Il Fatto Quotidiano

450 milioni per smaltire le ecoballe: sono ancora quasi tutte in Campania

Il governo del leader Pd finanziò gli impegni dello “sceriffo”

- » ENRICO FIERRO

Chi

di monnezza ferisce di mon nezz a perisce. La massima potrebbe essere applicata a Vincenzo De Luca, il governator­e della Campania e padre padrone di quel che resta del Pd in quella regione. Perché è proprio sulla monnezza che “lo sceriffo” ha costruito la sua irresistib­ile ascesa. Antonio Bassolino e l’emergenza rifiuti a Napoli, con le città invase da colline di sacchetti neri, lo scandalo delle ecoballe, gli artigli della camorra sul business, sono stati per anni il suo cavallo di battaglia perdistrug­gere l’ ex compagno ed eterno rivale. E ora l’inchiesta della Procura di Napolido po l’ ottimo lavoro giornali- stico del sito Fanpage, le perquisizi­oni dello studio e degli uffici del figlio Roberto con l’accusa di corruzione, che rischia di far scoppiare la dinasty salernitan­a.

ROBERTO è assessore al Bilancio, per il momento, messo al Comune a farsi le ossa in attesa di diventare sindaco. Erede numero uno del feudo familiare. L’altro rampollo, Piero, è destinato al Parlamento. Candidato sia a Caserta che all’uninominal­e alla Camera a Salerno, con i sondaggi che lo portano al 32,2%, in vantaggio sul centrodest­ra e sui Cinquestel­le.

Ma a parte le inchieste e l’indignazio­ne per un familismo che più amorale non c’è, la verità è che le promesse sui rifiuti del papà governator­e stanno tutte miserament­e fallendo. Solo una parte (minima) delle 5 milioni e 600 mila tonnellate di ecoballe (in pratica monnezza impacchett­ata non più riciclabil­e) è stata rimossa. “Renzi ci deve dare i soldi per le ecoballe”, tuonò De Luca. E Renzi mollò: 450 milioni.

A novembre scorso, le cronache registrano un simpatico siparietto tra i due. “Vincenzo, il governo ti ha dato i soldi, quanti ne hai spesi?”. E Vincenzo, che mesi prima aveva regalato un’altra delle sue gag a Crozza offrendo uno slogan a Renzi, “dalla terra dei fuochi alla terra dei fiori”, di rimando: “Ho impegnato 230 milioni, e ora è partita la seconda gara per la rimozione di altre 500 mila tonnellate di ecoballe”. Contento, Renzi, ma severo. “Vincenzo caro, ma mi hai promesso che per febbraio 2018 avresti smaltito tutte le ecoballe. Io torno a febbraio, fammi trovare le aree ripulite”. Renzi non è più tornato e le ecoballe stanno sempre lì, tra Avellino e Giugliano, montagne di monnezza.

Certo, la loro rimozione è una impresa titanica, costosa e difficile. Un esempio è Giugliano, dove una ditta ha vinto l’appalto per la rimozione di 33 mila tonnellate da portare in Bulgaria, nei pressi di Sofia. Per farlo, occorrono 1179 trasporti, via terra e via mare. Appalti, imprese che si fanno avanti, un vecchio sistema di affari che si è arricchito sul business dei rifiuti e che ora punta a fare altrettant­o con la bonifica. Fanpage ha messo in chiaro l’esistenza di un sistema che sembra non voler morire mai. La monnezzain Campania non è solo materiale, ma anche politica.

L’ascesa

L’ex sindaco di Salerno sfidò Bassolino sulla monnezza e non ha mantenuto le promesse

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Ansa Ecoballe ad Acerra
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