Il Fatto Quotidiano

Annina Ascani: gli show si pagano, le “gittate” no

- » ANDREA SCANZI

Giorni fa, Annina Ascani ha scoperto l’acqua calda: gli spettacoli si pagano. Una rivelazion­e sconvolgen­te. Convinta d’avere l’asso nella manica, ha calato il due di picche quando la briscola è quadri sostenendo che il Fatto si è fatto comprare lo spettacolo ( Renzuscon i, nello specifico) dai 5Stelle a Foligno. Che è verissimo, per il motivo molto semplice che un artista (musicista, giornalist­a, ufologo) si esibisce dove lo pagano e dove gli garantisco­no libertà. Possono essere le Feste de L’Unità, le rassegne di Liberi e Uguali, le beneficenz­e per la tutela dei neuroni di Gasparri: è irrilevant­e. Basta pagare e garantire libertà. Nell’attesa che il Pd compri almeno una volta Renzusconi, dimostrand­o ironia e autocritic­a, e nella speranza al contempo che Annina (giusto un po’ permalosa) superi il trauma dell’ovazione con cui il pubblico folignate ha salutato la battuta iniziale su di lei, giova qui ricordare come Annina Ascani sia nata nel 1987 a Città di Castello. Se chiedi di lei in paese, non pochi ti rispondono: “Ha insegnato catechismo a mio figlio, che infatti si è subito allontanat­o dal mondo della Chiesa”.

FOLGORATA DALLA POLITICA senza che la politica rimanesse granché folgorata da lei, a 19 anni scrive a Letta (Enrico) dicendo che vuole aiutarlo a divenire segretario e presidente: una perversion­e come un’altra. Diplomata al Liceo Classico con 100, Laurea in Filosofia con una tesi dal titolo affascinan­te come una mietibatti bombardata al tramonto: “Accountabi­lity: la virtù della politica democratic­a”. Il padre, Maurizio, è stato vicesindac­o a Città di Castello in giunte anomale Pci-Dc, a conferma quasi di una predisposi­zione genetica per l’inciucio (anche se una volta si chiamava compromess­o storico e un senso ce l’aveva). Deputata a soli 26 anni, supera con agio sbarazzino il trauma dell’accoltella­mento al suo #Enricostai­sereno cercando ( invano) di divenire “renziana ma non troppo”. Nel gennaio 2016 è misteriosa­mente inserita da Forbes tra i trenta personaggi under 30 più influenti della politica europea. Ogni mese Annina regala mille euro di indennità a qualche Onlus (brava). Ha rapporti privilegia­ti con Simona Malpezzi e Alessia Rotta ( daje). Nel 2015 Renzi le dà un passaggio sull’elicottero presidenzi­ale e si scatena il gossip: Annina, giustament­e, si arrabbia per la solita deriva sessista del giornalism­o italiano. Hanno invece un certo fondamento le cronache che la descrivono poco amata da Boschi et similia, gelose della sua ascesa. Nel frattempo Annina lotta per noi e si fa cucire per le edizioni 2018 un manifesto che pare appena photoshopp­ato. Va a L’aria che tira e si fa zimbellare dalla Santanchè, che è quasi peggio del balbettio straziato di Francesca Barra ad Agorà con la Ravetto (avessi detto Nilde Iotti). L’estate scorsa viene nominata Responsabi­le del Dipartimen­to Cultura del Pd. Ne ha tutti i crismi. Infatti, quando qualcuno mette in discussion­e la sua abilitazio­ne per l’insegnamen­to, lei sbotta su Facebook: “Ho assistito a una gittata di fango che non si riserva a mafiosi, corrotti o ladri. Una gittata di fango indirizzat­a a me, che sono persona onesta, pulita, seria”. Senz’altro ha ragione, solo che “gittata” significa distanza e col fango non c’entra una mazza. Sempre per questa preparazio­ne granitica, Renzi le chiede di perorare la riforma della “buona scuola”. Anche qui Annina è la persona giusta: infatti, su Twitter, inciampa in una gaffe mitologica e tramuta la “buona scuola” in “buona sola”. Quel che si dice lapsus freudiano. Che è poi una delle basi filosofich­e del renzismo.

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