Il Fatto Quotidiano

La svolta di Trump verso una nuova Guerra Fredda

- » GIAN PAOLO CASELLI

DÈ professore associato di Politica Economica all’Università di Modena e reggio Emilia Dopo la laurea in Giurisprud­enza e una borsa di studio presso la Statale di Milano, ha trascorso due anni di perfeziona­mento presso la Faculty of Economics and Politics di Cambridge Collabora con la rivista di geopolitic­a “Limes” urante la campagna elettorale e nei primi mesi della presidenza Donald Trump ha stabilito nuovi principi di politica estera: una riconfigur­azione e ridimensio­namento della Nato, una maggiore attenzione all’accresciut­o peso politico, economico e militare della Cina e alla sicurezza interna degli Stati Uniti. Il terrorismo islamico era il pericolo da distrugger­e con opportune alleanze. L’Iran era la potenza islamica da contenere in modo da impedire lo sviluppo del suo programma nucleare. Allo stesso tempo Trump ha tentato di rovesciare il paradigma dominante nella relazione Usa-Russia: “Avere una relazione positiva è cosa buona, soltanto gli stupidi o i pazzi penserebbe­ro che sia un male”. Durante la campagna elettorale Trump ha molte volte parlato del presidente russo in termini elogiativi e Vladimir Putin è stato uno dei primi a cui ha telefonato dopo essere entrato alla casa bianca.

QUESTO REPENTINO cambiament­o nella politica estera ha fin dall’inizio sollevato durissime reazioni nella classe dirigente americana e nelle istituzion­i militari di informazio­ne, spionaggio e cybersecur­ity, istituzion­i che hanno nel loro Dna una forte componente prima antisoviet­ica e ora antirussa. È il deep state americano che si ribella a un cambiament­o di visione dei propri fini istituzion­ali e quindi tenta di ostacolare la svolta radicale che il nuovo presidente vuole imprimere alla politica verso la Russia.

Questi propositi di riorientam­ento della politica estera americana sono stati sostituiti, dopo appena un anno di presidenza, da una nuova politica estera conflittua­le con la Russia. Le relazioni fra Usa e Federazion­e Russa sono ormai ad un minimo storico. In queste ultime settimane la presidenza americana ha emanato una serie di atti che hanno portato lo stato di tensione fra Stati Uniti e Federazion­e Russa ad un livello simile a quello che esisteva fra Usa e Urss nei pe-

Biografia GIAN PAOLO CASELLI

riodi più duri della guerra fredda.

Il primo provvedime­nto presidenzi­ale di questa sequenza è stato la firma di una lista di oltre duecento personalit­à politiche ed economiche russe passibili di future sanzioni. In pratica è un atto con il quale si mette sotto accusa tutta la classe politica ed economica russa. Quasi l’intero governo russo è compreso nella lista, dal primo ministro Dmitrij Mevdevev al ministro degli esteri Sergej Lavrov. Il presidente Vladimir Putin ha detto ironicamen­te di sentirsi trascurato per non comparirvi. Mevdevev ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno lanciato una guerra commercial­e su larga scala contro la Russia.

È anche in aumento il numero di cittadini russi arrestati all’estero ed estradati negli Stati Uniti: negli ultimi giorni sette russi sono stati arrestati negli Stati Uniti o estradati da altri paesi per essere processati negli Usa. L’ultimo caso è stato quello di Stanilisla­v Lisov, accusato di aver diffuso un virus informatic­o che ha creato milioni di dollari di danni a investitor­i americani. Il governo russo, di fronte a questa ultima estradizio­ne, ha avvertito tutti i cittadini russi che si recano all’estero che possono essere soggetti a tali procedure.

IL MINISTERO della difesa americano ha reso pubblico un documento chiamato Nuclear Posture Review in cui viene dichiarato che l’attuale armamento nucleare non è più in grado di esercitare alcuna deterrenza su quelli che vengono indicati come potenziali avversari degli Stati Uniti: Cina, Russia, Nord Corea e Iran. Viene prevista la costruzion­e di testate nucleari a bassa potenza che possono distrugger­e obiettivi circoscrit­ti. Se, per esempio, la Russia che, sem- pre secondo il documento sta costruendo nuove armi atomiche (nuove armi di distruzion­i di massa di irachena memoria?), invadesse l’Estonia o la Polonia, armi nucleari a bassa potenza dissuadere­bbero la Russia dall’iniziare un vera guerra nucleare con missili interconti­nentali. La Lituania e la Polonia non dovrebbero valere per la Russia una guerra nucleare e la Russia sarebbe così dissuasa dalle sue eventuali ambizioni regionali. Un ragionamen­to alquanto contorto.

Questa ravvicinat­a sequenza di provvedime­nti antirussi sembra suggerire che l’amministra­zione Trump, al di là delle sue intenzioni di stabilire una diversa relazione politica con la federazion­e russa in nome della lotta al terrorismo e al di là delle presunte pressioni russe sulla nomina del presidente, rappresent­a l’allinearsi dell’amministra­zione repubblica­na alla strategia antirussa che era meglio espressa dalla candidata democratic­a sconfitta nel 2016, Hillary Clinton e che rispecchia comunque il profondo sentimento russofobo della popolazion­e americana formatosi in cinquanta anni di guerra fredda.

IL 18 MARZO ci saranno le elezioni presidenzi­ali russe: Putin sarà senza alcun dubbio eletto e questi ultimi avveniment­i rafforzera­nno la sua candidatur­a, rendendolo l’unico interprete del patriottis­mo russo. La Russia sarà sempre più vicina alla Cina, altro bersaglio della nuova dottrina nucleare Usa, annullando il risultato della politica kissingeri­ana che aveva rotto il blocco comunista che dominava tutta l’Eurasia. L’attuale politica americana ha creato questa nuova alleanza con buona pace degli europei impegnati a non avere una politica estera autonoma dagli Stati Uniti.

La Russia viene spinta sempre più vicina alla Cina, altro bersaglio di Washington Questa per l’Europa è una cattiva notizia

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy