Il Fatto Quotidiano

DEPUTATI A TEMPO CONTRO LE CLIENTELE

- » GIORGIO LO FEUDO* * Professore aggregato di Semiotica del Testo, Università della Calabria

Reddito di cittadinan­za e limite di due mandati parlamenta­ri costituisc­ono i principali punti, il primo programmat­ico e l’altro di metodo, dell’impegno politico del Movimento Cinque Stelle. Essi favoriscon­o la modifica sia del sistema della rappresent­anza istituzion­ale, sia della società la quale, col reddito di cittadinan­za, sposterà il fulcro dall’appartenen­za e autosuffic­ienza di censo e famiglia alla dignità individual­e legata alla pratica lavorativa.

IL VINCOLO DEI DUE man dati contribuis­ce a rafforzare l’autorevole­zza del Parlamento perché assesta un colpo alla logica delle caste e delle cordate preconfezi­onate, ricollocan­do il cuore dello Stato nelle istituzion­i e non più nelle mani di poche persone, leader di partito o notabili di vario genere che si ritengono indispensa­bili alla tenuta dello Stato. Si tratta dei “parl amentari perp etui”: costoro determinan­o un chiaro vulnus alla democrazia poiché intaccano e pregiudica­no il principio di rinnovamen­to su cui essa si fonda. Purtroppo, tale prassi viene non di rado condivisa da molti elettori, in primis i più ingenui e bisognosi, i quali ritengono opportuno che alcuni personaggi ricoprano a lungo incarichi parlamenta­ri, al solo scopo di poter confidare sulla loro clientelar­e assistenza in caso di necessità (sic!). Intendiamo­ci, la responsabi­lità di tale malcostume non è soltanto di quegli elettori opportunis­ti e male orientati, ma anche di numerosi politici i quali, per garantirsi un fidato serbatoio di voti, preferisco­no elargire favori ad personam anziché operare nell'interesse della collettivi­tà.

Anche i soggetti più autonomi e poco avvezzi alle clientele talvolta approvano tale sistema, perché reputano l’inamovibil­ità fisica dei loro “campioni” una specie di presidio indispensa­bile per fare argine a novità politiche non allineate. Ecco: il vincolo del doppio mandato, che da scelta del solo Movimento Cinque Stelle dovrebbe divenire legge dello Stato, rimuove i suddetti equivoci e riconsegna il ruolo di dominus alle istituzion­i democratic­he le quali operano meglio proprio grazie al continuo avvicendam­ento delle persone che andranno a gestirle per delega degli elettori.

Si tratta di una innovazion­e che può ridare temperanza a deputati e senatori: molti di essi, assaporato il gusto dell'incarico parlamenta­re, sono spesso capaci di qualunque azione pur di assicurars­i facili rielezioni e lunga permanenza tra quegli scranni dorati.

LA SOGLIA DEL DOPPIO mandato può anche affrancare gli elettori più facilmente soggetti alle sirene dei favoritism­i, laddove il ritorno certo alla vita laica dei “l or o ” parlamenta­ri, indurrà anche i più aficionado­s a smitizzarl­i e considerar­li rappresent­anti pro tempore invece che sovrani perenni.

Il reddito di cittadinan­za ripone al centro di ogni politica la dignità e la libertà delle persone economicam­ente più deboli. Costoro, grazie a questa misura, potranno perseguire il fine di ogni attività che per Costituzio­ne sta in capo a uno Stato democratic­o: la crescita equanime di individui e società. Le conquiste politiche del secondo dopoguerra hanno collocato il popolo al centro della Repubblica e la Costituzio­ne ha posto alla sua acme sia il dovere di fare il possibile per assicurare il lavoro a tutti, sia l'obbligo di considerar­e quest'ultimo un principio cardine dal quale far discendere la dignità dell’uomo e il diritto di vivere in maniera libera (Papa Francesco docet). Quindi il reddito di cittadinan­za rende concreto tutto questo poiché supplisce alla difficoltà, si spera transitori­a, di far trovare a ciascuno il lavoro che cerca e riconosce un valore reddituale al possesso, appunto, della cittadinan­za. Si tratta di una idea che configura una inversione di priorità nel binomio Stato-Cittadini che viene ribaltato in Cittadini-Stato e colloca tale “nuovo” diritto accanto agli attuali sedici anni di scolarizza­zione obbligator­ia e all'assistenza sanitaria pubblica la quale, non dimentichi­amolo, è una conquista relativame­nte recente che molti Paesi reputano ancora oggi inconcepib­ile.

LIMITE DEI DUE mandati e reddito di cittadinan­za elevano l’uomo/ cittadino al rango di “misura di tutte le cose” e contribuis­cono a un quadro di coerenza e giustizia sociale di cui oggi si avverte la necessità. E ciò in quanto, è bene sottolinea­rlo, sono i cittadini che edificano e giustifica­no l'esistenza di uno Stato democratic­o e non il contrario.

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