Bollette della luce: dopo le tasse occulte ecco il conto dei morosi
L’Autorità ha imposto ai consumatori di coprire il buco degli oneri di sistema non pagati
Lo sappiamo già dalla fine di dicembre: la bolletta della luce che sta arrivando nelle case degli italiani in questi giorni, e relativa al bimestre gennaio-febbraio, è più pesante del 5,3%. Che fanno circa 37 euro in più a famiglia. A cosa serve questo aumento? Non si incentivano le infrastrutture né il risparmio energetico. L’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (la neonata Arera) ha spiegato che è tutta colpa di una rete colabrodo e degli aumenti dei costi di approvvigionamento e di quello complessivo dell’elettricità “che contribuisce anche alla crescita della componente degli oneri generali di sistema su cui incidono gli effetti dell’applicazione della revisione delle agevolazioni per le imprese energivore prevista dal governo”.
COSA SIGNIFICA? Che per aiutare 2.800 grandi imprese e renderle più competitive (si va dalla società del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, alle acciaierie di Emma Marcegaglia passando per industrie della ceramica o salumifici – come ha spiegato Stefano Feltri sul Fatto del 17 gennaio – il governo gli ha ridotto il prezzo pagato per l’energia scaricandolo però sui piccolo consumatori. La revisione degli “oneri generali di sistema”, una delle voci più pesanti della bolletta (l’Authority ha deciso che nel primo trimestre 2018 la spesa per la messa in sicurezza del nucleare, i contributi per le tariffe elettriche alle ferrovie, ma soprattutto per le energie rinnovabili valga il 19,65% del totale della bolletta), determina infatti uno sconto di 1,7 miliardi di euro per gli energivori e un aggravio di 250 milioni di euro per le famiglie e di 450 milioni di euro per le piccole imprese.
Ma, come se non bastasse, ora si aggiunge anche un’altra mazzata: il buco creato da chi non paga le bollette verrà in parte colmato da tutti i clienti onesti. A stabilirlo, dopo una serie di ricorsi e sentenza del Tar e del Consiglio di Stato, è stata sempre l’Arera ( delibera 50/2018) secondo cui parte di questi oneri di sistema delle bollette inevase dal prossimo luglio debbano essere coperti dai clienti e non dalle imprese di vendita come previsto fino ad oggi. Un conto da circa 200 milioni di euro, come ha rivelato Il Sole 24 Ore.
Il solito passo indietro per andare avanti. In attesa che il 30 giugno 2019 finisca il mercato a “maggior tutela”, ci sono 15 milioni di famiglie che dal 2007 si avvalgono di questo sistema come cuscinetto alla liberalizzazione del settore. In pratica comprano energia dalla società pubblica “Acquirente uni- co” ma a prezzi decisi dall’Autorità dell’energia. I piccoli consumatori, insomma, beneficiano delle stesse condizioni di prezzo che riescono a strappare i grandi consumatori. Poi però ci sono anche altri 10 milioni di clienti che hanno già deciso di affidarsi al mercato libero dove circa 400 fornitori, tra grandi e piccoli, acquistano energia dai distributori e impongono loro le voci della bolletta.
PECCATO che nel corso degli ultimi anni ci siano state diverse piccole aziende elettriche finite a gambe all’aria per colpa di clienti morosi (secondo il rapporto Arera nel 2016 le richieste di sospensione per morosità hanno superato quota 1,2 milioni di clienti domestici. Nel mercato libero si tratta del 6,4% dei consumatori, mentre per la maggior tutela il dato è del 3,3%) e che ora quegli oneri non pagati vengono spalmati sulla bolletta di tutti gli altri, dal momento che il gruzzolo per gli oneri di sistema deve comunque tornare nelle casse del gestore che vende l’energia e che, di fatto, ha anticipato ai venditori del mercato libero.
Il valore delle morosità sulle bollette elett r i c h e d ovrebbe ammontare a un miliardo di euro, ma come ha spiegato l’Authority dopo che è esploso il caso mediatico, “il provvedimento riguarda solo una particolare casistica, limitata numericamente, e solo una parte degli oneri generali di sistema previsti per legge e attiene ai soli oneri generali di sistema già da loro versati ma non incassati da quei venditori con cui, a fronte della inadempienza di questi ultimi, i distributori hanno interrotto il relativo contratto di trasporto di energia, di fatto sospendendo così a tali soggetti la possibilità di operare nel mercato dell’energia”.
Una notizia che non è affatto piaciuta alle associazioni dei consumatori. Per Codici si tratta “della vecchia storia che quando ci sono da socializzare i profitti si chiamano in causa le aziende, quando si devono spalmare i debiti si chiama il consumatore”. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori “la delibera è solo un incentivo per non perseguire i furbetti del quartierino”.
La protesta
Per Codici è “la cara vecchia storia del privatizzare gli utili e socializzare le perdite”