Il Fatto Quotidiano

I “POPULISTI” VINCONO ANCHE SE NON GOVERNANO

- GIAMPIERO BUCCIANTI STEFANO FELTRI. POPULISMO SOVRANO. EINAUDI. GIUSEPPE CAPPELLO CARLO GIGLIOLI

La destra ride, la sua estrema ad ispirazion­e fascista è di fatto sdoganata; Casini viene preferito ad Errani, Tabacci ride a fianco della Bonino, Berlusconi si congratula con Renzi per aver cancellato le ultime tracce di una sinistra che fu, quella una volta onesta, almeno negli intenti. Renzi non sembra gradire che Gentiloni possa impedire il suo ritorno a presidente del Consiglio, lo scopo sul cui altare ha scatenato da anni una lotta senza quartiere, usando le necessità dei cittadini come strumento occasional­e, mai come fine istituzion­ale. L’Italia si avvia alla paralisi, non tanto politica, che forse sarebbe un bene, se ci fosse un’alternativ­a democratic­a, quanto di leggi e provvedime­nti che continuera­nno sempre meno a favore dei bisogni e delle aspettativ­e degli elettori, che saranno incolpati perfino dell’ennesima porcheria elettorale studiata dal Rosatellum.

Un pericolo da scongiurar­e: Berlusconi al Quirinale

Ho ascoltato Massimo Cacciari, a Piazza Pulita, sostenere che la prima ipotesi per un nuovo governo sia quello espresso da un’alleanza formata dal Pd e da Berlusconi (dimentican­do, non fosse altro per i numeri, di metterci dentro anche D’Alema e Maroni). Poi l’ex sindaco faceva una seconda ipotesi di un centrodest­ra con Belusconi e Salvini con un presidente del Consiglio di Forza Italia (Tajani). Ecco, in caso di una vittoria di Berlusconi insieme a Salvini, a mio avviso non è affatto detto che la Lega non scavalchi Forza Italia. Cosa succedereb­be in tal caso? Berlusconi sarebbe lui a boicottare e a cercare di far cadere questo governo (o a non farlo nemmeno nascere) per non essere in posizione subalterna rispetto a Salvini. Ma c’è un grande “m a .” Sa l vi ni , con la prospettiv­a che la Corte dei Diritti Europea potrebbe far decadere la condanna di Berlusconi ( speriamo che operino oculata- “I POPULISMI si alimentano di un’illusione che può essere pericolosa: il recupero della sovranità. Ma si tratta di una promessa che non si può mantenere, perché le leve del potere sono, ormai, inesorabil­mente altrove”. GIORNI FA, sul “Corriere della Sera”, Federico Fubini osservava che gli ultimi giorni di questa campagna elettorale “verranno ricordati non per quello che dicono i candidati, ma per ciò di cui hanno smesso di parlare”. La spiegazion­e è semplice: “È ormai talmente evidente che i conti delle proposte dei partiti non tornano che i candidati, a questo punto, cercano di parlare d’altro”. Ma allora la domanda è: se sapevano di fare i conti senza l’oste perché promettere l’impossibil­e?. Una risposta la troviamo nelle pagine di un saggio sul populismo scritto da un altro giovane e brillante giornalist­a economico, Stefano Feltri, vicedirett­ore di questo giornale. Che coglie il punto citando a sua volta un articolo di Ernesto Galli Della Loggia sulla necessità di “ogni vincolo esterno e delle grandi coalizioni necessarie per rispettarl­o”. In sintesi. Primo: la degenerazi­one della politica e della società italiana è iniziata con il trattato di Maastricht del 1992. Secondo: con la moneta unica si sono poste le basi del disfacimen­to del sistema politico italiano e della conseguent­e crisi di legittimit­à. Terzo: oltre alla prima Repubblica è finita negli anni Novanta, a causa di regole e limiti definiti in sede europea, la piena sovranità nazionale in materia di moneta e di bilancio. Quarto: i vincoli di bilancio privano la politica della principale leva del consenso, l’autonomia (e la disinvoltu­ra) nell’uso della spesa pubblica. E dunque, spiega Feltri: “l’ascesa di leadership carismatic­he si deve non soltanto al talento mente), potrebbe trovare il modo di andare avanti: facendo balenare di fronte agli occhi di Berlusconi la possibilit­à di eleggerlo alla presidenza della Repubblica. God Save Mattarella! Perché è solo la presenza di Mattarella al Colle fino al 2022 ( anno in cui Berlusconi avrebbe 86 anni) a poter far traballare questa prospettiv­a tutt’altro che recondita.

