Inchiesta per concussione e abusivismo: il sindaco non può più entrare in municipio
IL SINDACO, Roberto Materia, non può più entrare nel palazzo comunale e ha l’obbligo di risiedere in un Comune diverso da quello che amministra; l’ex assessore allo Sport, Angelo Coppolino, è finito in carcere, un funzionario dell’ufficio tecnico, Carmelo Rucci, agli arresti domiciliari. E il vicecomandante dei vigili urbani, Salvatore Di Pietro, è stato sospeso dall’incarico: un ciclone giudiziario colpisce Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, oggetto negli anni scorsi di due richieste di scioglimento per mafia avanzate dagli ispettori del ministero degli Interni ma finite in un nulla di fatto.
Ieri mattina all’alba la polizia ha eseguito otto misure cautelari emesse dal gip Fabio Guigliotta per amministratori e funzionari accusati di concussione, abusivismo, abuso di ufficio e falso: al centro dell’inchiesta condotta dal pm Matteo De Micheli (sulla base anche di intercettazioni telefoniche e acquisizioni di tabulati), una serie di false attestazioni e velocizzazioni delle pratiche edilizie dei lavori, ritenuti abusivi in pieno centro storico, proprio alle spalle del Palazzo municipale, di un Bed &Breakfast e un ristorante, di proprietà della moglie e della cognata dell’ex assessore Coppolino. Favoritismi che hanno coinvolto anche il sindaco Materia, Forza Italia, accusato di avere revocato illegittimamente l’incarico al comandante dei vigili urbani. Materia è un fedelissimo dell’ex senatore Nania, ed è considerato vicino anche all’ex procuratore generale Franco Cassata, condannato definitivamente per diffamazione: una foto lo ritrae accanto al pg qualche giorno dopo il suo insediamento, davanti il museo etnoantropologico Nello Cassata, fondato dall’ex pg. Gli altri indagati sono i tecnici comunali Francesco Livoti e Giuseppe Bonomo e Santi Alligo, ex segretario generale del comune, padre di un giudice onorario di Barcellona: i primi due sono stati sospesi da ogni incarico al comune, il terzo è stato sottoposto all’obbligo di dimora.
Tra gli indagati, infine, c’è anche l’architetto Bruno Isgrò, sospeso per sei mesi dall’esercizio della professione e fratello dello scultore barcellonese Emilio Isgrò, che vive a Milano da anni e che nel luglio scorso chiese e ottenne il sequestro dell’ultimo album di Roger Waters, bassista dei Pink Floyd, accusandolo di plagio. Il grafico di copertina, una serie di cancellature che evidenziavano il titolo del disco Is This The Life
We Really Want? erano state copiate, secondo lo scultore, dalla sua opera Cancellature del 1964, una serie di libri ed enciclopedie in cui i testi erano parzialmente o completamente cancellati: fu una delle prime manifestazioni dell’arte concettuale in Italia. La querelle si è chiusa il mese scorso con la rinuncia, da parte di Isgrò, dell’azione “relativa alla violazione del copyright nei confronti di Roger Waters – com’è scritto in una nota dei legali della Sony Music Italia – delle cui opere (Isgrò, ndr) è grande fan e ammiratore”, nel nome di una comune lotta alla censura.