERSONALIZ­ZATO

In principio fu Favij, ragazzino torinese amante di videogioch­i, milionario col padre-manager

SI COMINCIA SEMPRE PRIMA Nathan Leone ha un anno e 216.000 iscritti alla sua pagina, a 22 giorni di vita esibiva la tutina firmata

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Superstar del web Alcune delle immagini che i papà postano sui social network per pubblicizz­are prodotti grazie ai loro figli, anche piccolissi­mi
Superstar del web Alcune delle immagini che i papà postano sui social network per pubblicizz­are prodotti grazie ai loro figli, anche piccolissi­mi
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy