DEPUTATI A TEMPO CONTRO LE CLIENTELE
Reddito di cittadinanza e limite di due mandati parlamentari costituiscono i principali punti, il primo programmatico e l’altro di metodo, dell’impegno politico del Movimento Cinque Stelle. Essi favoriscono la modifica sia del sistema della rappresentanza istituzionale, sia della società la quale, col reddito di cittadinanza, sposterà il fulcro dall’appartenenza e autosufficienza di censo e famiglia alla dignità individuale legata alla pratica lavorativa.
IL VINCOLO DEI DUE man dati contribuisce a rafforzare l’autorevolezza del Parlamento perché assesta un colpo alla logica delle caste e delle cordate preconfezionate, ricollocando il cuore dello Stato nelle istituzioni e non più nelle mani di poche persone, leader di partito o notabili di vario genere che si ritengono indispensabili alla tenuta dello Stato. Si tratta dei “parl amentari perp etui”: costoro determinano un chiaro vulnus alla democrazia poiché intaccano e pregiudicano il principio di rinnovamento su cui essa si fonda. Purtroppo, tale prassi viene non di rado condivisa da molti elettori, in primis i più ingenui e bisognosi, i quali ritengono opportuno che alcuni personaggi ricoprano a lungo incarichi parlamentari, al solo scopo di poter confidare sulla loro clientelare assistenza in caso di necessità (sic!). Intendiamoci, la responsabilità di tale malcostume non è soltanto di quegli elettori opportunisti e male orientati, ma anche di numerosi politici i quali, per garantirsi un fidato serbatoio di voti, preferiscono elargire favori ad personam anziché operare nell'interesse della collettività.
Anche i soggetti più autonomi e poco avvezzi alle clientele talvolta approvano tale sistema, perché reputano l’inamovibilità fisica dei loro “campioni” una specie di presidio indispensabile per fare argine a novità politiche non allineate. Ecco: il vincolo del doppio mandato, che da scelta del solo Movimento Cinque Stelle dovrebbe divenire legge dello Stato, rimuove i suddetti equivoci e riconsegna il ruolo di dominus alle istituzioni democratiche le quali operano meglio proprio grazie al continuo avvicendamento delle persone che andranno a gestirle per delega degli elettori.
Si tratta di una innovazione che può ridare temperanza a deputati e senatori: molti di essi, assaporato il gusto dell'incarico parlamentare, sono spesso capaci di qualunque azione pur di assicurarsi facili rielezioni e lunga permanenza tra quegli scranni dorati.
LA SOGLIA DEL DOPPIO mandato può anche affrancare gli elettori più facilmente soggetti alle sirene dei favoritismi, laddove il ritorno certo alla vita laica dei “l or o ” parlamentari, indurrà anche i più aficionados a smitizzarli e considerarli rappresentanti pro tempore invece che sovrani perenni.
Il reddito di cittadinanza ripone al centro di ogni politica la dignità e la libertà delle persone economicamente più deboli. Costoro, grazie a questa misura, potranno perseguire il fine di ogni attività che per Costituzione sta in capo a uno Stato democratico: la crescita equanime di individui e società. Le conquiste politiche del secondo dopoguerra hanno collocato il popolo al centro della Repubblica e la Costituzione ha posto alla sua acme sia il dovere di fare il possibile per assicurare il lavoro a tutti, sia l'obbligo di considerare quest'ultimo un principio cardine dal quale far discendere la dignità dell’uomo e il diritto di vivere in maniera libera (Papa Francesco docet). Quindi il reddito di cittadinanza rende concreto tutto questo poiché supplisce alla difficoltà, si spera transitoria, di far trovare a ciascuno il lavoro che cerca e riconosce un valore reddituale al possesso, appunto, della cittadinanza. Si tratta di una idea che configura una inversione di priorità nel binomio Stato-Cittadini che viene ribaltato in Cittadini-Stato e colloca tale “nuovo” diritto accanto agli attuali sedici anni di scolarizzazione obbligatoria e all'assistenza sanitaria pubblica la quale, non dimentichiamolo, è una conquista relativamente recente che molti Paesi reputano ancora oggi inconcepibile.
LIMITE DEI DUE mandati e reddito di cittadinanza elevano l’uomo/ cittadino al rango di “misura di tutte le cose” e contribuiscono a un quadro di coerenza e giustizia sociale di cui oggi si avverte la necessità. E ciò in quanto, è bene sottolinearlo, sono i cittadini che edificano e giustificano l'esistenza di uno Stato democratico e non il contrario.