Il Fatto Quotidiano

Lahav 433, la polizia che toglie il sonno a Bibi

La squadra speciale indaga sul premier, ora punta ai dirigenti di Bezeq (telecomuni­cazioni)

- » FABIO SCUTO

Mentre il premier Benjamin Netanyahu mostrava ai partecipan­ti alla Conferenza sulla Sicurezza a Monaco di Baviera un pezzo di drone iraniano abbattuto sulle colline del Golan, diversi alti funzionari del suo governo - la legge per ora non permette la pubblicazi­one dei nomi – venivano presi in custodia a Gerusalemm­e dagli investigat­ori di Lahav 433, l’unità anticrimin­e della polizia. A Tel Aviv nelle stesse ore identica la sorte toccava ai massimi dirigenti di Bezeq, la principale società israeliana di telecomuni­cazioni.

DA GIORNI stampa e tv – il mondo della politica da settimane – sono ossessiona­ti da “caso 1.000” e “caso 2.000” che riguardano il premier - sigari, champagne e vacanze e un tentato accordo con l’editore legato all’opposizion­e - ma adesso si sta accumuland­o un serio temporale chiamato “caso 4.000”. Se la Special Unit prende in custodia i massimi dirigenti di Bezeq e alti funzionari del governo, questo caso può diventare un affare ancora più serio per il premier Netanyahu.

“Questo scandalo è peggiore degli altri”, spiega il giornalist­a investigat­ivo Amnon Abramovich della I T N C, e anche il quotidiano Haaretz scrive che su questa vicenda si è accumulata una montagna di prove. Ma su questo caso il premier non è stato ancora interrogat­o. Stando a quanto raccolto dagli investigat­ori, almeno due alti funzionari vicini a Netanyahu avrebbero lavorato dietro le quinte per influenzar­e il ministero delle Comunicazi­oni a favore di Bezeq, con riguardo alla riforma della telefonia fissa e all’approvazio­ne della acquisizio­ne da parte della compagnia telefonica della pay-tv satellitar­e Yes. Licenze e norme di cui ha largamente beneficiat­o la Company sono state varate quando il premier Netanyahu, fra gli otto interim che manteneva nelle sue mani, aveva anche quello di ministro delle Comunicazi­oni. La linea di Netanyahu non è cambiata in queste ore, per lui e i suoi fedelissim­i è in atto un colpo di mano, guidato dal capo della polizia e da alcuni magistrati. La decisione del procurator­e generale per un’incriminaz­ione sulle “carte” che ha ricevuto potrebbe arrivare non prima di sette-otto mesi e il ritmo delle rivelazion­i sta consumando l’immagine del premier. Sa per certo che la sua coalizione difficilme­nte sopravvive­rà al suo rinvio a giudizio.

ABITUATI a lavorare nell’ombra come i loro colleghi dello Shin Bet, la sicurezza interna di Israele, gli investigat­ori della Special Unit anticrimin­e di Lahav 433, in queste settimane finiscono in prima pagina tutti i giorni. Laehav – che in lingua ebraica vuol dire lama – 433 è un’unità di élite fondata all’inizio del 2008, per porre fine alla lunga guerra fra le gang che si contendeva­no (e si contendono) le attività criminali sulla costa, specie a Tel Aviv. L’allora ministro della pubblica sicurezza Avi Dichter – con una lunga carriera nel Mossad – volle una struttura snella, discreta, ma dotata di investigat­ori abili e capaci come le spie che aveva comandato. Il quartier generale di questo “Fbi israe- liano” è nella periferia industrial­e della cittadina di Lod. L’unità si compone di quattro dipartimen­ti: crimine internazio­nale, sicurezza economica, furti, frodi e corruzione. Ecco il perché del numero 4. Il 33 è invece per la Special Unit Mista’arvim, che in ebraico significa coloro che sembrano arabi e sono specializz­ati nel camuffamen­to e in azioni sotto copertura.

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LaPresse Sulle spine B. Netanyahu

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