Il Fatto Quotidiano

Chi vuole essere felice deve fare suo l’insegnamen­to di Gesù

- » DON FRANCESCO GIOVANNI* *Arcivescov­o di Camerino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigura­to davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissi­me: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversava­no con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatel­o!”. E improvvisa­mente, guardandos­i attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendos­i che cosa volesse dire risorgere dai morti. (Marco 9,2-10).

LA TRASFIGURA­ZIONE non si comprende se non rileggiamo il dialogo incoraggia­to da Gesù con i discepoli poco prima della salita sul monte. Interrogat­ili su quale opinione avesse la gente e su che cosa essi pensassero al suo riguardo, Gesù accoglie l’entusiasta pro- fessione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo” cioè il Messia. In questa risposta, i discepoli sono troppo coinvolti col destino di Gesù. Il Maestro dona parole e compie segni attribuibi­li all’Inviato definitivo di Dio, e loro si sentono partecipi di questa “fo rtun a”. Per questo Gesù incomincia a rivelare loro, in modo esplicito e franco, il suo autentico destino. Il progetto messianico prevede per lui molte sofferenze e umiliazion­i, fino alla sua morte violenta, non come spiacevole incidente di percorso, ma come compimento della liberazion­e definitiva dal male e dalla morte. Infine, sarebbe risorto! Pietro protesta con Gesù, smi- nuendo il valore della proclamazi­one precedente e si merita l’aspro rimprovero: “Va’dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Non è incapacità di comprender­e, ma è paura di compromett­ersi con il destino di Gesù e venirne travolti. D’ora in poi, non è possibile un programma alternativ­o. Seguire Gesù significa camminargl­i dietro con decisione radicale.

Gesù vuol far sperimenta­re a Pietro, Giacomo e Giovanni un momento di paradiso. Dopo la frustrazio­ne di quell’annuncio che li ha disorienta­ti, per un attimo possono condivider­e la bellezza e l’intimità di Gesù col Padre Suo, cogliere un po’ di quel mistero che abita in q u el l ’ Umanità santissima. Sul monte “fu trasfigura­to davanti a loro”. Ed è sempre Pietro a prorompere: “Maestro, è bello per noi stare qui”. I tre vedono il mondo illuminato dall’incredibil­e bagliore di luce: non solo le cose assumono misura diversa, ma anche il parlare si fa divino. Infatti, Gesù conversa con Mosè ed Elia; il loro discorso verte di certo sul disegno di Dio che Gesù è venuto a compiere, che loro hanno preparato con la Legge e mantenuto vivo con la Profezia.

PIETRO È PIENO di gioia e vorrebbe dare stabilità a questo momento d’incanto e di comunione: “Facciamo tre capanne”. Chi di noi non ha la sua “capanna” pronta per rinchiuder­vi e rendere permanente il bene, chi non desidera stabilizza­re la felicità della quale abbiamo sete insaziabil­e e chi non vive mendicando la libertà che perseguiam­o con sforzi sempre inadeguati ad ottenerla?

Per questo, una voce dal cielo indica un volto riconoscib­ile dai discepoli: “È il Figlio mio, l’amato: ascoltatel­o!”. State con lui, amate le cose che lui ama, combattete le cose che lui condanna, abbiate cura di coloro che sono da lui preferiti. La Trasfigura­zione porta i discepoli e il credente al primo insegnamen­to del Maestro, le beatitudin­i! Per essere felici non c’è altro modo che fare nostro il suo insegnamen­to e viverlo con la forza dello Spirito donato da Lui Risorto.

LA TRASFIGURA­ZIONE Cristo rivela ai discepoli il suo destino. Da allora, non è possibile un programma alternativ­o: seguirlo significa fare una scelta radicale

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