Per un tedesco liberato, Erdogan condanna 6 turchi
Berlino riesce a far tornare a casa il reporter Yucel All’ergastolo altri giornalisti accusati del golpe 2015
In carcere per un anno e due giorni in attesa della formalizzazione delle accuse. Libero in attesa del processo, nel corso del quale la Procura è intenzionata a chiedere una condanna di 18 anni per sedizione e propaganda terroristica. Deniz Yücel, 44enne corrispondente del quotidiano Die Welt dalla doppia cittadinanza (tedesca e turca), è uscito dal carcere ieri pomeriggio, giusto un giorno dopo l’incontro del primo ministro Binali Yildirim con Angela Merkel a Berlino. L’arresto di Yücel aveva lacerato le relazioni tra Turchia e Germania, dove il cronista e altri fermati per ragioni politiche erano stati paragonati a degli ostaggi.
PER YILDIRIM la scarcerazione di Yücel dovrebbe aver eliminato un ostacolo importante nella distensione dei rapporti fra i due paesi.
Assieme alla moglie che lo ha abbracciato fuori dal penitenzia- rio, il giornalista del quotidiano tedesco è passato a raccogliere alcune cose a casa prima di rientrare in Germania. Il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha lavorato molto dal punto di vista diplomatico, anche se la Turchia, a cominciare dal presidente Erdogan, ha sempre difeso l’i n d ip e n d en z a della magistratura. Il contributo de ll ’ ex cancelliere Gerhard Schröder sarebbe stato fondamentale. Gabriel ha escluso qualsiasi tipo di accordo o promessa, che peraltro Yücel aveva fatto sa- pere di non volere in cambio della propria libertà. Il sospetto è che in ballo ci siano i tank Leopard 2, dei quali Ankara avrebbe bisogno per le operazioni terrestri.
LA MESSA IN DISCUSSIONE delle cooperazioni economiche e delle forniture militari, oltre che una sorta di avvertimento ai turisti tedeschi in viaggio per la Turchia, erano stati le “ritorsioni” annunciate dalla Germania. Che continua a essere preoccupata per altri 5 connazionali in prigione nel paese per ragioni politiche. L’attivista dei diritti umani Peter Steudtner era stato liberato in ottobre, sempre con il contributo di Schröder come mediatore, così come la giornalista e interprete Mesale Tolu, che però non è stata autorizzata a lasciare il paese.
La Germania ha stigmatizzato con la ministra della Difesa Ursula von der Leyen che le questioni legate ai diritti civili e alla libertà di espressione sono tutt’altro che superate. E lo sconcerto è grande per la simultanea condanna all’ergastolo di 6 persone. I giudici hanno emesso a una sentenza a vita per lo scrittore 67enne Ahmet Altan, per il fratello economista e giornalista di 2 anni più giovane, Mehmet, per la 74enne Nazli Ilack, la veterana del giornalismo turco, per l’intellettuale Sahin Alpay e altri 2 reporter. Per tutti l’accusa avallata dalla corte è quella di aver tentato di “sovvertire l’ordine costituzionale”. Seppur con prove che gli analisti indipendenti hanno giudicato tutt’altro che solide, i 6 sono stati ritenuti colpevoli di aver supportato la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, considerata responsabile del fallito golpe del 15 luglio 2016. E altri 150 cronisti sono in prigione in attesa di giudizio.