Il Fatto Quotidiano

Il Male contro il Maligno: l’approccio opposta tra i cattolici e gli ortodossi

ILMARMIDON­E Lui, il Diavolo buontempon­e, mette in atto la suprema astuzia: far credere a tutti di non esistere

- » PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO

Ci sono due modi di chiudere il Padre Nostro. “Liberaci dal male”, recitano nel Pater i cattolici. “Liberaci dal Maligno”, invece, chiedono a Dio gli ortodossi. Una differenza, questa, che in due parole comunque derivate da una stessa radice linguistic­a – il male – svela un approccio opposto rispetto allo stesso avversario tra le due comunità di credenti. Il Maligno, secondo la Chiesa ortodossa, è una persona vera. Quasi un’astrazione – perfino una metafora, o un cascame morale – nel sentimento diffuso della comunità cattolica quando, al contrario, per la stessa dottrina della Chiesa di Roma, per il Rito e per la fatica quotidiana degli esorcisti, questo tema teologico va a ricondursi alla concretezz­a del vissuto: il Diavolo, insomma, abita presso noi.

Padre Cesare Truqui, un esorcista – “ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d’integrità di vita” – attraverso il Corriere della Sera informa l’opinione pubblica del tripli- carsi degli esorcismi malgrado “molti cristiani non credono più all’esistenza del Maligno, vengono nominati pochi esorcisti e non ci sono più giovani preti disposti a imparare la dottrina e la pratica di liberazion­e delle anime”.

NESSUNO, dunque, crede all’esistenza del Diavolo e lui – buontempon­e, con la sua faccia avvolta in volute di nulla – mette in atto la suprema astuzia: far credere a tutti di non esistere. E ci riesce se tra i credenti, ormai, solo pochi tengono in petto il più oscuro dei segreti: se la preda diventa astuta non ci sarà più un cacciatore. Ecco, anche adesso a scriverne – e di certo anche a leggerne – s’avverte il tipico gelo improvviso che annuncia la prossimità dell’Avversario il quale, come spiega frate Paolo Carlin, un padre cappuccino, ha due azioni: “Quella ordinaria, la tentazione, e quella straordina­ria, la possession­e vera e propria”.

E il sussurrato­re, il Demonio – il cui occhio penetra fin a scorgere in ciascuno l’anima – lascia dilagare la peste della tristezza nelle carni e nello sguardo di chi ne ascolta il respiro. Cattura nelle proprie spire, il Nemico, ogni vagito di gioia e ne fa urto di cupa malia e solo chi ha la basmala – Bi- smi ‘ l l ah i al-Rahmani al-Rahami – l’imperativo del Pater o il Fuoco di Vesta nel cuore riesce a farlo indietregg­iare. Solo il vivo cielo, infatti, lo rende pazzo. Ed è un po’ come da sempre sanno i popoli del Mediterran­eo quando – nell’umiltà della semplicità, povera di tutto – adornano le proprie case di piastrelle di vivo blu, presagio di luce. E come una semplice piastrella, viva di blu, Il Poema Celeste di Muhammad Iqbal, filosofo e poeta del Novecento (edito in Italia da Libreria Editrice Aseq) mette a nudo la Bestia: “Io non ho né angeli né servitori; non ho portato né tradizioni né libri sacri, e ho strappato l’anima ai teologi”.

Il tipico gelo Annuncia la prossimità dell’Avversario e s’avverte già a scriverne. E di certo a leggerne

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La caduta di Satana di Gustave Doré

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