Creval, la Borsa schianta l’aumento di capitale
Credito Valtellinese Ricapitalizzazione da 700 milioni, il banco di prova è una catastrofe: -7% e diritti crollati del 66%
Nel
primo giorno di aumento di capitale del Credito Valtellinese la bufera che si è abbattuta sul titolo non accenna diradarsi: le quotazioni ieri hanno ceduto il 7% chiudendo a 0,104 euro e i diritti d'opzione sulle nuove azioni sono crollati del 66%, a quota 2,55 euro. Per l'azione è il sesto giorno consecutivo in discesa. Il calo dei diritti è in parte attribuibile a vendite effettuate da chi vuole fare cassa per partecipare all'aumento senza sborsare altri soldi, ma mostra comunque la poca fiducia del mercato sulle prospettive dell'istituto.
La ricapitalizzazione della banca vale quasi 700 milio- ni, un aumento di proporzioni colossali e iper diluitivo per i vecchi azionisti, considerando che gli 11 milioni di azioni in loro possesso prima dell'aumento valevano in tutto circa 100 milioni.
PIÙ IN DETTAGLIO, la banca offre ai soci 6.9 milioni di nuove azioni. Il diritto d'opzione loro assegnato permette di sottoscriverne 631 nuove per ogni vecchia posseduta, al prezzo di 0,10 euro l'una. Prima di rientrare in contrattazione i vecchi titoli, che venerdì avevano chiuso a 7,80 euro, sono stati rettificati (adeguati all'ipotetico va- lore post aumento) a 0,112 euro, col diritto d'opzione fissato a 7,688 euro. Una valutazione che non ha retto al giudizio del mercato.
Creval ha chiuso il 2017 con una perdita di 332 milioni, dopo i 333 milioni persi l'anno prima. Perdite dovute soprattutto alle rettifiche sui crediti, che restano però un aspetto altamente problematico. A fronte di una vigilanza Bce sempre più rigida nelle richieste di pulizia dei bilanci, l'istituto ha infatti ancora 2 miliardi di Npl ( non performing loans) da smaltire, dopo averne ceduti 1,4 l'anno scorso. Il rapporto tra i crediti to- tali e crediti problematici è al 21,7%, più del doppio di quanto tollera la Bce. È non è scontato che la nuova pulizia metta definitivamente in sesto gli attivi della banca.
Nella bufera che si è abbattuta sull'istituto, gli addetti ai lavori hanno comunque avuto modo di guadagnarci. Hanno fatto buone plusvalenze i fondi speculativi, che avevano puntato al ribasso per un controvalore di oltre il 2% del capitale, e portano a casa buoni guadagni le banche del consorzio di collocamento e garanzia, con in prima fila Mediobanca, Santander, Barclays, Citigroup e Credit Suisse. La spesa complessiva per commissioni e consulenze ammonta infatti a 52 milioni di euro. Da notare che le banche del consorzio, che hanno firmato un contratto di garanzia per rilevare l'eventuale inoptato, hanno a loro volta firmato accordi di sub garanzia con Credito Fondiario, i fondi Algebris e la casa d'aste Dorotheum, che si accolleranno i primi 55 milioni di eventuale inoptato. Questi ultimi avranno il loro tornaconto. Creval ha infatti contestualmente affidato la redditizia attività di smobilizzo di una parte degli Npl in portafoglio agli stessi Credito Fondiario, Algebris e a Dorotheum per quanto riguarda i crediti garantiti da pegno.