CHI PARLA MALE GOVERNA PEGGIO
D’accordo, lui si chiamava Winston Churchill e il mondo libero attraversava l’ora più buia della storia.
D’accordo, lui si chiamava Winston Churchill. D’accordo, l’Inghilterra e il mondo libero attraversavano l’ora più buia della storia, proprio come il titolo del film di Joe Wright molto apprezzato nelle sale italiane. Eppure il paragone che accompagna gli spettatori all’uscita del cinema è inevitabile: tra la formidabile energia intellettuale di quel leggendario primo ministro e la miseria del discorso pubblico dei nostri politici in campagna elettorale. “Ha scatenato la lingua inglese e l’ha mandata in battaglia”: è non a caso la frase chiave pronunciata dallo sconfitto Neville Chamberlain, disposto a trat- tare con Hitler, mentre il suo avversario (un Gary Oldman da Oscar) infiamma la Camera dei Comuni il 4 giugno 1940, con il celebre discorso del “non ci arrenderemo mai”. Ora (scusandomi ancora per il confronto maramaldo), poi tornare a casa e ascoltare i farfugliamenti dei vari Renzi, Berlusconi, Di Maio, Salvini istiga una parafrasi di quel capolavoro dialettico: hanno malmenato la lingua italiana e l’hanno gettata nel… cestino.
COME il segretario del Pd protagonista indomito di una sfilza di ammiccamenti, battutine, smorfie, frasi fatte di cui (fortunatamente per lui) non resta nulla. O come l’ex Cavaliere di Forza Italia nel solito desolante sketch del carnevale a villa arzilla. Agevolati (o forse viep- più danneggiati) da cerimoniosi e ridanciani conduttori con domande del tipo svolga un argomento a piacere. Eppure sapevamo che la costruzione di un pensiero logico, la capacità di argomentare, di convincere, di tenere desta l’attenzione di chi ascolta, l’uso della parola affilata come arma implacabile furono il sillabario della politica. Qui invece domina tra gli sbadigli il solito schemino da ufficio stampa della sagra della bruschetta: parlare d’altro in mancanza di argomenti, parlare male dell’altro che è sempre peggio di me, parlare sull’altro quando l’interruzione non è gradita. Comunque: parlare, parlare, parlare per riempire il vuoto delle idee e dei programmi bidone. Peggio di Donald Trump che assi- cura di non aver mai completato un libro in vita sua, questi da come si esprimono lasciano il dubbio che di libri non ne abbiano cominciato uno. Altrimenti consiglieremmo loro almeno di sfogliare qualche discorso di Margaret Thatcher o di Charles de Gaulle o di Tony Blair o di Barack Obama. Senza contare che anche in Italia annoveriamo autori di eccellenti discorsi politici. Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Enrico Berlinguer. Perfino la drammatica chiamata di correo di Bettino Craxi sui finanziamenti illegali ai partiti sarebbe, non si sa mai, da rileggere. Scusate, mi rendo conto che sono argomenti ridicoli su una politica ridicola, e me ne torno al cinema.
Paragoni
Un film ci ha ricordato l’eloquio di Churchill e costretto al confronto con casa nostra...