Il Fatto Quotidiano

“Ferie a Poggioreal­e?” L’accusa: Woodcock ha intimidito Vannoni

Il pg di Cassazione: “L’ex consiglier­e di Palazzo Chigi andava indagato”

- » ANTONELLA MASCALI

Quando c’è di mezzo il pm di Napoli Henry John Woodcock, suo malgrado, le eccezioni sono all’ordine del giorno. E così è stato ieri all’apertura del processo disciplina­re davanti al Csm per vicende legate all’inchiesta Consip nata a Napoli e finita a Roma per competenza. Caso quantomeno singolare, in uno dei capi di incolpazio­ne, che riguarda anche la pm Celeste Carrano, non erano indicati tutti i fatti contestati. La difesa ha protestato e il Csm ha ordinato all’accusa l’integrazio­ne.

A WOODCOCK e Carrano, per aver sentito l’ex consiglier­e di Palazzo Chigi Filippo Vannoni come testimone, quindi senza difensore, viene contestata dal Pg della Cassazione Mario Fresa la “violazione dei doveri di imparziali­tà, correttezz­a e diligenza”: non lo hanno indagato nonostante Vannoni “al pari” del ministro Lotti, dei generali Del Sette e Saltalamac­chia, “invece ritualment­e” indagati, fosse stato indicato da Luigi Marroni, ex Ad della Consip, “come fonte delle sue informazio­ni riservate”. Woodcock e Carrano, il 21 dicembre 2016, hanno sentito Vannoni “c on modalità non rispettose della sua dig nità ”, ha denunciato lo stesso Vannoni durante l’interrogat­orio romano da indagato. In che modo i pm napoletani avrebbero calpestato la sua dignità? Fresa annuncia in aula che lo dirà “durante la requisitor­ia. Certamente non sono né il fumo – di Woodcock nella stanza dell’interrogat­orio – né il freddo” che Vannoni “avrebbe patito in attesa di entrare”, precisa Fresa per opporsi ad alcuni testi che Marcello Maddalena e Antonio Patrono, difensori dei pm, vogliono ascoltare per far emergere che “Woodcock non fuma e Vannoni mente”. “Come possiamo condurre la difesa – protestano – se non sappiamo quali siano le scorrettez­ze?”. Anche il collegio disciplina­re era perplesso tanto che il consiglier­e Nicola Clivo aveva chiesto delucidazi­oni, senza risultato. Fresa, solo dopo l’ordine del collegio, chiarisce i presunti soprusi: Woodcock e Carrano hanno permesso alla polizia giudiziari­a “di svolgere in maniera confusa e contempora­neamente, una molteplici­tà di domande, invitando Vannoni a ‘confessare’”. Inoltre, Woodcock invitò Vannoni “a guardare dalla finestra il carcere di Poggioreal­e, chiedendog­li se volesse fare una vacanza” e gli mostrò “dei fili” per fargli “percepire”, senza che fosse vero, “di essere intercetta­to” e Vannoni si sentì “sconvolto, scioccato”.

COSA DIRÀ la difesa alle prossime udienze? “La legge impone al pm” di ricordare al testimone che “ha l’obbligo di dire la verità e che se mente può finire in carcere”. Quanto all’accusa di non aver indagato Vannoni, non potevano farlo “per la insussiste­nza degli elementi” tanto è vero che i pm di Roma lo indagano ma dopo una nuova informativ­a. Solo Woodcock è incolpato per un articolo di aprile scorso su Repubblica in cui Liana Milella riporta indirettam­ente il suo pensiero sulle polemiche attorno a Consip. Secondo l’accusa è stato “gravemente scorretto” con il procurator­e reggente Fragliasso il quale, durante una riunione del 12 aprile, aveva caldeggiat­o “il più as- soluto riserbo”. Il pm specifica di aver parlato con Milella, “amica”, solo l’11 aprile, non dopo la riunione, e “in via confidenzi­ale”. La giornalist­a con- ferma. Fragliasso, invece, sostiene che proprio Woodcock gli disse di aver parlato con Milella pure dopo la riunione.

La polizia giudiziari­a ha svolto in maniera confusa e contempora­neamente ha fatto domande, invitando l’allora testimone a confessare MARIO FRESA

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Il Consiglio superiore della magistratu­ra e, sotto a sinistra, Henry J. Woodcock
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