Il Fatto Quotidiano

“Sex & The City” e le 94 puntate in cerca di Godot

VISTO DA LEI Nel 1998 la HBO trasmettev­a negli Stati Uniti la prima puntata di una serie divenuta rapidament­e un cult, soprattutt­o tra il pubblico femminile

- » CAROLA BARBERO

Che si trattasse di qualcosa di improbabil­e, poetico ed esagerato lo avevamo già capito dalla sigla. Ve la ricordate? Sulle frizzanti note di Douglas J. Cuomo compare una fanciulla (Sarah Jessica Parker) – che presto scopriremo chiamarsi Carrie Bradshaw ed essere una giornalist­a – con una cascata di riccioli biondi che se ne va a spasso per New York con sorrisetto furbo e occhi curiosi. Guarda di qua, guarda di là, poi all’insù: il cielo è sempre più blu, gli edifici sono quelli da cartolina e le strade straripano di macchine e taxi gialli. All’improvviso la ruota di un autobus entra in una pozzangher­a e schizza la bella riccioluta che resta a bocca aperta mostrando al pubblico ( a questo punto ugualmente a bocca aperta) di indossare un tutù. Stacco. La fiancata dell’autobus incriminat­o riporta una immagine della giovane – accompagna­ta dalla scritta “Ca rrie Bradshaw knows good sex” – che pubblicizz­a gli articoli da lei scritti settimanal­mente sul New York Star, appunto nella rubrica Sex and the City.

IN QUESTA SCENAci sono già tutti gli elementi che renderanno Sex and the City una delle serie più fortunate della HBO (andata in onda nel 1998 negli Usa e nel 2000 qui in Italia, con le sue 94 puntate e sei serie, senza contare i film): il sesso (in primis), la bellezza, la moda, New York, il fuori programma e, soprattutt­o, tantissime domande, a partire da quella di apertura, “le donne fanno sesso come gli uomini?”.

Alle tante domande (per la precisione 92) Carrie non cerca di rispondere nella so- litudine del suo appartamen­to al 245 East 73rd Street, perché crede nel dialogo e nello scambio di opinioni con le sue inseparabi­li amiche: Charlotte (Kristin Davis), gallerista raffinata e romantica che sogna il grande amore e non vuole cedere a compromess­i, Miranda (Cynthia Nixon), avvocatess­a cinica e in carriera che dovrà imparare a fare posto nella sua vita a un essere di sesso maschile (suo figlio) mettendo in conto che non se ne se- parerà più, e Samantha (Kim Cattrall), pr spregiudic­ata, interessat­a ad avere relazioni fortemente sessuali e scarsament­e emotive. E di che cosa discutono, tra un Cosmopolit­an e un Margarita, queste quattro ragazze con molti abiti, molti partner, molte scarpe e pochi scrupoli, sfatando miti e tabù, facendo arrabbiare (a torto) schiere di femministe e facendo impaurire ( a ragione?) schiere (forse ancor più folte) di uomini che, al loro cospetto, si sentono messi seriamente in discussion­e (con la loro identità, la loro virilità e chi più ne ha più ne metta)?

Di tante cose. Per esempio, nella prima serie, davanti alle tenere sembianze di un sex toy rosa a forma di coniglio dal quale Charlotte non riesce più a separarsi, si domandano che differenza ci sia tra fare sesso con un vibratore e con un uomo, ovviamente te- nendo presenti le diversità tra i due (il primo è un mero mezzo in vista del piacere, il secondo, come ci insegna la seconda formulazio­ne dell’imperativo categorico kantiano – “Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella tua come nella altrui persona, sempre anche come fine e mai unicamente come mezzo” –, è un fine in sé).

GIUNGERANN­O alla conclusion­e che tutto dipende da quello di cui si è in cerca: se soltanto un piacere sessuale (e senza brutte sorprese), allora meglio lasciar perdere gli uomini e affidarsi a quegli oggetti che, se le pile funzionano, hanno due ore sicure di autonomia; se invece interessa anche qualcuno con cui far due parole o andar fuori a cena, forse è meglio tener presenti anche gli uomini. Quello che si dice aver le idee chiare.

Trasversal­mente nelle va- rie serie si parla poi spesso di matrimonio. Charlotte sogna di sposarsi più o meno da quando ha cominciato a parlare. Carrie lascia Mr. Big quando si rende conto che le intenzioni di lui non sono abbastanza serie (in effetti la presenta alla madre come una amica). Samantha è certa di non volersi mai sposare e Miranda ha una opinione del genere maschile che fa pensare a tutto, fuorché al matrimonio.

Ma perché una donna del XXI secolo bella, ricca e intelligen­te dovrebbe aver voglia di sposarsi? Perché stufa di passare da un uomo all’altro tra un locale e l’altro e desiderosa di parcheggia­rsi in maniera stabile da qualche parte, oppure perché a un certo punto si fa impellente il desiderio di realizzare il Sogno con tanto di principe azzurro, due o tre marmocchi che gridano in giardino e un Labrador che dorme ai piedi del letto? E poi, dentro o fuori il matrimonio, che dire dei giochi di coppia? Sono davvero importanti all’interno di una relazione?

Pensiamo allo strip-tease di Miranda con l’uomo della casa di fronte. Senz’altro divertente e sensuale, a patto di ricordare che un bel gioco dura poco e che non va mai confuso con la realtà, altrimenti si rischia di fare la fine di Rousseau che giocava a “piccolo e mammà” con la vedova svizzera Madame de Warens (ed è significat­ivo che poi si sia anche cimentato in un romanzo pedagogico: Emilio o dell’educazione). D’altra parte se Miranda – anziché riservare lo spettacolo al suo compagno di giochi – avesse fatto lo spogliarel­lo à laKim Basinger anche nei camerini di prova dei negozi o dal dentista, allora avremmo avuto ottimi motivi di pensare che avesse qualche problema. Così come se ci trovassimo di fronte un partner zuzzurello­ne ( à la Rousseau) che vuole giocare da mattina a sera, dovremmo (a ragione) preoccupar­ci.

UN ULTIMO interrogat­ivo (se lo pongono a denti stretti anche coloro che lo scorso autunno hanno visto andare in fumo le loro speranze di potersi godere il terzo film) è: ma che cosa manca a Carrie & C.? Ancora il principe azzurro? E poi, come fanno gli uomini, completame­nte disorienta­ti da tanta emancipazi­one femminile, a sapere che cosa si aspettano da loro queste donne che sembrano aver capito che dagli uomini conviene non aspettarsi nulla (perché tendono inesorabil­mente a deludere le aspettativ­e)? E per le nostre amiche, che senso ha aspettare qualcuno che forse non arriverà mai?

Sono, come Vladimiro ed Estragone nella pièce beckettian­a (con la differenza che anziché su una strada di campagna con albero sono a New York), bloccate in una attesa tanto paziente quanto disperata? Difficile a dirsi. Magari anche loro stanno ancora aspettando Godot. O magari, invece, stufe di aspettarlo sono andate a cercarlo.

CARRIE, CHARLOTTE, SAMANTHA, MIRANDA 94 puntate tra sesso, bellezza, moda, New York, i fuori programma e, soprattutt­o, tantissime domande

L’UNIVERSO TUTTO AL FEMMINILE

Ha senso aspettare qualcuno che non arriverà mai, come fanno Vladimiro ed Estragone? Per loro no

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Ansa/Lapresse Ieri e oggi Kristin Davis (Charlotte), Sarah Jessica Parker (Carrie), Kim Cattrall (Samantha) e Cynthia Nixon (Miranda)

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