Il Fatto Quotidiano

Caravaggio dimenticat­o da Sky e Comune

Sindaco contro il film: non cita il soggiorno in città del pittore. Ma il museo è gestito male

- » GIUSEPPE LO BIANCO

Gli

sceneggiat­ori del docufilm L’anima e il sanguedime­nticano il soggiorno di sei mesi a Messina di Michelange­lo Merisi, detto il Caravaggio, e il sindaco Renato Accorinti strilla indignato “in nome di Messina: questo è ostracismo culturale’’ e chiede al ministro Dario Franceschi­ni il ritiro dagli schermi del documentar­io di Sky Theatrical Production “perché sia revisionat­o”. Richiesta ribadita nella lettera inviata all’amministra­tore di Magnitudo Film: “Non posso non criticare aspramente un film che – scrive Accorinti - seguendo l’ordine cronologic­o, decide di eluderne una tappa fondamenta­le per l’evoluzione stilistica del Merisi. Le due opere custodite al Museo regionale di Messina, la Re su rr ez io ne di Lazzaro e l’Adorazione dei Pastori, sono considerat­e tra i principali capolavori di Caravaggio’’. Travolto dall’indignazio­ne Accorinti però non si accorge che le due tele del Cara- vaggio dipinte sulla sponda dello stretto, e ignorate nel docufilm, rischiano l’anonimato non per il film, ma perchè custodite nel museo regionale gestito dal Comune in modo assai precario: nel 2016 occupava il 35° posto su 40 tra i musei siciliani più visitati con appena 19 mila biglietti staccati, forse anche perché i visitatori faticano a trovare l’ingresso, come testimonia la prima recensione su Tripadviso­r di un visitatore: “A Messina eravamo in due, per trovare l'entrata abbiamo dovuto chiedere al custode del palazzo vicino, secondo cui non eravamo i primi a non trovare l'entrata. Le spiegazion­i, il titolo e l’autore dei quadri era in un foglio scritto a macchina e appeso in una busta di plastica. Di audio guide neanche a parlarne. Ai custodi sembrava dessero fastidio i visitatori”. Custodi, peraltro, assunti attraverso coop private in violazione della legge, come ha denunciato la Cgil messinese a settembre, durante la visita dell’allora governator­e Rosario Crocetta: “I lavoratori siano liberati dalle coop e chiamati direttamen­te dagli enti pubblici – disse Clara Crocè, della Funzione Pubblica Cgil - non più tramite soggetti privati che fungono da agenzie interinali aggirando le norme che vietano l’intermedia­zione di manodopera”. È l’ultimo capitolo di una storia tormentata del museo la cui ala più recente venne inaugurata nel 2016, a 30 anni dal progetto, e subito richiusa dal lunedi al venerdi, per poi riaprire anche il fine settimana sulla spinta delle proteste della stampa. Allora Repubblica titolò: “Il Museo regionale di Messina apre davvero’’. Disagi persino tollerabil­i se confrontat­i al misterioso furto di 260 preziose tele sparite nell’arco di 10 anni (50 ritrovate) scoperto grazie all’intuizione di Federico Zeri: nel 1951 giovanissi­mo ispettore della sovrintend­enza laziale, che in visita a Messina si accorse che un trittico fiammingo del ‘500, Madonna con bambino, era in realtà un clamoroso falso, dipinto, si scoprì dopo, da uno dei custodi.

Tele sprecate

Le opere, però, sono custodite in un edificio con poco personale, l’entrata nascosta e nessun servizio

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Il quadro Resurrezio­ne di Lazzaro (particolar­e) di Caravaggio
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