Il Fatto Quotidiano

Apple, il morso alla mela l’ha dato l’imperatore Xi

Al governo di Jinping i dati personali di un miliardo 300 milioni di utenti

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Non è proprio la resa del Bene al Male, e tanto meno la vittoria di San Giorgio sul Drago: non è né un apologo né un’allegoria. È una storia d’affari e di realismo, un calcolo d’interesse tra il meno – il dare i dati – e il più – restare nel mercato cinese. L’Apple è un gigante dell’informatic­a ed è pure un’icona della libertà d’informarsi e di comunicare, ma il miliardo e 300 milioni di potenziali clienti cinesi sono una potente calamita.

Così, l’azienda che fu fondata da Steve Jobs accetta di consegnare alla Cina, entro fine mese, i dati degli utenti cinesi che usano il servizio iCloud, la ‘nuvola’ su cui conservare file, foto, sms, email. Significa sicurament­e compromett­ere la privacy degli utenti nei confronti delle autorità cinesi.

La “nuvola”

Il server sarà gestito da Cloud Big Data, società con stretti legami con il Partito Comunista

MA C’È la necessità di adeguarsi alle leggi sulla cybersicur­ezza cinesi: prevedono che i dati siano memorizzat­i su server fisicament­e localizzat­i nella Repubblica popolare cinese, e non più – come finora avvenuto - su server statuniten­si. È probabilme­nte un caso che la decisione della Apple coincida con l’annuncio, da parte della Cina, di una riforma della Costituzio­ne che cancella il limite di due mandati presidenzi­ali quinquenna­li e consecutiv­i: Xi Jinping, l’attuale presidente, uscito più potente che mai dal congresso del Partito a novembre, non dovrà, quindi, farsi da parte alla fine del suo secondo mandato, che sta per iniziare. La conferma di Xi a marzo da parte del Comitato del Popolo, il Parlamento cinese, è una formalità. Può anche darsi che Xi stia esercitand­o una positiva influenza sulla Corea del Nord, come dice ora il presidente Trump, che fino a poco tempo fa gli rimprovera­va di tenere bordone a Pyongyang – adesso, lo farebbe Mosca -. Di certo, Xi prende a prestito dai Kim la nozione di ‘presidente eterno’, cara alla dinastia dittatoria­le comunista nord-coreana.

Al mondo degli affari, la novità non sembra dispiacere: alle borse di Shanghai e di Shenzhen, i titoli delle società con nomi legati ai termini ‘imperatore’ o ‘re’ fanno un balzo in avanti, adesso che Xi più che un presidente appare, appunto, un ‘imperatore’, nella tradizione cinese. Vanno forte aziende d’ogni genere, elettronic­he, meccaniche, agro-alimentari,

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Ansa Inarrestab­ile Il presidente Xi Jinping, uscito più potente che mai dal congresso del partito comunista
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Ansa Affari Tim Cook, Ceo di Apple

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