Il Fatto Quotidiano

Corso Como 10, il simbolo della moda a rischio sfratto

Milano La società dietro il locale di Carla Sozzani ha i bilanci in rosso, debiti con lo Stato e problemi con i nuovi proprietar­i dell’immobile

- » FABIO PAVESI

da oltre 25 anni l’icona simbolo della moda milanese, il luogo per eccellenza del fashion italiano. Ma dietro la facciata del palazzetto di Corso Como 10, nel cuore del quartiere scintillan­te di Porta Nuova, c’è il baratro dei conti che traballano sempre più. La creatura di Carla Sozzani, sorella di Franca, deceduta poco tempo fa, e direttrice storica di Vogue, vive o meglio sopravvive sul filo del rasoio.

LA DIECI SRL, la società che gestisce l’emporio-store più famoso d’Italia sta trattando in questi giorni per evitare uno sfratto esecutivo. Una pendenza che dura da tempo e che l’amministra­tore unico di Dieci, Donato Maino, ex marito di Carla Sozzani, sta provando a evitare. Sarebbe uno smacco dover traslocare dalla via che ha dato i natali all’icona- store. La trattativa in corso è con i nuovi proprietar­i: Tiziano Sgarbi e Simona Barbieri ex padroni di Twin Set, azienda di moda ceduta agli americani del fondo Carlyle, hanno rilevato l’anno scorso lo stabile per 30 milioni di euro dalla famiglia Rusconi. La prima cosa è stata chiedere lo sfratto: lo si fa di solito quando ci sono rate d’affitto non pagate. La trattativa punta a trovare un accordo tra Maino e gli ex di Twin Set per un affitto lungo, di sei anni più sei, che consenta a Corso Como 10 di non traslocare. Ma i guai veri per il tempio in crisi della moda meneghina vengono dal fisco. Equitalia chiese due anni fa il fallimento della società per debiti con l’erario mai saldati di oltre 5 milioni di euro. Una cifra che vale da sola quasi l’intero fatturato annuo. Dopo una lunga trattativa si trovò l’exit strategy: la rateizzazi­one del debito che avrebbe evitato il fallimento.

CONTATTATO dal Fatto , l’amministra­tore unico di Dieci srl, Donato Maino, risponde che “la società sta pagando regolarmen­te gli importi dovuti con piani di rateizzazi­one di lungo periodo autorizzat­a dall’ex E- quitalia, oggi Agenzia delle Entrate riscossion­e”. L’ex Equitalia non ha voluto commentare inducendo ragioni di privacy. Tutto risolto per il meglio? Sembra proprio di no. A vedere i conti dell’ultimo bilancio depositato pochi mesi fa, la situazione pre-fallimenta­re di Dieci srl non pare essere cambiata di molto. Anzi. I ricavi sono scesi da 6,5 a 5,2 milioni; il valore della produzione da 7,9 milioni a 7,1. Corso Como 10 non chiude in utile ormai da anni. La perdita cumulata nell’ultimo triennio supera il milione di euro. E il capitale di fatto non c’è quasi più. Il patrimonio è sceso a soli 290mila euro. Un’inezia anche perché quel piccolo capitale deve sorreggere un debito cumulato ormai gigantesco in rapporto sia al patrimonio che al fatturato annuo. Corso Como 10 siede infatti su un debito totale di 13,8 milioni di euro. Ripagarlo con un fatturato complessiv­o che è la metà del debito e con la società perennemen­te in perdita pare assai arduo anche se sei il tempio del fashion.

GIÀ MA CHI corre il rischio della fallimenta­re gestione di Corso Como? I fornitori sicurament­e che vantano un debito di 4,8 milioni e che con ogni probabilit­à, non producendo reddito la società, rischiano di non venir pagati o pagati con ritardi abissali. Poi i 29 dipendenti che, come riferisce una fonte al Fatto, vengono pagati con grande ritardo. E alla fine lo Stato. Quel debito con l’Erario è sempre lì passato un anno e più dalla richiesta di fallimento avanzata da Equitalia. Non solo, quel debito è lievitato nel corso dell’ultimo esercizio salendo da 5,5 milioni a 5,8. Le rate pagate nel frattempo avrebbero dovuto far scendere lo stock di debito fiscale, così non pare.

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LaPresse La galleria Il locale in Corso Como 10 a Milano, gestito dalla società Dieci srl

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