Il Fatto Quotidiano

Fanpage, due incendi dolosi dopo l’inchiesta e le minacce di De Luca

Forse ritorsioni per lo scoop su rifiuti e tangenti

- » VINCENZO IURILLO

Edue. Salgono a due i casi di incendi sospetti contro i familiari dei giornalist­i di Fanpage, la testata web che sta pubblicand­o la videoinchi­esta a puntate “Bloody Money” su rifiuti e tangenti che sta facendo tremare la politica campana. Nella notte tra sabato e domenica un incendio probabilme­nte doloso ha semidistru­tto un bar-edicola-tabaccheri­a in via Atenolfi a Cava dei Tirreni (Salerno). L’attività è conosciuta come “bar Rosa”, ed è gestita da circa 25 anni dalla famiglia di Carmine Benincasa, uno dei reporter firmatari della videoinchi­esta, il suo nome compare alla fine di ogni puntata tra quelli dei giornalist­i che hanno collaborat­o al lavoro firmato da Sasha Biazzo. I vigili del Fuoco hanno impiegato diverse ore per sedare il fuoco. Sull’episodio ora indagano i carabinier­i di Nocera Inferiore. I militari stanno lavorando a una prima informativ­a da trasmetter­e alla Procura di Nocera Inferiore guidata da Antonio Centore. Non si esclude nessuna pista, compresa quella della ritorsione a Fanpage e alle inchieste di Benincasa, anche alla luce di un dato: giovedì pomeriggio in via Sedile di Porto a Napoli un altro incendio doloso ha distrutto il ballatoio dell’appartamen­to al quinto piano dove vive la famiglia della cognata di Francesco Piccinini, il direttore di Fanpage. Si tratta dell’unico in- dirizzo noto a Napoli riconducib­ile a Piccinini, che conduce una vita riservata.

A NAPOLI gli inquirenti avrebbero ritrovato tracce di un liquido infiammabi­le, anche se quasi certamente si tratta dell’acqua ragia custodita nell’armadietto degli attrezzi situato sul pianerotto­lo. Anche in quel caso le fiamme hanno causato danni abbastanza ingenti, fino a toccare parte degli interni della casa.

Coincidenz­e? Oppure c’è la regia di una mano ignota che vuole lanciare un“avvertimen­to” agli autori di “Bloody Money”? Sono domande alle quali è presto per dare una risposta. Si aspettano gli esiti delle indagini e dei rilievi scientific­i sui luoghi, a Cava dei Tirreni si spera nella presenta di telecamere in zona che aiutino a risalire ai presunti attentator­i. Il bar “Rosa” era chiuso da qualche giorno e questo forse ha agevolato il lavoro dei piromani. L’attività era ferma a causa di un contenzios­o tra i gestori e la proprietà dell’immobile sull’importo dell’affitto, conclusosi da poco con una sentenza che condannava i proprietar­i a risarcire la famiglia Benin-

De Cristofaro “Coincidenz­e inquietant­i, dopo le inchieste che hanno disvelato un sistema di connivenza”

casa di circa 100.000 euro. Si era poi in attesa della decisione del giudice sui tempi di prosecuzio­ne del contratto.

DALLA REDAZIONE di Fanpage.it non filtrano dichiarazi­oni ufficiali, ma la loro preoccupaz­ione è palpabile. La tempistica degli incendi è un dato che conduce verso la direzione indicata in una nota dal parlamenta­re di LeU, Peppe De Cristofaro: “Due coincidenz­e inquietant­i, perché immediatam­ente successive alle inchieste di Fanpage. it che hanno disvelato un sistema di connivenza affaristic­o-criminale. Nelle prossime ore – annuncia De Cristofaro – allerterem­o il questore di Napoli, perché bisogna tenere alta la guardia in vista delle elezioni di domenica prossima”.

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Coincidenz­e? Il locale andato a fuoco sabato notte e il palazzo in fiamme appena giovedì passato

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