Il Fatto Quotidiano

Pure da Veltroni no al Renzusconi

L’ex segretario bombarda il Rosatellum e la possibile alleanza con Forza Italia

- » STEFANO FELTRI

Manca una settimana al voto ma ad assistere agli ultimi eventi elettorali del Pd sembra che Matteo Renzi e tutta la sua stagione politica sia già stata archiviata. Il premier Paolo Gentiloni rilascia un’intervista a R epubblica che torna sui temi iniziali di una campagna elettorale che si era aperta con effiemere denunce di grandi complotti a base di fake news, Russia e Cinque Stelle: “Voto utile contro il populismo o si torna al passato”. Eppure al teatro Eliseo di Roma, con la classica platea democratic­a di rughe e capelli bianchi, il ritorno al passato non sembra affatto una cattiva idea. L’ex segretario del Pd Walter Veltroni strappa applausi imprevisti quando, con un lapsus, parla del “Pci che è stato un punto di riferiment­o come forza di governo”.

SUL PALCO del teatro (di Luca Barbaresch­i, ex deputato di centrodest­ra) sale Marianna Madia, ministro della Funzione pubblica e candidata all’uninominal­e ai Parioli, parla di “orgoglio e umiltà”, rivendica il rinnovo del contratto degli statali, un attimo prima delle elezioni. Poi tocca a Veltroni che da tempo ha lasciato il confino delle produzioni culturali per tornare a occuparsi del partito che ha fondato nel 2007 e affondato alle elezioni del 2008, quando la “vocazione maggiorita­ria” lo condannò all’opposizion­e.

PER UNA SINGOLARE scelta scenica, Veltroni parla sul palco, in piedi, mentre Gentiloni lo ascolta su una sedia a lato. Con una perifrasi riesce a evitare il suo “endorsemen­t” formale a Gentiloni, “Paolo ne ha ricevuti molti, autorevoli e sinceri, in questi giorni e del mio penso non abbia bisogno, lo consideri naturale”. Poi presenta un manifesto per un Pd e un centrosini­stra diverso da quello renziano, in un discorso di 20 pagine e almeno altrettant­i applausi. Cita Renzi due volte e soltanto per sottolinea­rne l’incoerenza: “Renzi nei mesi passati ha sempre giustament­e insistito su un concetto che per me è basilare per il futuro della democrazia e che fu alle radici della nascita del Pd: i governi si sanno la notte delle elezioni, li stabilisco­no i cittadini con il loro voto e non le segreterie dei partiti, la democrazia è democrazia dell’alternanza”. Una doppia critica: una alla legge elettorale Rosatellum, che

L’unica strada Se nessuno riesce ad ottenere una maggioranz­a meglio tornare al voto

richiede la formazione di coalizioni in Parlamento, e una preventiva alle tentazioni di larghe intese con Forza Italia. Silvio Berlusconi, dice Veltroni rispolvera­ndo la sua contestata espression­e del 2008, “per me rimane il principale esponente dello schieramen­to a noi avverso”, dando un nuovo significat­o bellicoso a quella formula che era il rifiuto dell’anti-berlusconi­smo.

IN CASO DI STALLO, per Veltroni si deve tornare a votare dopo aver approvato “una legge elettorale con un premio di maggioranz­a al livello che la sentenza della Corte costituzio­nale ha stabilito”. Le regole si scrivono insieme ma poi si governa separati. E chi governa “non deve ricorrere alle orrende forzature dei voti di fiducia ripetuti, delle leggi delega omnibus”, due strumenti usati sia da Renzi che da Gentiloni. L’ex segretario del Pd delinea poi una sinistra che si fonda su un pantheon da rivendicar­e – Enrico Berlinguer, Guido Rossa, Federico Fellini, Vittorio Bachelet – una sinistra che dice alla camorra “votate chi vi pare ma non noi” (e chissà che non volesse evocare il caso Fanpa- ge- De Luca), una sinistra che sia “dentro il popolo, dentro il suo malessere, il suo disagio” e che abbia risposte concrete da offrire.

Tocca al premier parlare dopo Veltroni ma, come spesso accade della prosa di Gentiloni, si trattiene poco. Giusto un’espression­e – “questa cosa degli 80 euro su cui qualcuno ha ironizzato” – che tradisce anche da parte del pacato inquilino di palazzo Chigi una certa stanchezza nel dover rivendicar­e ancora i prodigi dei mille giorni del governo renziano.

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LaPresse Il nuovo arrivato Paolo Gentiloni trova l’appoggio anche di Walter Veltroni

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