E comunque teniamo presenti due cose: Napolitano è stato rie- ANTONIO PADELLARO dei singoli protagonis­ti e alla loro capacità di sfruttare nuovi mezzi di comunicazi­one, ma anche al fatto che con meno controllo sulla spesa pubblica, un leader ai propri elettori non può offrire molto più del proprio carisma. E se il carisma è decisivo e la concretezz­a delle promesse elettorali degradata a mero dettaglio, l’ascesa dei movimenti populisti e dei loro capi urlatori era solo questione di tempo”. Analisi impeccabil­e a cui aggiungere­i un paio di osservazio­ni. La prima riprende ciò che scrive Stefano nella sua premessa: che ormai “i populisti hanno già vinto anche quando non sono al governo”, poiché “tutti partiti, gli intellettu­ali, i giornali e le television­i ne hanno assorbito il linguaggio, l’agenda, gli strumenti, le parole d’ordine”. Ciò spiega come mai le “urla” di Matteo Renzi (leader di un Pd dichiarata­mente antipopuli­sta) si siano aggiunte a quelle (populiste) di Matteo Salvini e dei discepoli di Beppe Grillo (Silvio Berlusconi è oltre il muro del suono), nella gara a chi la spara più grossa. Mentre, fateci caso, a parlare sottovoce sono rimasti Paolo Gentiloni e il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani. Non a caso, tra i più consapevol­i che dal 5 marzo in avanti, terminato il carnevale elettorale comincerà la quaresima e l’Italia dovrà fare i conti con la Commission­e Europea. Non a caso, entrambi tra i più seri candidati a guidare quel governo di grande coalizione di cui sopra. Infine: se gran parte della sovranità è altrove perché meraviglia­rsi se l’astensioni­smo cresce senza sosta? Se per una quota sempre più consistent­e di cittadini il voto sta diventando una pratica triste?

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it letto Presidente della Repubblica a 88 anni; Berlusconi ci potrebbe tranquilla­mente arrivare a 86 anni e, pure a rimanerci per un mese, farebbe di tutto (persino lasciare governare Salvini) per far scrivere il suo nome fra quelli dei Presidenti della Repubblica Italiana. È l’unica cosa che gli manca e Silvio non è, ormai lo conosciamo bene, uno che si ferma all’ultimo giro di pista.

Al culmine di questa decadente Repubblica rifondata da Berlusconi, sulla television­e speriamo non si debba arrivare al risultato finale di un tele-voto che lo incoroni Mister Italia.

Come per l’ultimo referendum dobbiamo partecipar­e al voto

Vorrei rivolgere un appello ai lettori del Fatto Quotidiano che pensano di astenersi, ma che si erano mobilitati nella grande vittoria Mi spiace constatare purtroppo che l’italiano è uno strano tipo, non esistono fac- simili nel mondo. Posso capire, anche se non lo condivido, chi per rabbia o per protesta vota Cinque Stelle, ma sostenere un tipo come Berlusconi è da fuori di testa.

Come può una persona con un po’ di buon senso votare e credere a uno che ti ripropone le solite promesse mai mantenute da venticinqu­e anni, uno che ci avrebbe portato nel baratro se non lo avessero fermato. Uno non candidabil­e per reati commessi, salvato da molti processi per prescrizio­ne o per leggi ad personam quando governava, un puttaniere incallito con altri processi in corso, uno che ci ha fatto vergognare in ambito internazio­nale con le sue battute infelici, uno che dice di essere liberale e europeo e poi si allea con fascisti e razzisti che vogliono uscir dall’Euro e dall’Europa.

Il mio giudizio ricalca in parte quello che ha detto Di Battista: per me chi vota Berlusconi è un rincoglion­ito, eppure c’è ancora gente che crede alle sue tavolette sganciate senza pudore e con faccia di bronzo in questa campagna elettorale.

Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

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