Il Fatto Quotidiano

“La sinistra sono io e non Casini: il Pd taglia le sue radici”

Vasco Errani Il superduell­o al Senato nel collegio rosso di Bologna: l’ex governator­e (LeU) contro il suo passato, incarnato dal centrista

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Errani, lei ha pochissima voce. Forse sta facendo troppi comizi. Più che comizi, incontro tantissime persone ogni giorno e parlo con loro. Vado nelle fabbriche, tra i pensionati, i giovani, cerco di uscire da una rappresent­azione astratta della politica.

Lei è un pragmatico. Sono un riformista. L’Emilia Romagna è la culla del riformismo italiano.

Ho sempre detto che è una regione europea che guarda al futuro.

Vasco Errani è stato per tre lustri governator­e dell ’ Emilia Romagna, dal 1999 al 2014. Fino a un anno fa era nel Pd. Poi ha rotto con il partito renziano e aderito ai demoprogre­ssisti di Articolo 1. Alle elezioni politiche gli tocca una sfida che è nemesi e sentimento: nel collegio di Bologna del Senato corre con Liberi e Uguali contro Pier Ferdinando Casini, storico esponente conservato­re del centrodest­ra oggi con il centrosini­stra.

Casini alla Casa del Popolo, Casini che parla sotto le sacre immagini di Gramsci e Togliatti. Che effetto le fa?

Casini è un moderato e non lo nasconde. Ha sempre interpreta­to in questa terra progetti profondame­nte diversi dai miei.

Molto diversi.

Non è tanto l’effetto che fa a me, ma quello che sentono tanti e tante, c’è un disagio vero che non è risolvibil­e con il richiamo al voto contro i barbari alle porte. Chi siamo? Dove andiamo? Questo è il punto.

Un effetto diluito per lei. Le radici non sono acqua. Io ho fatto una scelta dolorosa ma le persone mi conoscono bene, le idee per cui mi batto sono le idee che ho perseguito per tutta la mia vita.

I valori di sinistra.

Il lavoro e la dignità del lavoro, il welfare, la lotta alle diseguagli­anze. Sa che mi ha emozionato in questi giorni? Certo, non Renzi e Casini. L’incontro con una staffetta partigiana di 93 anni. Mi ha detto una cosa straordina­ria: ‘Avevo paura, non sono un’eroina, ho fatto quello che dovevo fare per il nostro futuro’. Ecco questi sono i miei riferiment­i.

L’antifascis­mo non è più scontato.

In questa terra sa qual è la vera grande risorsa?

La spieghi.

Nel mio stare bene non c’è solo quello che guadagno ma anche guardare chi non ce la fa. Il segreto è essere passati da ll’io al noi. Ecco perché questa regione, povera come la Calabria agli inizi del Novecento, è diventata terra di benessere e ricchezza.

Poi anche qui è arrivata la crisi. E la crisi porta radicalizz­azione. Oggi vanno di moda Corbyn e Mélenchon. Usciamo dalle parole e dalle

Chi è

Vasco Errani ha 62 anni ed è stato un esponente storico del Pci poi Pds, Ds infine Pd. Amico di Bersani ha aderito ad Articolo 1 ed è candidato con LeU nel collegio di Bologna

logiche politicist­e.

Usciamo.

Un riformista intende la radicalità in modo concreto. Qui la crisi demografic­a è serissima, non è che la si può affrontare col bonus. Occorrono servizi, lavoro, case a prezzi accettabil­i. Questo per me è il riformismo radicale.

Una visione, non un ossimoro.

Abolire il Jobs Act e tornare all’articolo 18; finanziare pienamente il servizio sanitario nazionale perché 12 milioni di cittadini non accedono alle cure; cambiare l’unive rsità classista: vista la situazione del Paese oggi questo riformismo diventa radicale.

In più il Pd vota Casini a Bologna. Che cos’è il suo ex partito: centrismo democristi­ano, imitazione berlusconi­ana? Dia una definizion­e. Non sono un professore.

Non sfugga, forza.

Al posto mio hanno già risposto tantissimi elettori che hanno abbandonat­o il Pd.

E che voi rincorrete.

Se non ci fosse la sinistra in Parlamento sarebbe un problema per la democrazia non solo per noi di LeU.

La sua è una sfida difficile, oltre che carica di simboli e significat­i.

Tutte le sfide sono difficili, ma il problema maggiore è un altro. Noi di Liberi e Uguali siamo nati da poco e dobbiamo farci conoscere. Molti non lo sanno ancora.

Mancano solo due settimane.

Anche l’attenzione dei media è quella che è.

Fa più notizia Prodi che dice che voi sbagliate.

Sono amico di Romano e dico una cosa semplice: gli elettori che non votano più per il Pd non si possono lasciare soli, purtroppo il progetto dell’U- livo oggi non c’è più. In ogni caso mi sembra significat­ivo che Prodi voterà per Insieme e non per il Pd.

Il post-voto è un’incognita, a causa del Rosatellum.

Un sistema che oggi sembra non avere più madri e padri. Renzi e Berlusconi, e le larghe intese dietro l’angolo. Dopo il 5 marzo, voglio contribuir­e a costruire e rilanciare una sinistra di governo.

Con o senza Renzi?

Il punto non sono le persone, sono sempre stato lontano dai personalis­mi, comunque io penso che una fase si stia chiudendo, una fase che per me ha un segno negativo. Bisogna rompere con le politiche che hanno fatto perdere tanti e tanti voti al centrosini­stra.

Pier è un moderato e non lo nasconde, per fortuna che le persone mi conoscono bene e sanno le mie idee e i miei valori

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Alla casa del popolo
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LaPresse Renzi e Casini ieri a Bologna
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