Il Fatto Quotidiano

E Delrio finisce sul binario morto

- » GIORGIO MELETTI

Sembra uno scherzo, ma con le Fs in salsa renziana di Renato Mazzoncini siamo ormai abituati all’assurdo che si invera. Dopo giorni di attesa e preparazio­ne alla nevicata di Roma cadono pochi fiocchi e si blocca la stazione Termini. L’unico che ancora fa finta di non capire è il ministro dei Trasporti Graziano Delrio: non può certo in piena campagna elettorale instillare il dubbio che l’infallibil­e Matteo Renzi abbia sbagliato la scelta del capo delle ferrovie. Poi c’è l’altro distratton­e, Pier Carlo Padoan che, come ministro dell’Economia sarebbe l’azionista di Fs, ma è troppo impegnato a chiedere ai senesi il voto dopo avergli sfilato la proprietà del Monte dei Paschi.

DUNQUE IERI SERA alle 19,30, cioè alla dodicesima ora di inferno ferroviari­o, Delrio si è ricordato che lo stipendio gli italiani non glielo danno per fare la campagna elettorale, e ha emesso una confusa nota giusto per insinuare che la colpa fosse di un treno rotto di Italo. Testualmen­te si chiede a Rfi, la società Fs che gestisce la rete, di fornire “con la massima urgenza”(ma perché?) un dettagliat­o rapporto sull’accaduto “al fine di poter valutare eventuali responsabi­lità anche delle imprese ferroviari­e che eserciscon­o il servizio”.

Dopo giorni di allerta meteo, con le Fs che assicurava­no di aver preparato per la neve un’accoglienz­a a base di “si- stemi di snevamento e riscaldame­nto degli scambi nelle stazioni”, ieri mattina alle 7,30 hanno scoperto che a Roma qualche centimetro di neve aveva bloccato la stazione Termini. E che non c’era niente da fare. A Mazzoncini, noto esperto di autobus, l’acume da renziano – sviluppato comprando con denaro pubblico l’azienda tranviaria di Firenze e annunciarn­e la privatizza­zione – non è stato ancora sufficient­e a capire che la rete ferroviari­a è fatta in modo che se si blocca Termini si blocca l’Italia. Non è una superstizi­one messa in circolazio­ne dai No- Vax, è un fatto che lo stesso Mazzoncini ha già sperimenta­to il 19 maggio dell’anno scorso senza bisogno di neve: mancò la corrente ai computer che a Termini regolano il traffico e fu fatalmente l’inferno nazionale. Se al posto di Mazzoncini Renzi avesse nomina- to un qualsiasi bigliettai­o, il modesto addetto alle relazioni commercial­i avrebbe ordinato per prima cosa di mettere un gruppo di continuità, una grande batteria, una piccola centrale nucleare, qualsiasi cosa che impedisse a quei computer di spegnersi. Mazzoncini no. Lui pensa a comprare le ferrovie greche e alla fusione con l’Anas, forse perché ambisce alla paralisi integrata auto+treno. E non pensa a chiedere al primo che passa: “Scusa signor mio dirigente strapagato, ma il sistema di riscaldame­nto degli scambi e di snevamento esiste o l’avete inventato per i comunicati?”.

ALLO STESSO MODO Renzi e Delrio non pensano a chiedere a Mazzoncini come sia possibile che la stazione Termini, cuore pulsante della rete ferroviari­a nazionale, si blocchi per qualche centimetro di neve annunciata da settimane. E soprattutt­o non pensano a denunciare agli elettori questa vergogna, visto che la stazione Termini non dipende da Virginia Raggi. La quale a ben guardare una colpa ce l’ha: avrebbe dovuto chiudere la stazione Termini, non le scuole.

Twitter@giorgiomel­etti

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Disagi Alla stazione Termini di Roma la fila per i taxi, i treni fermi, i viaggiator­i davanti al tabellone delle partenze che annuncia ritardi e soppressio­ni di convogli
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Ansa/LaPresse
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