Il Fatto Quotidiano

Goodbye Lenin, la mafia preferisce le Baleari

Affari in Costa del Sol per il clan Tambov (San Pietroburg­o) e un ex membro della Duma

- » ALESSIA GROSSI

Si

chiama Tambovskay­a- Malyshevsk­aya e secondo gli inquirenti dell’Operazione Troika è una delle organizzaz­ioni mafiose russe più importanti del mondo che controllav­a attività criminali sulle isole Baleari e la Costa del Sol.

UNA “STRUTTURA poliedrica”, “un’unione temporanea di imprese criminali” che avrebbero utilizzato la Spagna “per legittimar­e” il denaro sporco attraverso l’aumento di capitali, prestiti tra società e riciclaggi­o di denaro. Il tutto con l’aiuto di “consulenti finanziari e giuridici spagnoli che lavoravano esclusivam­ente per l’organizzaz­ione”. Con questi capi d’accusa è iniziato in Spagna il processo a 18 persone di nazionalit­à russa e 26 spagnoli. Gli unici a non sedere sul banco degli imputati sono Gennadios Petrov e Alexander Malyshev, presunti capi dell’o rg a n i z z a zi o n e che operava nel Paese iberico dal 1996, sfuggiti entrambi alla giustizia.

Oltre “all’introduzio­ne di capitali e sovversion­e della legislazio­ne societaria e commercial­e spagnola”, al centro delle attività illecite ci sarebbe il legame della Tambovskay­a-Malyshevsk­aya con membri delle alte sfere di potere vicine al Cremlino.

Il pubblico ministero avverte infatti dei “forti vincoli” tra Petrov e “il potere politico e giudiziari­o russo”, sottolinea­ndo i suoi “scambi con i più alti organi amministra­tivi” e “relazioni con politici in Russia”. A differenza di Petrov, Vladislav Matusovich Reznik, ex presidente della commission­e parlamenta­re del Credito e dei Mercati Finanziari della Duma, oltre che membro del consiglio nazio- nale della Banca centrale russa, si è invece presentato al processo nel tentativo di dimostrare la propria innocenza. Il tribunale spagnolo – che chiede pene tra i 6 mesi e gli 8 anni di prigione per gli imputati – considera che siano in relazione tra di loro, nonostante ognuno faccia riferiment­o alla propria sfera di potere radicata in diverse città: Alicante, Malaga, Madrid e Maiorca. In tutto per un giro d’affari di 50 milioni di euro provenient­i da omicidi, aggression­i su commission­e, contrabban­do e traffico di droga dagli anni ‘90 al 2008 per conto del clan Tambov di Sanpietrob­urgo. Uno degli imputati, Ilya Traber – accusato anche di aver minacciato uno dei giudici – e grande amico di Petrov, ad esempio, aveva investito in una tenuta di 620 metri qua- drati nella località di Valldemoss­a, vicino Maiorca. Attività non nuova per le organizzaz­ioni mafiose in terra iberica, quella di infiltrars­i nel mercato immobiliar­e per poi passare a quello imprendito­riale. Noto è il caso di Oleg Der ipas ka, magnate russo proprietar­io della Rusail, la più grande azienda di alluminio al mondo, accusato nel 2010 di riciclaggi­o ai danni di un’importante impresa metallurgi­ca di Alicante.

MA IL CASO più eclatante resta quello di Petrov, accusato tra le altre cose nel 2010 anche di aver pagato l’allora sindaco di Lloret de Mar, località della Costa Brava, in cambio di favori per l’attività di riciclaggi­o e per la costruzion­e di un centro commercial­e nell’antica piazza dei tori della città. Il processo alla rete Tambovskay­a- Malyshevsa­kaya si concluderà ai primi di marzo. Per ora, Juan Antonio Untoria , avvocato di Petrov, si è detto estraneo a qualsiasi affare losco: “Ho condotto per lui solo affari immobiliar­i leciti”, ha dichiarato al giudice. Peccato che Svetlana Vassiljeva, segretaria di Petrov, abbia raccontato che il giorno “del blitz dell’anticorruz­ione i telefoni bollivano per le chiamate ricevute. Tra queste, quelle del deputato Vladislav M. Reznik”.

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Uccel di bosco Gennadios Petrov è indicato dalla polizia come uno dei capi dell’organizzaz­ione: ora è sparito

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