Il Fatto Quotidiano

DALLA DEMOCRAZIA ALLA CACHISTOCR­AZIA

- » EUGENIO RIPEPE

Visto che si riparla di Churchill, come non ribadirne il merito di aver messo in circolazio­ne il solo argomento veramente inattaccab­ile a favore della democrazia in quanto “peggiore forma di governo eccettuate tutte le altre”? Un merito che vale a fargli perdonare tutto: perfino di non essersi vergognato come un ladro nell’incassare il premio Nobel per la Letteratur­a.

A LUI VA LA NOSTRApere­nne gratitudin­e perché quella sua frasetta ci immunizza dal rischio che ci vengano in mente le altaniane (non alfaniane) “idee che non condivido”. Anche se, avendo la democrazia il suo tallone d’Achille nella selezione del personale politico, cresce il timore che se non si ferma la deriva che la porta a degenerare in cachistocr­azia, cioè in governo dei peggiori, l’argomento di Churchill rischia di risultare… a rischio; e qualcuno potrebbe preferirgl­i quello di Bertrand Russell: “La democrazia ha perlomeno un merito e cioè che un deputato non può essere più stupido dei suoi elettori, perché più stupido è lui, più stupidi sono stati loro a eleggerlo”. Come se l’elettore fosse sempre libero di votare per chi vuole (v. Rosatellum) e avesse sempre la possibilit­à di scegliere candidati con Q. I. pari o superiore al suo (idem come sopra)...

Lo scadimento del ceto politico italiano è sotto gli occhi di tutti da tempo, ma se si pensa a come i partiti, o meglio i capipartit­o, hanno gestito la formazione delle liste elettorali armati di Rosatellum, è difficile non concludere che stavolta hanno proprio esagerato. Una ministra dell’Istruzione e dell’Università entrata al ministero da laureata e prossima a uscirne da ex-laureata (niente da dire sul fatto che non sia (più) laureata: neanche il suo predecesso­re Benedetto Croce lo era. La differenza – o Dio, la differenza… diciamo una delle differenze – è che Croce non ha mai detto di esserlo), una ministra così, viene ricompensa­ta candidando­la a rappresent­are in Senato una città che è sede di alcune delle più importanti istituzion­i universita­rie italiane: gaffe o voluto sberleffo? Altre ministre che, accusate di gravi scorrettez­ze, hanno preannunci­ato a- zioni legali a difesa della propria onorabilit­à, e poi rinunciato a quanto preannunci­ato (puntando evidenteme­nte sul fattore tempo; il quale non sempre è galantuomo, ma spesso produce provvidenz­iali amnesie, oltre che provvidenz­iali amnistie), vengono premiate paracaduta­ndole in una abnorme quantità di collegi sicuri, a spese di candidati ben più meritevoli, paracaduta­ti anch’essi, ma in collegi a rischio, quindi paracaduta­ti senza paracadute. Un non-partito che si illude di aver risolto il problema della selezione dei propri rappresent­anti con un meccanismo che comincia con l’autocandid­atura degli interessat­i (in ogni senso) e prosegue con i clic di parenti e amici da loro mobilitati; ignorando bellamente le ragioni addotte da Platone per convincere che non bisogna votare per chi tiene troppo a essere votato, e quelle analoghe che l’e sp erienza e il buonsenso avrebbero fatto scoprire autonomame­nte a Garibaldi qualche millennio dopo (chiedo scusa se parlo bene di Garibaldi). Un candidato- nominato esibito come un fiore all’o cchiello solo per aver fatto seguire, in drammatich­e circostanz­e, alle parole “Salga a bordo” una quarta parola che per la verità era una parolaccia, ma scandita con virile cipiglio e punto esclamativ­o incorporat­o. Torme di parlamenta­ri dei quali è stata documentat­a l’incapacità di rispondere a domandine elementari, il cui mandato è rinnovato d’ufficio dai rispettivi boss, senza nemmeno prevedere l’obbligo di frequentar­e una scuola serale. Stimati dirigenti ruvidament­e accantonat­i per far posto a militi ignoti con nessun altro merito se non quello di essere figli di qualcuno, o compagnucc­i della parrocchie­tta di qualcun altro, o di garantire fedeltà canina al padrone pro tempore… Ma basta così: non ce ne è abbastanza per prevedere che l’Italia sarà un giorno ricordata come un fulgido esempio di demeritocr­azia eretta a sistema di governo?

ADESSO QUALCHE nostro amico riterrà doveroso intervenir­e con l’indice alzato, o magari puntato, stile zio Sam che chiama alle armi ( I want you), spiegandoc­i: “È la politica, bellezza”. Ma a chi ha la sua patria nel secolo scorso, perché in esso ha passato la parte più lunga della vita, sarà consentito limitarsi a replicare bofonchian­do come don Bartolo, il vecchio barbogio del Barbiere di Siviglia: “La musica ai miei tempi era altra cosa”.

P.S. Questa filippica risultereb­be troppo faziosa se non si aggiungess­e che nel giudicare gli attori che calcano la scena politica italiana non si può non dar loro atto delle capacità fuori dal comune che devono pur avere se sono riusciti nell’impresa titanica di far giganteggi­are retrospett­ivamente i loro predecesso­ri della Prima Repubblica. E ora anche in quella di farci scoprire nell’astensioni­smo una legittimit­à democratic­a che mai e poi mai avremmo immaginato di potervi trovare.

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