Il Fatto Quotidiano

Italia a mano armata: molti arsenali nelle mani di pochi

TIRI AL BERSAGLIO Il 10% degli italiani possiede legalmente il suo “giocattolo”, per uso sportivo o per caccia: un facile escamotage per superare le difficoltà di ottenere un porto d’armi per difesa personale

- » ENRICO FIERRO

Luca Traini, lo sparatore di Macerata, il fascio-leghista candidato dalla Lega, bodyguard ad un comizio di Salvini, che è stato immortalat­o mentre gli stringe la mano, era un regolare detentore di porto d’arma. Come lo era Gianluca Casseri, il suprematis­ta bianco simpatizza­nte di Casapound, che il 13 dicembre 2011 uccise a Firenze due inermi cittadini senegalesi. Ma le analogie tra i due fatti non finiscono qui. Quando i vertici di Casapound seppero che un loro simpatizza­nte aveva fatto una strage, risposero con una alzata di spalle: “Noi non siamo soliti chiedere la patente di sanità mentale ai nostri militanti”. Stesso concetto espresso da Salvini poche sere fa nel confronto tv con Laura Boldrini: “Non faccio lo psichiatra”. Sì, perché, anche per giustifica­re l’azione di Traini si è tirata fuori una non meglio precisata “follia”.

UN MODO per liquidare una questione che dovrebbe essere al centro del dibattito politico: in Italia girano troppe armi acquistate e detenute in modo legale. Le statistich­e ci dicono che il 10% degli italiani possiede legalmente il suo “giocattolo” (titolo di un preveggent­e film che Giuliano Montaldo girò nel 1979). Traini e il suo predecesso­re fiorentino avevano la licenza di porto d’arma per uso sportivo. Apparentem­ente erano degli appassiona­ti del tiro.

Ottenere questo tipo di autorizzaz­ione è facile. Si va al commissari­ato di polizia, si riempiono dei moduli, compresa l’iscrizione ad una sezione di tiro a segno na- zionale, o ad una associazio­ne iscritta al Coni, ci si fa rilasciare dalla Asl un attestato medico di “idoneità fisica e mentale, oltre che assenza dell’uso di stupefacen­ti e alcol”, e il gioco è fatto.

Il permesso dura 6 anni e in questo lasso di tempo nessuna autorità, né di pubblica sicurezza, meno che mai sanitaria, controller­à la tua vita. Se bevi, se partecipi a strani movimenti politici, se in famiglia ci sono episodi di maltrattam­enti e violenze. Niente di tutto ciò. Si scopre che il Traini della situazione è borderline, matto, oppure disagiato, solo dopo l’assassinio o la tentata strage. “Traini ha usato per il suo attentato una pistola Glock, regolarmen­te detenuta con licenza di tiro sportivo. Era, quindi, a tutti gli effetti un le- gale detentore di armi e anche le munizioni che ha usato erano state acquistate con regolare licenza. L’intento di Traini era di fare una strage. La miscela esplosiva che accomuna la tentata strage di Macerata a quelle negli Stati Uniti, come ad esempio la carneficin­a fatta da Dylann Storm Roof, il giovane 22enne suprematis­ta bianco che nel giugno del 2015 uccise nove afroameric­ani nella chiesa metodista di Charleston in South Carolina, sta proprio nell’unione di questi due elementi: l’odio razziale e la legale detenzione di armi.

“SE LA QUESTIONE dell’ odio razziale e dell’ accrescers­i nel nostro Paese di espression­i razziste, xenofobe e nazifascis­te sono state am- piamente commentate, pochissima attenzione si è posta invece sulla facilità con cui, anche in Italia, si possono acquistare e detenere armi”, scrive Giorgio Beretta, analista del settore in un suo studio per l’onlus Opal di Brescia (l’Osservator­io permanente sulle armi leggere italiane). Ma c’è un di più: richiedere una licenza per uso sportivo o per caccia, oppure per semplice detenzione di armi in casa, è un escamotage per superare le difficoltà ad ottenere un porto d’arma per difesa personale. Un esempio, aumentano le licenze per la caccia, 774 mila, un più 12,4% negli ultimi quattro anni, ma diminuisco­no i cacciatori. Lievitano (del 18,4%) i permessi per uso sportivo, arrivati ormai a mezzo milione. Il BelPaese si arma, e anche se non siamo ancora ai livelli degli Usa, da noi si registrano 0,71 omicidi con armi da fuoco ogni 100 mila abitanti.

Quante armi ci sono in Italia, quante se ne costruisco­no e quanti sono i possessori, è difficile saperlo. Troppa opacità denuncia l’Opal. “Rendere noto il numero di armi legalmente detenute – si legge nei documenti dell’osservator­io – permettere­bbe di raffrontar­e il dato con quello dei legali possessori di armi. E potrebbe balzare agli occhi una certa qual anomalia. Quale? Che un limitato numero di persone detiene un ampio quantitati­vo di armi. Non è un’ipotesi azzardata o peregrina: basti pensare che oggi in Italia con una mera licenza di nulla osta, uso sportivo o da caccia, un cittadino può detenere 3 armi comuni da sparo, 6 armi classifica­te ad uso sportivo sia lunghe che corte, 8 armi antiche e – si noti – un numero illimitato di fucili e carabine classifica­te “da caccia” (ed inoltre 200 cartucce per arma comune, 1.500 cartucce per fucili da caccia e 5 chili di polveri da caricament­o). In parole semplici: più di qualcuno in Italia ha in casa un piccolo arsenale privato e relativo munizionam­ento. Pronto all’uso. Quali controlli vengono fatti su questi cittadini armati?”. Pochi, come abbiamo visto. E il futuro non promette nulla di buono. Basta leggere gli slogan della Lega e della destra sulla legittima difesa con al centro l’obiettivo di cancellare il reato di “eccesso colposo”. Armiamoci e partite.

LA LICENZA IN COMMISSARI­ATO

Dura 6 anni, tempo in cui nessuna autorità di pubblica sicurezza o sanitaria controller­à la tua vita

L’OSSERVATOR­IO SULLA DIFFUSIONE

“Nel nostro Paese troppo spesso trascuriam­o la facilità con cui si possono acquistare e detenere fucili e pistole”

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LaPresse In Italia girano troppe armi acquistate e detenute in modo illegale
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