Alla Bce il dopo-Draghi è iniziato senza l’Italia
Via libera allo spagnolo De Guindos come vice, Padoan era per l’irlandese Lane
Mario Draghi lascerà la presidenza della Banca centrale europea nel 2019, ma la successione è iniziata ieri: l’E u r og r u pp o , coordinamento informale dei ministri economici della moneta unica, ha indicato come nuovo vicepresidente il ministro delle Finanze spagnolo Luis De Guindos. Si insedierà a maggio, dopo la scadenza del mandato del portoghese Vitor Constâncio e dopo che il Consiglio europeo (i governi) avrà formalizzato la nomina.
L’ITALIA NON ESCE bene dal negoziato su questa poltrona di peso a Francoforte. L’esito era prevedibile, visto che è la coda lunga di una spartizione iniziata mesi fa: la Spagna ha appoggiato la candidatura dell’Olanda per la nuova sede dell’Ema, l’agenzia europea per i medicinali, e Milano è stata sconfitta. L’Olanda è stata così risarcita dalla perdita della presidenza dell’Eurogruppo, dove è arrivato Mário Centeno, un portoghese che, nella lottizzazione per nazionalità, compensa la fine del mandato dell’altro portoghese, Constâncio alla Bce.
L’Italia è la vittima designata di questa spartizione: con il governo Gentiloni, prima ha perso l’Ema, sia pure al sorteggio finale per la parità di voti tra Milano e Amsterdam, poi ha tentato di candidare il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla presidenza dell’Eurogruppo, salvo ritirare subito il nome con la scusa delle elezioni imminenti (non certo una sorpresa). Per il posto di vicepresidente della Bce dal governo Gentiloni filtrava una preferenza per il candidato dell’Irlanda, l’economista Philip Lane. E ancora
Villeroy de Galhau
La nomina arriva col placet della Germania, prossimo passo: un presidente francese
ieri mattina, Padoan frenava sul nome di De Guindos: “Stiamo ancora facendo le ultime valutazioni”. Poi l’Irlanda ha sbloccato il negoziato svuotando di senso il garbato ostruzionismo dell’Italia: ha ritirato la candidatura di Lane ed è rimasto in corsa il solo De Guindos. Forse Lane è stato preservato in vista della corsa per la presidenza, il prossimo anno, chissà. Il favorito per il dopo-Draghi, però, resta il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau: è in ottimi rapporti con Jens Weidamann della Bundesbank che però difficilmente correrà direttamente. E il presidente francese Emmanuel Macron ha già pronto il rimpiazzo: Sylvie Goulard, tra i fondatori di En Marche!, per un breve momento ministro della Difesa (si è dimessa per questioni spese per lo staff da eurodeputata).
La presidenza della Bce si deciderà però in un pacchetto di nomine che contempla anche la presidenza della Commissione, quella del Parlamento e del Consiglio Ue. Un risiko complesso in cui tutto tornerà in discussione, dopo le elezioni europee di primavera 2019. Da mesi gira la voce di un’ambizione europea per Matteo Renzi, se sfumasse Palazzo Chigi: la Commissione o il Consiglio, due cariche per le quali si fa il nome anche di Angela Merkel, indebolita in patria dai faticosi negoziati di coalizione dopo il voto di settembre 2017.
CI SARÀ TEMPO per trovare un equilibrio, a Bruxelles l’unica certezza è che le decisioni si prendono soltanto sull’asse franco-tedesco, nonostante la fine del ciclo politico di Angela Merkel. La Germania ha anche appoggiato la nomina di De Guindos: la Spagna è da anni una specie di protettorato tedesco, insieme al l’Irlanda è considerato a Berlino l’esempio che la combinazione di austerità e riforme può funzionare. De Guindos ha anche gestito il salvataggio del sistema spagnolo tra 2011 e 2012, con i soldi del fondo salva Stati europeo (20 miliardi), ma proprio questo gli viene rinfacciato dai critici. Il gruppo dei Socialisti e democratici nel Parlamento europeo ha espresso una critica ufficiale: “Non è la scelta migliore”. De Guindos non si è mai occupato di politica monetaria, passa direttamente da un governo a un’istituzione indipendente e nel 2008 lavorava per Lehman Brothers, quando la banca d’affari americana è fallita. Tutte obiezioni che l’Eurogruppo ha ignorato.