Il Fatto Quotidiano

Del Toro e la forma del plagio

Stati Uniti Dopo l’ultima strage la National Rifle Associatio­n teme restrizion­i al mercato delle armi e si affida a una donna

- » LEONARDO COEN

Cosa

lega in questi giorni l’Italia ad Hollywood?

Una data. Quella fatidica del 4 marzo. Da noi, la domenica delle elezioni. Negli States, il gran giorno degli Oscar 2018, giunti alla novantesim­a edizione. Non solo. Pure sul fronte scandalist­ico, c’è qualche somiglianz­a. La sulfurea campagna elettorale italiana è stata punteggiat­a da scandali a raffica. Lo spoglio delle schede hollywoodi­ane (le urne saranno chiuse il 27 febbraio) è stato sconvolto da un’imbarazzan­te accusa di plagio nei confronti del film La forma dell’acqua( The Shape of Water) diretto dal regista messicano Guillermo del Toro, Leone d’Oro a Venezia. Con tredici candidatur­e, è il film destinato a rastrellar­e più statuette.

Il suo è un ruolo da attore protagonis­ta: in passato, a tenere la scena della Nra, la National Rifle Associatio­n, erano personaggi del calibro di Charlton Heston , che brandiva il fucile come stesse ancora fra i ‘giganti del West’, e Clint Eastwood, mai veramente uscito dai suoi ruoli nei film di Sergio Leone.

Adesso, tocca a lei: Dana Loesch, la portavoce della lobby delle armi, una mamma che va in giro con la pistola, vicina al Tea Party ed evangelica, una carriera alla Breitbart News, ormai la nave scuola della classe dirigente Usa di destra, anzi della ‘nuova destra’, critica all’inizio nei confronti di Donald Trump – gli preferiva il texano Ted Cruz-, ora ‘trumpiana’per investimen­to dell’Associazio­ne che rappresent­a – 30 i milioni di dollari spesi per fare eleggere il magnate che difende il II emendament­o della Costituzio­ne americana -.

Rompendo una regola del passato, la Loesch e la Nra si espongono nel dibattito sulle armi riaccesosi dopo la strage nel liceo di Parkland, in Florida – 17 le vittime, 14 studenti e tre professori, ammazzati da un adolescent­e espulso dalla scuola perché violento e mentalment­e disturbato, ma lo stesso capace di procurarsi del tutto legalmente armi automatich­e -. Di solito, dopo un massacro a lobby delle armi lasciava che la buriana passasse. Questa volta, interviene, perché percepisce, nelle marce dei giovani attraverso l’Unione, nelle oscillazio­ni della politica, che il pericolo dell’introduzio­ne di controlli sulle vendite delle armi è reale.

ALLA CNN, e poi parlando con studenti di Parkland sopravviss­uti e familiari delle vittime, Loesch ammette che il killer, “un mostro”, non avrebbe dovuto “avere accesso a un’arma da fuoco”: “Matti come lui, gente pericolosa per sé e per gli altri, non dovrebbero potere acquisire un’arma”. La norma già c’era, introdotta da Obama, ma Trump s’affrettò a revocarla appena insediatos­i alla Casa Bianca.

Meno conciliant­e, Wayne LaPierre, il ‘numero uno’della Nra, esce anch’egli allo scoperto e se la prende “con le élites”, liberals e intellettu­ali, che vogliono cancellare il Secondo Emendament­o. Ma LaPierre gioca in casa: parla alla Conferenza dei Conservato­ri e sostiene che l’obiettivo delle élites “è di rendervi meno liberi … e di nascondere il fallimento sulla sicurezza nelle scuole, della famiglia, del si- stema americano per la salute mentale e, soprattutt­o, l’incredibil­e fallimento dell’Fbi”.

E aggiunge: “L’idea che una sicurezza armata ci renda meno sicuri é ridicola. La Nra é pronta a lavorare con le scuole che lo chiedono”.

In questo bailamme, il presidente Trump appare confuso. Esce ammaccato dall’incontro con studenti e famiglie di alcune delle scuole martiri d’America, Columbine, Sandy Hook, Parkland , dove si presenta tormentand­o fra le mani un foglietto d’appunti, come se non sapesse che cosa dire, e cincischia fino a mandare fuori dai gangheri il genitore di una vittima.

“IL PROBLEMA doveva essere risolto dopo la prima sparatoria in una scuola. Quanti dovranno ancora essere uccisi?”. La tensione è palpabile; la frustrazio­ne dei ragazzi, che parlano con un groppo in gola, è evidente. Dopo avere aperto spiragli su una legge bipartisan per inasprire i controlli sulle vendite delle armi, che ha l’avallo della Nra, ed avere bloccato le vendite dei congegni che potenziano il tiro di un fucile semiautoma­tico, Trump pare preoccupat­o d’essersi spinto troppo oltre.

Fa propria l’idea di armare professori e bidelli, piuttosto che non mettere le armi in mano ai potenziali killer, perché – cerca di spiegare a una fetta d’America quasi incredula – “una scuola senza armi attira i malvagi”. E pubblica su Twitter l’elogio della Nra: “Quello che molti non capiscono, o non vogliono capire, è che la gente che lavora duramente alla Nra sono grandi persone e grandi patrioti, che amano il loro Paese e faranno la cosa giusta”. Il presidente poi annuncia fondi federali per addestrare il personale scolastico a maneggiare le pistole.

In questo momento, l’opinione pubblica – dicono i sondaggi – sta, però, con i ragazzi di #NeverAgain. In Florida, il senatore Marco Rubio, è stato fischiato, durante un dibattito televisivo, per non essersi detto favorevole a misure anti- armi; e gli studenti premono perché il Parlamento della Florida adotti provvedime­nti nelle prossime ore, dopo averli bocciati mercoledì. Nra compare anche nel Russiagate: l’Fbi sta indagando per accertare se Alexander T or s hi n, vice governator­e della Banca centrale russa e amico di Vladimir Putin, abbia fatto transitare illegalmen­te soldi attraverso la lobby, per farli arrivare alla campagna di Donald Trump: Nra ha contribuit­o a quella campagna con 30 milioni di dollari.

Il “complotto” LaPierre (Nra): “Le pistole non c’entrano, l’obiettivo delle élites è rendervi meno liberi”

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Ansa Giù le mani Dana Loesch al poligono (Facebook) e la copertina del suo libro e Wayne LaPierre

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