Il Fatto Quotidiano

Laus, da Potenza a Roma passando per la cooperativ­a torinese “portavoti”

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

Punta

al Senato il politico e imprendito­re che nel 2012 era stato contestato dal regista Ken Loach per le misere paghe dei suoi dipendenti. Mauro Laus, nato a Lavello (Potenza) 52 anni fa, per 26 anni a capo della coop torinese Rear fino all’elezione a presidente del Consiglio regionale del Piemonte con il Pd, è in buona posizione per una poltrona a Palazzo Madama.

NEL COLLEGIO uninominal­e di Torino se la vedrà col giurista Giuseppe Mastruzzo (M5S), direttore dell’In te r na t io na l University College di Torino dove fu chiamato da Stefano Rodotà, presidente fino al 2014. Tra i due sfidanti i toni sono già molto accesi: lunedì Mastruzzo ha definito Laus “l’epitome del voto di scambio” e, nonostante le scuse, il dem e vertici locali del Pd vogliono querelare il professore scelto da Di Maio.

La poltrona a Palazzo Madama coronerebb­e la carriera di Laus, che tanto si è mosso per la candidatur­a. Può contare su un buon bacino di preferenze, soprattutt­o nulla nutrita comunità lucana di Tori- no. Nel 2006 è stato eletto per la prima volta nel consiglio regionale con la Margherita e da allora a ogni tornata elettorale poteva contare tra i settemila e i novemila voti. Un bel successo per chi come lui è arrivato a Torino negli anni Ottanta per studiare mantenendo­si come parcheggia­tore della Rear, cooperativ­a di cui è diventato presidente a 24 anni. Da allora la società è cresciuta molto e ha ottenuto appalti e affidament­i per i servizi nei musei, monumenti, teatri e palazzi pubblici. Qui Laus ha creato la sua piccola corte.

Nella Rear lavorava come addetta stampa Maria Grazia Grippo, eletta in consiglio comunale in tandem col segretario provincial­e dem Mimmo Carretta nel 2016. Lei, con un trascorso in Alleanza Nazionale a fine anni 90, è stata la portavoce di Laus e mantiene tuttora una collaboraz­ione “per il coordiname­nto e la supervisio­ne della segreteria del presidente” che le vale 117mila euro l’anno (nel 2017 erano 78.480) a cui aggiunge i gettoni di presenza in consiglio.

Poi c’è un altro dipendente della Rear, Pasquale Santomauro, collaborat­ore del gruppo Pd per 42 mila euro l’anno e impiegato dell’ufficio di direzione della cooperativ­a. Sui “costi della politica”, però, Laus sottolinea che sotto la sua guida il Consiglio regionale è diventato “un modello di efficienza da imitare”, scrive sul suo sito. Nonostante ciò la sua candidatur­a non è piaciuta ad alcuni democratic­i, anche se pochi la contestano apertament­e. Uno di questi è Enrico Sola, esperto di comunicazi­one che su Facebook ha annun- ciato di voler restituire la tessera del Pd per alcune divergenze tra cui alcune “inqualif ic ab il i” candidatur­e come quella di Laus.

PER MOLTO tempo alcuni “soci lavoratori” della coop hanno protestato contro le paghe da 5 euro l’ora che nel 2011 vennero ridotte e per le proteste alcuni vennero licenziati. Tra di loro c’era Federico Altieri che riuscì a coinvolger­e nelle proteste Loach: il regista era stato invitato al Torino Film Festival per il premio alla carriera che rifiutò per solidariet­à. Nel 2015 la Corte d’appello ha condannato Rear per i licenziame­nti illegittim­i e, in un’altra causa, a ottobre ha riconosciu­to ad Altieri anche un piccolo risarcimen­to per la minor retribuzio­ne ricevuta.

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LaPresse In lista Il Pd Mauro Laus

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