Sawiris, Italia Online: 77 milioni in cassa, 500 lavoratori a casa
L’azienda macina 24 milioni di utili e un dividendo da 80. Ammortizzatori dal 2015
Timore e paura. A Torino dopo il caso Embraco si rischia il bis. È la sorte non ancora definita di 500 lavoratori della ex Seat Pagine Gialle, fusa da due anni dentro la Italiaonline del magnate egiziano Naguib Sawiris, che sono in cassa integrazione e che temono che alla scadenza del piano di crisi, a giugno, l’azienda presenti un nuovo doloroso conto. Pare che ad alcuni lavoratori rientrati dalla cassa sia stato tagliato lo stipendio di un terzo. Pochi giorni fa hanno manifestato davanti al Comune chiedendo un intervento forte della politica a evitare un nuovo scempio sociale.
IL CASO Ex Seat –Italiaonline ha un che di grottesco se non di paradossale. L’internet company Italiaonline si è fusa a fine del 2015 con la vecchia Seat e subito dopo è scattata la Cigs per almeno la metà dei 1.000 dipendenti. Per 276 la Cigs è a zero ore e per altri 307 la cassa è a rotazione 4 giorni al mese. C’è un enigma però una sorta di zona d’ombra inquietante. Si può essere considerati un’azienda in stato di crisi se si fanno utili sostanziosi; non si hanno debiti e ci sono in cassa 77 milioni di euro? Certo che no. Ma per Italiaonline vige evidentemente il principio dell’eccezione alla regola. I vertici della società hanno approfittato a piene mani di un vecchio accordo di ristrutturazione della Seat Pagine Gialle trasferendolo d’incanto sul nuovo gruppo. Un accordo sindacale firmato all’epoca e rispolverato, all’atto dell’acquisizione, con il beneplacito del ministero dello Sviluppo economico nel dicembre del 2015. E non un sacrificio da poco. Metà della forza lavoro è costretta al ricorso agli ammortizzatori sociali pagati dai contribuenti.
E qui arriva il paradosso dell’intera vicenda. L’azienda, che oggi si vanta di essere la prima Internet company italiana, mostra infatti una salute economico-finanziaria che fa a pugni con il ricorso al sostegno pubblico. L’ultimo bilancio, quello dei primi nove mesi del 2017, sprizza salute da tutti i pori. Su ricavi per 250 milioni Italiaonline ha un margine operativo lordo di ben 56 milioni, in crescita sui 12 mesi precedenti. L’utile operativo è addirittura raddoppiato in un anno passando da 11 milioni a 24 milioni. L’azienda, che oltre a raccogliere pubblicità via web ha un portafoglio di portali da Libero a Virgilio oltre alla vecchia dotazione delle Pagine bianche e Gialle della ex Seat, non ha debiti con le ban- che e sfoggia una dotazione di cassa di ben 77 milioni. Se questa è crisi, vien da dire. Ma le cose andavano già molto bene, per l’azienda controllata al 59% dal magnate egiziano Naguib Sawiris, anche quando fu avviato lo stato di crisi due anni fa, all’indomani della fusione con l’ex Seat.
La società all’epoca dell’accordo, sottoscritto al ministero dello Sviluppo economico, vantava una posizione finanziaria netta positiva per 111 milioni, nessun debito bancario e con cassa liquida per 120 milioni. Una salute di ferro a livello patrimoniale co nsi der ando che le attività generavano anche flussi di cassa abbondanti, ben 48 milioni di euro. C’era un problema di redditività allora? Anche qui non si capisce quanto quella cassa integrazione fosse necessaria. Su ricavi nei primi nove mesi del 2016 per 295 milioni, il margine operativo lordo era a quota 55 milioni, in crescita sostenuta sul 2015, e che valeva quasi il 19% del fatturato. Ovviamente Italiaonline faceva anche buoni utili. A settembre del 2016 i profitti netti erano di ben 35 milioni. Tagliare il costo del lavoro non appariva certo una priorità a superare una crisi che non c’era. Già il costo del lavoro? Pesava così tanto da inficiare la futura redditività dell’azienda del Faraone egiziano? Per niente dato che valeva il 26% del fatturato dell’azienda. E con la Cigs di fatto l’azienda ha avuto un regalo dallo Stato di oltre 20 milioni. Da allora Sawiris ha avuto di che compiacersi. L’ultimo bilancio ha visto il margine operativo lordo salire al 22,5% del fatturato. Non solo, ma il regalo il Faraone egiziano, patron del colosso delle Tlc Orascom e noto alle cronache italiane per aver comprato a debito Wind poi venduta ai russi di Vimpelcom, se l’è già fatto. Buona parte di tutta quella cassa liquida è diventata a maggio del 2017 un ricchissimo dividendo straordinario di ben 80 milioni, di cui 48 milioni finiti nelle casse della sua holding lussemburghese, la Libero acquisition sarl.
GIÀ, MA da dove arriva quel tesoretto che, nonostante il prelievo, lascia in cassa a Italiaonline altri 77 milioni di denaro liquido? È la dote della ex Seat Pagine Gialle quando venne fuse con le attività del Faraone. Una mossa molto astuta. Anzi una doppia mossa. Non solo Sawiris con l’operazione di fusione si portò a casa gli oltre 100 milioni di risorse liquide della Seat, ma ereditò anche il vecchio piano di ristrutturazione che prevedeva la cassa integrazione. Cosa puntualmente utilizzata nella nuova creatura, la Italiaonline quotata. Un colpo di genio del magnate mediorientale. Già ma ottenuto con il via libera del ministero dello Sviluppo che non ha esitato a concedere gli ammortizzatori a una società in piena salute. Resta sullo sfondo il ruolo del magnate egiziano evidentemente influente sulle cose italiane. Sawiris non è una novità per l’I t a li a . Lo conosce bene, dato che rilevò la compagnia telefonica Wind. Lo fece agli inizi del 2005 tramite un fondo la Weather Investment che acquisì la quota di controllo di Wind Telecomunicazioni in Italia, di cui fu nominato Presidente a fine estate dello stesso anno. La Weather Investments finì poi per acquisire anche la greca Tim Hellas. Tipico il suo operare a leva negli shopping delle società. Tanto debito e poco capitale. Quel debito su Wind pesò molto per anni, fino alla cessione ai russi di Vimpelcom. Italiaonline è la sua nuova scommessa imprenditoriale fatta questa volta non con il debito ma con la stampella pubblica.
L’inchino
Il magnate ha risparmiato 20 milioni 500 lavoratori a casa a carico pubblico L’ex Pagine Gialle
I dipendenti hanno manifestato, temono per la fine degli aiuti che scadono a giugno