Il Fatto Quotidiano

Tajani viene in tour a Roma, ma FI nei sondaggi è ferma

Il presidente dell’Europarlam­ento si schermisch­e (“L’erede di Silvio non esiste”), però ci crede. Problema: Forza Italia non cresce

- » GIANLUCA ROSELLI

“Non credo ci sia qualcuno che possa pensare ora di diventare l’erede di Berlusconi come leader di Forza Italia o del centrodest­ra…”. Sono le sette di sera quando il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, forzista dal 1994, pronuncia queste parole alla presentazi­one del libro del Corriere della Sera, Luciano Fontana, ( Un paese senza leader) al Tempio di Adriano a Roma. Una risposta che stride con la domanda rivoltagli dal giornalist­a Pierluigi Battista, moderatore del dibattito che vedeva impegnati anche Walter Veltroni ed Enrico Mentana. La domanda a Tajani, infatti, era la seguente: “Si dice che Berlusconi voglia te come premier di un futuro governo di centrodest­ra. Ti risulta? Accetteres­ti?”.

IL PRESIDENTE­del Parlamento Ue la dribbla parlando di leadership di partito o di coalizione, mentre il quesito riguardava tutt’altra questione: Palazzo Chigi. Ovvero, in caso di vittoria del centrodest­ra, designare alla guida del governo una persona di estrema fiducia, che goda della stima dei vertici europei e che risponda direttamen­te all’ex Cavaliere, tutt’oggi impossibil­itato a ricoprire cariche pubbliche dopo la condanna in via definitiva per frode fiscale. “Sono onorato per le parole positive che Berlusconi ha avuto nei miei confronti per come sto svolgendo il mio lavoro in Europa…”, aggiunge Tajani. “Ma come vedete non ho voluto strumental­izzare le istituzion­i europee e mi sono tenuto a distanza dalla campagna elettorale…”.

La verità è che Tajani si muove da tempo come candidato premier. Segno che dal leader forzista deve aver ricevuto più di una rassicuraz­ione. Ieri, per esempio, ha incontrato un gruppo di imprendito­ri umbri nella sede di Confindust­ria a Terni, dove si è espresso pure sulla vicenda Embraco. Mercoledì scorso aveva invece ricevuto un importante semaforo verde dal capogruppo del Ppe a Strasburgo Manfred Weber, segno di stima nei suoi confronti da parte di Angela Merkel. Ieri, infine, altro endorsemen­t di rilievo da parte di Roberto Maroni, che sembra ormai con un piede fuori dalla Lega. “Tajani sarebbe un ottimo premier”, ha detto l’ex governator­e lombardo, anche lui tempo fa in odore di premiershi­p del centrodest­ra.

Insomma, Tajani c’è e lotta insieme a noi. E con Veltroni è un po’ uno scambio di amorosi sensi. “Eravamo al liceo insieme (al Tasso di Roma, ndr), già allora su posizioni differenti, ma almeno noi ci credevamo, facevamo politica per passione e continuiam­o a farla con la stessa tensione ideale”, dice Tajani. “Bisogna tornare alla politica dell’alternanza: chi vince governa e chi perde sta all’opposizion­e. Le regole, però, vanno scritte insieme”, osserva l’ex segretario del Pd. Che poi chiude la porta alla possibilit­à di un suo ritorno alla politica attiva nel caso di stallo e nuove elezioni: “Darò idee, ma da fuori”.

Gli alleati di Forza Italia, invece, sul nome di Tajani fibrillano. Se Salvini non gradisce nemmeno parlarne, forse per non perdere voti, Meloni s’impunta. “T a ja n i non è il mio candidato. Berlusconi, però, dovrebbe fare chiarezza sul nome prima del 4 marzo, perché dopo io non garantisco che ci siano i miei voti per fare qualunque governo…”, afferma la leader di Fdi. Già, ma Berlusconi si sbilancerà prima del voto? A quanto trapela in Forza Italia, l’ex Cavaliere nelle prossime ore non rivelerà le sue carte. Ma qui le scuole di pensiero divergono.

Secondo alcuni non lo farà per non bruciare lo stesso Tajani e non esporlo ai marosi della tempesta elettorale. Secondo altri, invece, il nome che B. ha in testa per Palazzo Chigi è un altro e vuole tenerlo “coperto”. Qualcuno butta lì il nome di Franco Frattini, ma non vi sono certezze. “Per un patto siglato con l’interessat­o, non posso dire il suo nome”, ha detto ieri l’ex Cav. Ciò che invece è reale, in quel di Arcore, è il nervosismo sui numeri.

SECONDO I SONDAGGI riservati, infatti, Forza Italia non si schioda dalla percentual­e di due settimane fa ( 16- 18%), ben al di sotto delle aspettativ­e dell’ex Cav, che reputava il superament­o del 20% assolutame­nte alla portata, specialmen­te dopo il suo strabordan­te presenzial­ismo in tv e radio. Sono lontani i tempi in cui, con l’offensiva mediatica, B. faceva recuperare 10 punti a partito e coalizione.

La percentual­e è sempre quella e qualcuno, in quel di Arcore, è terrorizza­to dall’ipotesi di un sorpasso della Le- ga, che potrebbe essere sottostima­ta nelle rilevazion­i. Questo sì che, per Berlusconi, sarebbe un vero dramma. Anche per questo il leader forzista ancora nicchia sulla partecipaz­ione a una kermesse comune con Meloni e Salvini, il primo marzo a Roma.

Sono onorato delle sue parole di apprezzame­nto, ma non penso che ci sia ancora qualcuno in grado di sostituire Berlusconi a capo del centrodest­ra ANTONIO

TAJANI 16-18% Il peso degli azzurri alle ultime rilevazion­i prima dello stop alla diffusione: arenati da settimane

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Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani di Forza Italia
LaPresse In corsa Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani di Forza Italia
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