IL PRANZO (NAZARENO) DELLA DOMENICA
Domenica è andato in onda il governo di unità nazionale prossimo venturo. B. da Fazio su Rai1, mummificato nel suo inalterabile Es travestito da Super-Io antipopulista; Renzi da Giletti su La7, a tentar di smorzare i sondaggi con una nota di finta baldanza.
“Il centrodestra non è a trazione Berlusconi, è a trazione leghista”, aveva detto Matteo dopo pranzo alla Annunziata su Rai3 ( giacché fino al 4 marzo è tutto un Telethon di ininterrotte panzane), e “Mai al governo con gli estremisti” ha ribadito la sera a Giletti. Chi vuole intendere intenda: noi ci alleeremmo pure con il centrodestra, ma dentro c’è Salvini, e Salvini (incensurato, a parte una condanna per aver tirato uova a D’Alema) è peggio di B., frodatore dello Stato e amico dei mafiosi.
I contraenti nazareni si lisciano a distanza ( nei collegi si sono fatti vicendevoli cortesie di non belligeranza); i nemici sono i 5Stelle. Renzi mette B. dentro una gag famigliare: lui e la moglie lo sentono dire in Tv che “il trattato di Dublino l’ha firmato Renzi” (fa l’imitazione di B.) invece l’ha firmato lui (risate in studio), come se il difetto di B. fosse una simpatica tendenza a mentire. Il non detto affoga nella melassa nazionalpopolare: la Fiorentina, le nonne (“98 e 88 anni”), i figli (“17,15 e 12 anni; la piccolina Ester è nata nel 2004, Francesco nel 2001, a maggio”). Alle facezie segue la filigrana sentimentale ( tecnica del chiaroscuro): “Io dico che se trovi un bambino o una donna in mare lo salvi perché sei un uomo, non un animale” (stringe gli occhi a dire il pathos); “Due ragazze sono state uccise, avevano l’età di mio figlio, Pamela e Jessica”.
Il nulla, per occultare la verità. Che è questa: nello stallo alla messicana determinato da una legge elettorale voluta da entrambi, basterà che B. si liberi di Salvini perché il padrone del Pd possa dire: “Io avevo detto che non avrei fatto un governo con gli estremisti, e B. non lo è”, e l’ennesimo rivoltante pasto sarà servito.