E Delrio finisce sul binario morto
Sembra uno scherzo, ma con le Fs in salsa renziana di Renato Mazzoncini siamo ormai abituati all’assurdo che si invera. Dopo giorni di attesa e preparazione alla nevicata di Roma cadono pochi fiocchi e si blocca la stazione Termini. L’unico che ancora fa finta di non capire è il ministro dei Trasporti Graziano Delrio: non può certo in piena campagna elettorale instillare il dubbio che l’infallibile Matteo Renzi abbia sbagliato la scelta del capo delle ferrovie. Poi c’è l’altro distrattone, Pier Carlo Padoan che, come ministro dell’Economia sarebbe l’azionista di Fs, ma è troppo impegnato a chiedere ai senesi il voto dopo avergli sfilato la proprietà del Monte dei Paschi.
DUNQUE IERI SERA alle 19,30, cioè alla dodicesima ora di inferno ferroviario, Delrio si è ricordato che lo stipendio gli italiani non glielo danno per fare la campagna elettorale, e ha emesso una confusa nota giusto per insinuare che la colpa fosse di un treno rotto di Italo. Testualmente si chiede a Rfi, la società Fs che gestisce la rete, di fornire “con la massima urgenza”(ma perché?) un dettagliato rapporto sull’accaduto “al fine di poter valutare eventuali responsabilità anche delle imprese ferroviarie che eserciscono il servizio”.
Dopo giorni di allerta meteo, con le Fs che assicuravano di aver preparato per la neve un’accoglienza a base di “si- stemi di snevamento e riscaldamento degli scambi nelle stazioni”, ieri mattina alle 7,30 hanno scoperto che a Roma qualche centimetro di neve aveva bloccato la stazione Termini. E che non c’era niente da fare. A Mazzoncini, noto esperto di autobus, l’acume da renziano – sviluppato comprando con denaro pubblico l’azienda tranviaria di Firenze e annunciarne la privatizzazione – non è stato ancora sufficiente a capire che la rete ferroviaria è fatta in modo che se si blocca Termini si blocca l’Italia. Non è una superstizione messa in circolazione dai No- Vax, è un fatto che lo stesso Mazzoncini ha già sperimentato il 19 maggio dell’anno scorso senza bisogno di neve: mancò la corrente ai computer che a Termini regolano il traffico e fu fatalmente l’inferno nazionale. Se al posto di Mazzoncini Renzi avesse nomina- to un qualsiasi bigliettaio, il modesto addetto alle relazioni commerciali avrebbe ordinato per prima cosa di mettere un gruppo di continuità, una grande batteria, una piccola centrale nucleare, qualsiasi cosa che impedisse a quei computer di spegnersi. Mazzoncini no. Lui pensa a comprare le ferrovie greche e alla fusione con l’Anas, forse perché ambisce alla paralisi integrata auto+treno. E non pensa a chiedere al primo che passa: “Scusa signor mio dirigente strapagato, ma il sistema di riscaldamento degli scambi e di snevamento esiste o l’avete inventato per i comunicati?”.
ALLO STESSO MODO Renzi e Delrio non pensano a chiedere a Mazzoncini come sia possibile che la stazione Termini, cuore pulsante della rete ferroviaria nazionale, si blocchi per qualche centimetro di neve annunciata da settimane. E soprattutto non pensano a denunciare agli elettori questa vergogna, visto che la stazione Termini non dipende da Virginia Raggi. La quale a ben guardare una colpa ce l’ha: avrebbe dovuto chiudere la stazione Termini, non le scuole.
Twitter@giorgiomeletti