L’avvelenata di Recchioni contro l’avanzata dei nuovi barbari
La citazione di Francesco Guccini (basta vita da fumettista polemico e incendiario perché “forse mi divertivo di più a masturbarmi, o al limite a scopare”) spinge a classificare il nuovo graphic novel di Roberto Recchioni come una “avvelenata” contro tutto ciò che uno degli autori più alla moda del momento detesta. Recchioni dedica gran parte delle sue energie al fumetto popolare da edicola Bonelli (tra l’altro cura Dylan Dog) ma per raccontareLa fine della ragione( Feltrinelli Comics) abbandona le griglie regolari di vignette e si lancia in un mix di stili e generi. Tavole dal segno nervoso che gratta fogli a righe, alcune piene solo di testo a pennarello nero che richiamano Andrea Pazienza, altre pittoriche, toni fantasy da
Conan il barbaroe i samurai che Recchioni tanto ama. Recchioni scrive un graphic novel col passo da polemica social, è un assalto ai populisti, ai no-Vax, al popolo degli indignati anti-casta, ma anche contro la casta che vuole ignorare gli indignati. Nel mondo che racconta Recchioni hanno vinto gli ignoranti, quelli che non mangiano la carne perché-non-sai-da-dove viene, che non si vaccinano perché-alla-fine-è-tutto-un-business, che ai medici preferiscono gli omeopati e che hanno sempre una ricetta per risollevare l’economia mondiale. Una madre con la figlia malata si mette in cerca degli ultimi scienziati, ora reietti, che si sono rifugiati nelle caverne. Come in tutta la sua produzione, Recchioni è una spugna di cultura pop, assorbe e riversa su tavola, è sempre eccessivo, un po’troppo compiaciuto e didascalico, ma il formato del libro da autore completo gli permette di ritrovare quella immediatezza che lo ha reso – anni fa – uno dei migliori polemisti da blog, libero da tutti i compromessi che richiede scrivere una serie da edicola per altri disegnatori.
La fine della ragione Roberto Recchioni Pagine: 112 Prezzo: 16e Editore Feltrinelli