Roberta Lombardi, la più antigrillina di tutti i grillini
Roberta Lombardi è un’instancabile sabotatrice di se stessa. Non c’è nessuno, in Italia, più anti-grillino di lei. Ogni volta che apre bocca, e peggio ancora ti capita di vedere in tivù quelle sue espressioni da Farinacci 2.0, ti vien voglia di votare tutti. Ma proprio tutti. Tranne lei. Col centrodestra spaccato e i 5 Stelle rappresentati dalla Lombardi, Zingaretti non può proprio perdere. Nemmeno se si impegna. Pochi giorni fa, in uno dei tanti slogan allegramente fascistelli, Donna Roberta ha detto che se verrà eletta lei ci saranno “meno migranti e più turisti”. Una frase a caso, perfetta per un Salvini o un La Russa, e dunque perfetta anche per lei. I poveri Fico e Di Battista si sono dissociati, e non potevano fare altro, ma Donna Roberta è inarrestabile. Lo è sempre stata, lanciata a bomba contro se stessa, in una propensione auto-demolitoria fagocitante e fieramente devastatrice. Nasce a Orbetello (Grosseto) nel 1973, per poi spostarsi a Roma. Laurea in Giurisprudenza. Famiglia di destra. Nel 2004 si occupa di design soprattutto per appartamenti di lusso, tre anni dopo entra nei neonati Meetup Amici di Beppe Grillo. Pentastellata della prima ora, ben prima che il M5S nascesse, Donna Roberta si candida alle Comunali di Roma nel 2008 e prende 199 preferenze. Cinque anni dopo è eletta deputata alla Camera per i 5 Stelle. In uno dei primi moti masochistici della sua storia, il M5S la sceglie portavoce alla Camera.
PER FARSI ANCORA più male, viene pure scelto il rutilante Vito Crimi come portavoce al Senato. I due, nelle vesti lise del poliziotto cattivo e buono, partecipano da primattori allo streaming con Bersani e fanno più danni della grandine. Donna Roberta, in particolare, tratta Bersani neanche fosse il Poro Schifoso, cita a caso Ballarò e si autodefinisce interprete delle parti sociali (senza che le parti sociali lo sappiano). In dieci minuti Donna Roberta disbosca centinaia di migliaia di voti grillini, e solo questo la dovrebbe spingere a ritirarsi in un eremo. Macché. Va avanti. Dice che non c’è scritto da nessuna parte che il presidente della Repubblica debba avere più di 50 anni (c’è scritto nell’articolo 84 della Costituzione), dedica post affascinanti al furto di portafogli e una volta al dì tenta di rivalutare il fascismo. Ascoltiamola: “Da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica, razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia”. Il Movimento la mette in naftalina e la cosa sembra farle bene. Chiede scusa a Bersani (“ero arrogante per nascondere la timidezza”), fa tana a Marra molto prima della Raggi, indovina qualche intervento giusto alla Camera. Poi la scelgono come candidata alla Regione Lazio. Torna in tivù. E si scopre che non è cambiata: sempre arrogante, respingente e fascistella, anche in quel vezzo – molto renzino e berluschino – di non accettare il confronto televisivo con i giornalisti “sgraditi”. In Rete i talebani la difendono a spada tratta, un po’come Bruno Vespa difendeva Maria Elena Boschi accostandola financo a Santa Teresa d’Avila. Come la Boschi, peraltro, Donna Roberta è potentissima in maniera inversamente proporzionale ai meriti: se Mary Helen Woods toglie secondo i sondaggisti un milione di voti al Pd, anche Donna Roberta prosegue la sua furia autodistruttiva. E nessuno la ferma. Per parafrasare un regista un tempo arrabbiato: continuate così, fatevi del male.