Troppi morti e lavoro nero: controlli ridotti al lumicino E fatti girando con l’autobus
Sono diminuiti anche nel 2017 i controlli sui luoghi di lavoro, quelli che servono a scovare le aziende che impiegano dipendenti “in nero” o che violano le norme sulla sicurezza. Siamo un Paese con oltre mille morti all'anno per incidenti in fabbriche e cantieri (o sui tragitti per raggiungerli); un mese fa la tragedia alla Lamina di Milano è costata la vita a quattro operai, mentre gli occupati irregolari, secondo l'Istat, sono 3,7 milioni. Nello stesso tempo, però, assistiamo a una continua riduzione delle ispezioni. Se nel 2016 sono state condotte verifiche su 192 mila imprese, nei dodici mesi successivi si sono fermate a 160 mila, con un calo del 16%. I datori non in regola con i contributi, con l'assicurazione del proprio personale o con le norme di sicurezza hanno sempre meno possibilità di ricevere una sgradita visita.
La nascita di un altro ente ispettivo non ha arginato questa discesa. Anzi, la nuova organizzazione della materia, disegnata dal Jobs Act nel 2015, ha favorito il trend negativo. Il 2017 è stato l'anno che ha visto l'esordio dell'Ispettorato nazionale del Lavoro. Prima della riforma targata Giuliano Poletti, i controlli erano svolti da tre soggetti diversi e autonomi tra loro: i funzionari del ministero sindacavano sul rispetto delle norme sul lavoro, quelli dell'Inps su quelle previdenziali e infine gli addetti alla vigilanza dell'Inail si occupavano di sicurezza. Ognuno era competente nel proprio settore. Per il governo, però, così si rischiava la duplicazione delle ispezioni, con spreco di denaro pubblico. Così la decisione è stata quella di far nascere l'Ispettorato, un organo che sulla carta dovrebbe semplificare le procedure e coordinare l'agire dei tre enti.
L'ANNOappena passato è stato il primo di operatività del nuovo sistema. Si possono quindi confrontare i risultati ottenuti nel 2017 con quelli degli altri anni. Nel 2012, per esempio, era in vigore il vecchio modello organizzativo e con 244 mila ispezioni la cifra recuperata a titolo di contributi e premi evasi è stata di ben 1,6 miliardi di euro. Nel 2013, i controlli sono scesi a 235 mila e l'incasso non è andato oltre 1,4 miliardi. Il calo è proseguito senza freni fino al 2016, quando per la prima volta siamo andati sotto le 200 mila verifiche e il recupero si è fermato a 1,1 miliardi. Il 2017, infine, con le sue 160 mila ispezioni rappresenta un record negativo. C'è una consolazione: nell'anno appena trascorso, gli ispettori sono riusciti comunque a recuperare la stessa somma del 2016, ma il confronto con il passato resta impietoso.
Secondo l'Ispettorato, la riduzione dei sopralluoghi deriva da una serie di motivi. In parte, spiegano, “è stata abbattuta la duplicazione di controlli”. Inoltre, una serie di funzionari hanno dovuto seguire corsi di formazione e quindi hanno sottratto tempo alle missioni e altri ancora si sono concentrati sulle grandi aziende, in attività che quindi richiedono più tempo. Non finisce qui: negli ultimi mesi gli ispettori di molte province hanno deciso di non andare più in missione con la propria automobile, perché ritengono che “manchi una programmazione delle attività”. La verità è che le auto a disposizione per fare le verifiche nelle aziende non ci sono. E gli ispettori non vogliono più usare il proprio veicolo. Quindi il personale si sposta solo con i mezzi pubblici. Cosa che rallenta ancora i controlli.
Per l'Ispettorato sono disagi momentanei che saranno risolti. Ma molti ispettori, soprattutto dell'Inps, pensano che il futuro sarà ancora più complicato. Da giugno 2018, come previsto da un decreto del ministero del Lavoro, sarà l'Ispettorato a programmare la vigilanza di tutto il perso-
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